di Stefano Muscatello – Un vortice di pensieri ed emozioni contrastanti ci ha colpito nella giornata di ieri, quando con un comunicato la famiglia di Siniša Mihajlović ha comunicato la sua scomparsa dopo una lotta di quasi due anni con la leucemia. Un mostro silenzioso che ha divorato un uomo abituato a lottare in campo e fuori, un uomo leale e sincero che ha scoperto la gavetta e la sofferenza fin dagli inizi nel suo paese d’origine martoriato dalla guerra e nella sua lunga carriera da calciatore in cui il suo sinistro fatato ha disegnato traiettorie capaci di ridisegnare il destino di chi è nato tra le bombe e le ha depositate calcisticamente all’incrocio dei pali dei più grandi portieri europei. Negli ultimi mesi il mostro era tornato più prepotente che mai, questo non gli aveva impedito di essere presente alla presentazione del libro di Zdnek Zeman o di ricevere gli onori del comune di Bologna, città in cui ha lasciato il segno allenando la società felsinea. Se ne va tropo presto, riposa in pace sergente, non ti dimenticheremo mai.
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