Una vicenda di per sé molto sensazionale, destinata in un certo senso a fare…giurisprudenza con la storica sentenza che vede “il paese dei canguri”condannato a compensare i nativi per i danni subiti, a partire dalla devastazione dei loro cimiteri a causa dell’intensificazione delle tempeste. Governo di Canberra avvertito già negli anni ’90 allorquando vennero chiesti rimedi efficaci, da allora le autorità hanno fatto qualche intervento del tutto insufficiente, però, per tenere il passo della crisi climatica.
di Antonio Baldari
Gli aborigeni portano l’Australia in tribunale e vincono! Se non fosse una notizia di quelle ampiamente confermate sarebbe una bella trovata, una delle cosiddette “fake news” ed invece si apprende come il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha condannato “il paese dei canguri” a compensare 14 cittadini australiani, tutti indigeni delle isole dello stretto di Torres, “per non aver fatto abbastanza per tutelarli dall’impatto del climate change” – si legge nel provvedimento.
Destinato a suo modo a fare giurisprudenza essendo una decisione storica, giacché presa per la prima volta, avendo, di fatto, l’Australia violato i loro diritti fondamentali, venendo il tutto stabilito da un tribunale internazionale, occupatosi per la prima volta di human rights, mettendo nero su bianco per un Paese chiamato a pagare per il danno compiuto al clima: “L’inazione climatica di Canberra – sostiene l’Unhrc – ha violato il loro diritto di godere della propria cultura e di essere liberi da interferenze arbitrarie con la loro vita privata, la famiglia e la casa. Una posizione che rinforza il legame tra clima e diritti umani”.
All’origine della sentenza c’è la denuncia di otto cittadini australiani e di sei dei loro figli, tutti appartenenti ai popoli indigeni che abitano su quattro piccole isole dello stretto, ovvero siano Boigu, Poruma, Warraber e Masig; effettivamente, l’accusa puntava il dito sulla mancanza di “adeguate misure di adattamento alla crisi climatica e, in particolare, al non aver migliorato le barriere protettive contro l’aumento del livello del mare e non aver ridotto a sufficienza le emissioni di gas serra” – è compreso nel “j’accuse” ab origine dei nativi.
Che si sono visti riconoscere tale assunto nella sentenza con cui l’Unhrc ha ordinato all’Australia di compensare i nativi per i danni subiti, a partire dalla devastazione dei loro cimiteri a causa dell’intensificazione delle tempeste, scenario del quale avevano avvertito il governo di Canberra già negli anni ’90, chiedendo rimedi efficaci, ma da allora, nonostante le autorità abbiano fatto qualche intervento, in realtà è risultato quasi del tutto insufficiente per tenere il passo della crisi climatica.