di Bruno Grenci*
CAULONIA – Il terremoto giudiziario che ha di fatto annullato la giunta regionale varata solo pochi mesi fa e portato all’attenzione nazionale un’ulteriore vergogna calabrese, non può essere liquidato con l’annuncio trionfale del governatore Oliverio sull’imminente varo di una nuova giunta. Tanto meno le liturgiche e imbarazzate dichiarazioni “abbiamo fiducia nell’operato della magistratura”, laveranno l’onta e la perdita della verginità di una sinistra che rimuove solo freudianamente e nasconde i corrotti al proprio interno.
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I reati commessi da consiglieri regionali vecchi e nuovi, da assessori ed esponenti dei partiti e in buona parte del Partito Democratico, ci sembrano incontestabili nonchè supportati da registrazioni e documentazioni altamente probatori. Il lavoro svolto dai magistrati e da forze dell’ordine seri e competenti non ci sembra possa essere facilmente liquidato con il solito ritornello dell’attacco alla politica da parte della magistratura.
Gli intrecci, l’estensione del fenomeno e le persone coinvolte, fanno venire alla luce un modus operandi sistematico, diffuso e spregiudicato, da nababbi della politica, che arreca sfregio e offesa a un popolo e a una terra già sofferenti cronici. La vergogna non sarà mai abbastanza e sappiamo che nessuno mai presenterà le scuse ai calabresi. Molti, forse tutti, degli indagati e inquisiti provengono da origini umili e povere. Non capisco l’orgia del fare i gradassi coi soldi pubblici e coi beni della collettività da cosa possa derivare. È come uno sputo e un oltraggio alla stesa idea di comunità e senso cristiano della responsabilità. Una pedata alle proprie radici, alla memoria, a se stessi.
Ci aspettiamo una seria autocritica e messa in discussione del Partito Democratico calabrese, dello stesso senso del fare politica, all’operato dei dirigenti e di chi aveva promesso il cambiamento della Calabria facendosi portatore delle idee rottamatrici del renzismo; idea che in sostanza è rimasta minoranza schiacciata dall’oliverismo-adamizzato-con spruzzi di bovismi e porcherie varie. Ma ci attendiamo una profonda riflessione anche dalla maggioranza bersanian-dalemian-speranziana calabrese che ha acclamato, votato e fatto votare i personaggi che ora sono oggetto di reati gravi e infamanti. Per non parlare dei pusillanimi che in perfetto stile italietta-cambiacasacca, ora prendono le distanze dai De Gaetano e dai Sebi Romeo, mentre ieri li adulavano e li chiamavano a tagliare nastri e benedire musei.
L’idea sbagliata e scellerata di grosse fette del Partito Democratico, sia in Calabria che in altre parti d’Italia, consiste nella convinzione che una poltrona di segretario provinciale o regionale, o un posto autorevole nelle istituzioni, investa colui o colei che ricopre la carica, di onnipotenza nel campo delle istituzioni e delle dinamiche politico-partitiche. Una condizione di quasi “legibus solutus politico”, il partito della Nazione che si fa “Status Politico”, in una sorta di ritorno allo status quo ante nello “stato di diritto delle conquiste democratiche” da parte di altri soggetti. Lo si è visto pochi giorni fa a Siderno, lo si vede in Calabria ma anche in Campania, in Emilia, in Liguria…
Maria Carmela Lanzetta ha avuto clamorosamente e fragorosamente ragione. Chapeau alla MariaCarmela Nazionale; tuttavia ripeto quello che ho detto altrove, le sue esili spalle non sopportano la legittimazione che le deriva; e nemmeno lei sembra vocata all’azionismo.
*: attivista dell’osservatorio politico-culturale “Spazio Aperto”