Violenza fisica con calci, pugni e schiaffi; macchine incendiate; proiettili indirizzati in busta chiusa ma dal chiaro messaggio intimidatorio, ostie distribuite su un altare come fossero coriandoli e reliquie trafugate come se assomigliasse al furto di un cicciobello in un negozio: mai si era arrivato a tanto, contemporaneamente, nella santa terra di Calabria. È altrettanto vero, però, che vi è uno stato di secolarizzazione in atto senza precedenti, con una Chiesa che camaleonticamente cambia pelle volendo ascoltare la voce della modernità e delle novità da abbracciare, in questo snaturandosi e dando di Sé un’immagine non proprio di Chiesa.
di Antonio Baldari
Oramai non c’è più alcun dubbio: in Calabria la Chiesa è sotto attacco o, quantomeno, nel mirino tale e tanta è la facilità con la quale alcuni suoi, autorevoli, esponenti sono stati raggiunti, arrivando financo a luoghi sacri profanati nella loro intima santità da far accapponare la pelle da invocare l’Onnipotente Dio dicendo: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!”, riprendendo il disperato grido di dolore di Gesù morente in croce sul Golgota. Violenza fisica con calci, pugni e schiaffi; macchine incendiate; proiettili indirizzati in busta chiusa ma dal chiaro messaggio intimidatorio, ostie distribuite su un altare come fossero coriandoli e reliquie trafugate come se assomigliasse al furto di un cicciobello in un negozio: mai si era arrivato a tanto, contemporaneamente, nella santa terra di Calabria, che ha quale fiore all’occhiello santi, beati, venerabili, servi di Dio e soprattutto una Chiesa pellegrina su questa terra che è formata da ferventi laici e religiosi.
Ancorché, e c’è doverosamente da dire anche questo, non facciano difetto i tanti, troppi, “mercanti nel tempio” che fanno della casa di Dio “da casa di preghiera ad una spelonca di ladri”, volendo prendere in prestito proprio la liturgia di domenica scorsa, della Terza Domenica di Quaresima, dal vangelo di Giovanni; è vero, la Società di oggi vive una condizione se non propriamente priva di valori certamente ne è quasi del tutto sprovvista, in special modo nella nuove generazioni, in taluni casi molto impegnate in senso positivo ma in talaltri sono coinvolte in uno stato di degrado e povertà che fa riflettere e pure tanto.
È altrettanto vero, però, che vi è uno stato di secolarizzazione in atto senza precedenti, con una Chiesa che camaleonticamente cambia pelle volendo ascoltare la voce della modernità e delle novità da abbracciare, in questo snaturandosi e dando di Sé un’immagine non proprio di Chiesa: diciamocelo chiaro, anche qui troppi nastri che si vanno a tagliare ad inaugurazioni; troppi libri a cui si presenzia; troppe commemorazioni disseminate qua e là dove lo zucchetto e/o la berretta non mancano, che lasciano, ahinoi, il campo aperto a quelle crepe in cui, al fine, si inseriscono coloro che, in special modo all’interno della Chiesa, vendono…fumo!
Confondendo se stessi e gli stessi fedeli, disorientati, smarriti, senza un punto di riferimento certo, saldo, fermo, come lo si aveva fino a qualche decennio fa: basti pensare al prete che oggi, tanto per dire, è molto spesso coinvolto da tanta di quella burocrazia tra carte, documenti, sussidi, libri, corsi da apparire più un burocrate che non un pastore delle anime; sembra abbastanza lapalissiano che bisogna tornare alle origini di Chiesa…chiesa.
Con il “prete-prete”, tanto per gradire, e via di queste situazioni che potrebbero costituire un’eresia agli occhi ed alle orecchie del mondo contemporaneo ma è la vera ed autentica medicina in grado di curare dal di dentro l’istituzione Chiesa e, di riflesso, ciò che è la Comunità religiosa di oggi; al riguardo irrompono nella nostra mente le parole espressa da Gesù al capitolo 15, vv. 18-20, del vangelo di Matteo, secondo cui: “Ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore, questo rende immondo l’uomo. Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l’uomo ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l’uomo”.