di Antonio Baldari
Non è stato altro che il classico “pasticciaccio” brutto all’italiana.
Il riferimento è chiaro ed è indirizzato all’avvicendamento sulla panchina delle panchine di calcio italiane, quella della Nazionale, quella più prestigiosa, quella su cui tutti gli allenatori dello Stivale vorrebbero sedere almeno per un giorno.
E invece no, qui c’è stato un allenatore, poi commissario tecnico o selezionatore che dir si voglia, tale Roberto Mancini, che per “motivi personali”, secondo la dichiarazione ufficiale che lo stesso ha fatto passare alla storia, se l’è bello che svignato adducendo in separata sede dei motivi di forte contrasto con il presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Gabriele Gravina.
Ora che ci siano stati dei dissapori tra il capo della Figc e l’ormai ex commissario tecnico della Nazionale maggiore è lapalissiano, non se le sono mandate a dire, ne hanno dette entrambi di cotte e di crude l’uno verso l’altro che, per certi versi, non è stato affatto decente, peraltro mettendo in piazza i motivi che hanno portato alla rottura che sarebbero da ricondursi in primis ad una certa invadenza da parte di Gravina che avrebbe messo il muso nello staff tecnico del selezionatore azzurro, il quale, com’è noto, si era da tempi biblici avvalso della prestazioni professionali di suoi, fidatissimi collaboratori, ex compagni di squadra ed anche amici nella vita quotidiana.
In secundis ci sarebbe stata anche una certa clausola quale oggetto del contendere e che aveva riguardo ad un eventuale esonero del mister italiano in caso di mancata qualificazione alla prossima edizione dei campionati europei il prossimo anno; ora, che Gravina abbia sbagliato in taluni passaggi e nei cofronti di Mancini è solare quant’è vero che Cicciolina non è vergine!
È chiaro che tu non puoi andare a ficcare il naso nelle cose che sono di competenza del tecnico, andando ad inserire nell’organigramma prima Gianluigi Buffon, che solo pochi giorni prima del “misfatto” aveva dato l’addio al calcio giocato, e poi addirittura Leonardo Bonucci, in uscita dalla Juventus, un azzardo che poi si è rivelato tale posto che l’ex difensore bianconero è andato ad accasarsi in Germania all’Union Berlino.
Ma c’aveva provato, Gravina.
E questo ha del tutto urtato la suscettibilità di Mancini che però, se n’è andato per i “motivi personali” di cui sopra ma poi, solo tre giorni dopo, vai ad accettare la proposta dell’Arabia Saudita di guidare la nazionale di quel Paese: ora delle due l’una, o ti facevano gola i petrodollari arabi ed accettavi come legittimamente potevi, oppure levavi le tende alzando il polverone contro Gravina additato quale causa fondamentale dell’uscita, ma senza poi, in pochissime ore, dare l’ok agli arabi: mister Mancini alla…Lukaku?
Il sospetto è piuttosto concreto.
Di certo proprio Mancini ci è cascato nel momento in cui ha accettato l’offerta araba, proprio lui che aveva dato l’allarme al calcio italiano per i tanti giocatori che stavano abbandonando l’Italia per gli irresistibili contratti milionari del torneo nazionale arabo: verrebbe da pensare a Giulio Cesare accoltellato alle spalle dal figlioccio Bruto, “Tu quoque Brute, fili mi! Anche tu Bruto, figlio mio!”