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Non c’è alcun riemergere da riconoscere ai Calabresi nel momento in cui essi fanno qualcosa essendo meritevolmente protagonisti, posto che è la “normalità” che appartiene a tutti, Calabresi compresi, che dev’essere il carattere distintivo e non già la continua emergenza; è vero, è inutile nascondersi dietro al classico dito, sono ancora tante le cose da fare in questa, strabenedetta, regione ma si può fare essendo di vitale importanza l’esserci rivendicando la propria esistenza, sempre, e non quando te lo vengono a ricordare da fuori.
di Antonio Baldari
È in archivio il tanto, pubblicizzato, “Capodanno Rai” a Crotone. È finito all’albeggiare del 2024 quello che, a suo modo, ha costituito la migliore apertura del Nuovo Anno per la Calabria, con tanto di meme per quella lieve fretta nello scandire il countdown finale da piazza Pitagora, tra Amadeus ed Annalisa, che ha suscitato più ilarità e sorrisi che non altro; di certo il concertone calabrese per congedarsi dal 2023 e per salutare l’arrivo della Nuova Creatura sul palcoscenico della Storia, è stata una scommessa vinta. Anzi no, di più, stravinta!
Perché, al netto delle varie esibizioni canore preventivamente scalettate su cui si potrebbe pure disquisire – comunque con uno strepitoso Nino Frassica nelle sue miscellanee canore molto gradevoli – non v’è alcun dubbio che la “promo” allestita nei mesi precedenti, finalizzata proprio negli ultimi giorni dell’Anno Vecchio, è stata di notevole spessore, con le ore di spettacolo che ne sono seguite che hanno rappresentato la classica ciliegina sulla torta, inframmezzate dai brevi excursus informativi della bellissima Roberta Morise, uno “spot nello spot” gradevolissimo agli occhi ed anche al cuore.
Quel cuore di Calabria che ha pulsato oltremodo perché sa battere come pochi quando viene sollecitato con quell’abbondante spruzzo di generosità, misto a calore, che ne fanno un unicum nello Stivale quanto ad accoglienza ed ospitalità; piuttosto, ciò che è da evidenziare, ahinoi ancora una volta!, è quell’assurdo concetto del “riscatto” che, ad ogni stagione proposta, viene puntualmente per non dire ritualmente tirato fuori.
Ed è quanto di peggio ci possa essere, perché non c’è alcun riscatto da riconoscere ai Calabresi nel momento in cui essi fanno qualcosa essendo meritevolmente protagonisti, non ci si deve riscattare di alcunché posto che è la “normalità” che appartiene a tutti, Calabresi compresi, che dev’essere il carattere distintivo e non già la continua emergenza; è vero, è inutile nascondersi dietro al classico dito, sono ancora tante le cose da fare in questa, strabenedetta, regione ma si può fare.
Bisogna crederci sempre, come in questo caso in cui non si deve vivere sugli allori di un prestigioso evento bensì lavorarci ancora e poi ancora, anche perché Crotone, e per esteso la Calabria, c’era molto prima del “Capodanno Rai”, ergo non ci si accorge di essa solo per quella circostanza e poi tutto nel dimenticatoio: no, questo è ciò che vuole chi si spende per il male della Calabria, al contrario è di vitale importanza l’esserci rivendicando la propria esistenza, sempre, e non quando te lo vengono a ricordare da fuori.