Ci preme evidenziare come l’edizione di quest’anno abbia rimarcato, se ce ne fosse ancora il bisogno, tutti i chiari limiti di una competizione italiana che si giochi all’estero e particolarmente in Arabia Saudita: sia chiaro, non si ha nulla contro gli arabi che, come ben sanno anche i sassi della via, fanno comodo perché portano nelle casse delle squadre italiane qualche petrodollaro che non guasta, tutt’altro!, ma per quanto si possa comprendere tale esigenza ci sono dei fatti oggettivi, anche e soprattutto di carattere “culturale”, di cui non si può non tenere conto, al contrario si svilisce il tutto particolarmente agli occhi dell’Europa che, come sempre, ci ride dietro.
di Antonio Baldari
Il Football Club Internazionale Milano si è aggiudicato la 36ma edizione della Supercoppa Italia battendo in finale il Napoli con rete decisiva di Lautaro Martinez al 91mo minuto, quando tutto lasciava presagire che si andasse ai calci di rigore per designare la squadra vincitrice; non è nostra intenzione entrare nel merito tecnico-tattico dell’incontro, la direzione arbitrale, i provvedimenti disciplinari che inevitabilmente generano sempre grande discussione che, però, non porta mai a nulla se non al…nulla stesso, posto che è così da sempre e così sempre sarà, con i “pro” da una parte ed i “contro” dall’altra.
Ci preme piuttosto evidenziare come l’edizione di quest’anno abbia rimarcato, se ce ne fosse ancora il bisogno, tutti i chiari limiti di una competizione italiana che si giochi all’estero e particolarmente in Arabia Saudita: sia chiaro, non si ha nulla contro gli arabi che, come ben sanno anche i sassi della via, fanno comodo perché portano nelle casse delle squadre italiane qualche petrodollaro che non guasta, tutt’altro!, fanno comodo anche perché proprio quest’anno si è pensato alla manifestazione stile “Final Four” con la vincitrice del campionato, il Napoli; la detentrice della Coppa Italia e quindi l’Inter; e poi la Lazio e la Fiorentina, rispettivamente vicecampione d’Italia e finalista del trofeo nazionale e quindi con un po’ più di mordente e suspence.
Che poi, alla fine, tenendo conto dei risultati maturati sul campo sono stati proprio i campioni d’Italia in carica e la vincitrice della Coppa nazionale a contendersi la Supercoppa com’era previsto nella più sana delle tradizioni pedatorie. Ma tant’è! Ciò che, lo di ribadisce, va ampiamente evidenziato sono stati i limiti di una competizione che si va a giocare fuori casa, intanto avendo registrato una semifinale, tra Napoli e Lazio, con lo stadio praticamente quasi del tutto vuoto posto che, a quanto è stato detto, “le due squadre non sono tra le più conosciute qui in Arabia”, che è tutto dire rispetto al valore storico-culturale delle due compagini, del tutto svilite rispetto al loro passato ed alla loro tradizione calcistica, importante patrimonio del calcio italiano.
Non osiamo pensare allo stadio Olimpico stipato in ogni ordine di posti nel momento in cui sarebbero scese in campo le due squadre e quanto sostegno avrebbero assicurato i propri tifosi provenienti da ogni parte d’Italia, con coreografie, cori, striscioni e quant’altro attiene al sempre caldo tifo delle due squadre; e poi, come non tornare sul minuto di raccoglimento in memoria del compianto Gigi Riva – del quale oggi saranno celebrate le esequie nella “sua” Cagliari – che è stato sonoramente fischiato e soltanto in parte coperto dagli applausi che si sono levati dal campo per andare poi a coinvolgere una parte dei tifosi presenti sugli spalti che ha cominciato ad applaudire.
Si è poi specificato che erano dei fischi di carattere “culturale” proprio perché, a queste latitudini, non è previsto il minuto di raccoglimento e quindi il ricordo delle persone che sono morte; anche in tal caso ci viene la pelle d’oca soltanto al pensiero di come l’Olimpico di Roma avrebbe potuto commemorare, in quel momento, il nostro “Rombo di Tuono” nel momento in cui si apprendeva della sua, improvvisa, scomparsa, molto meglio, di gran lunga!, di quanto non sia stato fatto a Riyadh senza nulla togliere al rispetto dovuto alla tradizione culturale araba, per carità!
In definitiva, per quanto si comprenda l’esigenza di mettere in saccoccia qualche soldino in più da una siffatta competizione, si prega caldamente di rimettere le cose a posto anche perché, come sempre, facciamo ridere i polli nel resto d’Europa dove la Supercoppa nazionale viene giocata a casa: insomma, aridatece la Supercoppa Italia in Italia, please!