L’obiettivo del nuovo accordo è superare l’approccio nazionale e stabilire regole e procedure uguali in tutti gli Stati membri dell’Ue; il sistema prevede identificazioni e rimpatri più veloci, e una maggiore solidarietà nei confronti degli Stati di primo arrivo: al centro della riforma c’è l’equilibrio tra responsabilità, da parte dei Paesi di primo approdo, e solidarietà da parte di tutti gli altri.
di Antonio Baldari (foto fonte la Repubblica)
Signori, si chiude! Parafrasando con un vecchio ma pur sempre nuovo successo canoro di Claudio Baglioni, la presidente del Parlamento europeo, Ursula von der Leyen, si congeda da Bruxelles strappando il “sì” definitivo dell’assise al nuovo “Patto di migrazione e asilo” dei 27 Stati membri: con 322 voti favorevoli, 266 contrari e 31 astensioni è stato dato, infatti, il via libera al predetto provvedimento portando a termine un lungo lavorio diplomatico, con oltre tre anni di negoziato comunitario che aveva visto la luce nel settembre del 2020: ora la parola passa al Consiglio con il semaforo verde definitivo atteso entro la fine del mese.
Componendosi di nove provvedimenti legislativi, l’obiettivo del nuovo accordo è superare l’approccio nazionale e stabilire regole e procedure uguali in tutti gli Stati membri dell’Ue; il sistema prevede identificazioni e rimpatri più veloci, e una maggiore solidarietà nei confronti degli Stati di primo arrivo: al centro della riforma c’è l’equilibrio tra responsabilità, da parte dei Paesi di primo approdo, e solidarietà da parte di tutti gli altri.
Le soluzioni approvate dall’Eurocamera non modificano nella sostanza il principio alla base del “Regolamento di Dublino” in base al quale la richiesta di asilo va presentata al Paese dell’Unione europea di primo approdo: a questo è ancora richiesto di raccogliere la domanda di asilo, gestire la persona e la pratica in tempi rapidi ma, in buona sostanza, può contare sull’aiuto degli altri o in termini di ricollocamenti o contributi finanziari.
La procedura di screening prevede che i migranti arrivati alle frontiere dell’Ue o salvati in mare – grazie alla altrimenti dette “Operazioni SAR” ossia “Search and rescue” – vengano identificati entro e non oltre sette giorni in appositi centri dove verranno sottoposti anche a controlli di salute e di sicurezza; i dati di identificazione biometrica, quali volto ed impronte digitali, saranno raccolti nella banca dati Ue Eurodac: è previsto un meccanismo di monitoraggio forte e indipendente in ogni Stato membro per proteggere i diritti fondamentali delle persone sottoposte a screening.
Ed ancora, i migranti che provengono dai Paesi che hanno una bassa percentuale di richieste di asilo accolte, pari al 20 per cento, saranno incanalati nella nuova “Procedura Rapida” – in modo che tutti abbiano comunque la possibilità di avere la protezione internazionale – e saranno ospitati in Centri di permanenza speciali senza avere formalmente accesso al territorio comunitario; in questo caso la domanda dovrà essere evasa entro tre mesi, chi, invece, non avrà diritto all’asilo dovrà essere rimpatriato entro altri tre mesi: dalla procedura saranno escluse famiglie con bambini, se non ci sarà capacità adeguati nei centri, e minori non accompagnatia meno che non pongano un rischio per la sicurezza. La capacità viene fissata al momento in 30mila posti l’anno, in grado dunque di trattare fino a 120mila persone.
Va specificato altresì che il “Patto” introduce una quota standard di 30mila ricollocamenti l’anno, ma gli Stati membri potranno contribuire delle misure finanziarie pari a 20mila euro a migrante; l’importo viene determinato sulla base di due variabili: popolazione e prodotto interno lordo o altre misure, come la presa in carico del rimpatrio di un migrante, in caso di crisi si prevede una possibile deroga temporanea alle procedure standard di asilo e la Commissione potrà intervenire per far sì che i Paesi in questione siano ulteriormente sostenuti, mettendo sul piatto 600 milioni di finanziamenti all’anno, di cui possono beneficiare gli stati soggetti a maggiore pressione migratoria.
Fonti del parlamento europeo, infine, spiegano che si tratta di legislazione, quindi non ci sono sanzioni specifiche per un Paese che non la rispetta; per la cronaca, i deputati italiani del parlamento europeo hanno votato in maniera diversa essendo a favore quelli di Fratelli d’Italia mentre hanno votato in modo contrario quelli di Lega e Pd.