Patrizia Massara Di Nallo
Siamo chiamati ogni giorno di più ad esprimere giudizi di ordine etico su uno dei misteri principi della vita, la nascita, sia perché rigurgiti politici sono sempre pronti a sventolare la bandiera prediletta pro o contro la vita, sia perché l’indice di natalità in Italia si abbassa progressivamente. Innegabili ragioni economiche e motivi utilitaristici di chi discute, da una parte, e naturali esempi di umanità di chi vive, dall’altra.
Sono tanti gli esempi di coraggio di cui siamo venuti a conoscenza e che abbiano riguardato scelte definitive sul dono della vita. Gianna Beretta Molla, medico pediatra di Magenta (Milano),è stata la prima madre dei no¬stri tempi a essere proclamata santa. Alla quarta gravidanza, dopo aver scoperto un fibroma all’utero, nel 1962 preferì morire per non sopprimere la vita della quarta figlia che oggi fa anch’ella il medico, geriatra. Nel 2004 fu canonizzata da Giovanni Paolo II. Dei giorni nostri , e proprio del mese di aprile del 2024, è invece la storia di Azzurra Carnelos, ventottenne di Oderzo, in provincia di Treviso, che, pur di far nascere suo figlio, ha rinunciato alle cure per il cancro con l’intenzione di riprenderle alla nascita del bambino, ma purtroppo è deceduta otto mesi dopo il lieto evento per l’avanzare della malattia.
La vicenda drammatica di Azzurra è balzata agli onori della cronaca e forse è stata subito dimenticata perché sui mass-media non le si è data la meritata rilevanza. Le notizie si accavallano e si fagocitano a vicenda, positive e negative, senza darci il tempo di riflettere su di esse, nemmeno su quegli esempi di altruismo che assurgono ad inni di vita. Rimangono confinati nelle famiglie in cui si sono consumati o vengono liquidati con commenti superficiali tipo: “certo, era sua madre” oppure “cos’altro avrebbe potuto fare? Rinunciare a metterlo al mondo per salvare la propria vita? E con quale sicurezza sull’esito positivo delle cure?” Se ne potrebbe parlare all’infinito perché tutti siamo o siamo stati figli, se non tutti genitori, e ognuno ricorda o vive il legame con la propria madre in modo personale e unico, ma nessuno riesce a descrivere appieno la peculiarità dell’amore materno, la sua totalità affettiva che non ti lascia e ti circonda anche quando fisicamente la mamma non c’è più. Nell’arduo compito di mettere in versi l’amore materno si sono cimentati tanti poeti, fra cui abbiamo scelto Francesco Pastonchi ( 1874 – 1953), poeta e critico letterario italiano. Riportiamo qui di seguito la sua commovente Che cosa è una mamma:
Una mamma è come un albero grande/ che tutti i suoi frutti ti dà: per quanti gliene domandi,/ sempre uno ne troverà./Ti dà il frutto, il fiore, la foglia,/per te di tutto si spoglia;/anche i rami si taglierà. Una mamma è come un albero grande./Una mamma è come il mare./ Non c’è tesoro che non nasconda./Continuamente con l’onda ti culla e ti viene a baciare./Con la ferita più profonda non potrai farla sanguinare:/Subito ritorna ad azzurreggiare./ Una mamma è come il mare./Una mamma è questo mistero./ Tutto comprende, tutto perdona,tutto soffre, tutto dona,/ non coglie fiore per la tua corona./Puoi passare da lei come straniero,/ poi calpestarla in tutta la persona:/ti dirà: “Buon cammin, bel cavaliero!”./ Una mamma è questo mistero.
Buona Festa della Mamma a tutti da parte della Redazione .