di Redazione
CAMINI – La testimonianza di Douaa Alokla è un messaggio di amore, resilienza e speranza. Una testimonianza di dolore ma pure di gioia, il racconto emblematico della forza e bellezza della solidarietà, dell’integrazione e della multiculturalità. La giovanissima rifugiata siriana, di 20 anni, ha ripercorso la sua storia di emigrazione dalla Siria in guerra fino all’accoglienza di Camini, nel 2015, grazie a Eurocoop Jungi Mundu e all’amministrazione comunale, in un libro dal titolo significativo, “Damasco è dove sono”, a sottolineare come oggi il borgo della Locride sia diventato per lei rifugio, sicurezza, casa, presentato nella sala Polifunzionale di Camini.
Una serata di emozioni, e il sindaco Giuseppe Alfarano ha annunciato per lei e la sua famiglia la cittadinanza onoraria. «La prima fase nel nostro paese non è stata facile per Douaa e per i genitori e i fratelli, non è stato facile lasciarsi tutto alle spalle e ritrovarsi in un luogo straniero, ma grazie a Eurocoop e a tutti noi la strada poi si è fatta più facile e oggi per loro Camini è casa. Per questo, nel prossimo consiglio comunale, delibereremo la cittadinanza onoraria» ha detto Alfarano. Notizia accolta dalla ragazza con lacrime di gioia e il lungo applauso dei presenti.
Il presidente della Eurocoop Jungi Mundu, Rosario Zurzolo, che insieme al sindaco ha aperto Camini ai popoli del mondo, costruendo una società multiculturale, modello e caso di studio a livello internazionale, ha poi ricordato il percorso della famiglia Alokla verso la fiducia e la scelta di progettare il proprio futuro in Calabria. «L’accoglienza è un dovere morale alto e, al tempo stesso, un’opportunità, una condivisione che fa crescere tutti. Vorremmo che questo fosse compreso e tenuto sempre presente, soprattutto a livello istituzionale, soprattutto in territori ai margini come i nostri. Camini era stata svuotata dall’emigrazione ed è ora ripopolata dall’immigrazione, è un fatto importante, fondamentale per la vita dei piccoli paesi. L’accoglienza è anche una missione. Ed è con questo spirito, di attenzione e amore, che ogni giorno, io e tutti gli operatori, affrontiamo le mille problematiche che portano con sé quanti lasciano il proprio paese per una terra straniera. E siamo felici poi di vedere che i nostri sforzi vengono ripagati, con migranti e rifugiati che trovano finalmente la serenità per andare verso il futuro, come è avvenuto con Douaa che ci ha fatto dono della sua storia» ha detto Zurzolo.
Una storia simbolo, appunto, che per l’incontro culturale condotto da Maria Teresa D’agostino, ha portato a Camini rappresentanti istituzionali, del mondo della scuola e dell’impegno sociale che hanno elogiato Douaa per la determinazione e la forza con cui ha affrontato i cambiamenti della sua vita, insieme alla famiglia, con la salda guida di Rosario Zurzolo e di Giusy Carnà, coordinatrice del progetto, e hanno sottolineato il valore dell’accoglienza. La dirigente dell’Istituto Comprensivo Monasterace-Stilo-Riace-Bivongi, Gioconda Saraco, ha spiegato: «Entriamo quotidianamente in contatto con storie di migranti e la scuola diventa la seconda famiglia. La sinergia con Eurocoop e con il comune di Camini è quindi fondamentale per l’inserimento dei ragazzi che arrivano da noi, con tante difficoltà da superare, a partire dalla lingua, ed è poi motivo di grande soddisfazione vedere che il loro percorso trova sbocchi importanti come è avvenuta con Douaa»; la direttrice della Caritas diocesana Locri-Gerace, Carmen Bagalà, in prima linea nelle situazioni più delicate riguardanti l’accoglienza, ha evidenziato il valore umano della multiculturalità: «È importante mettersi sempre al fianco degli altri, al di là di confini e steccati, comprendersi, capirsi. Abbiamo percepito come vicina a noi la guerra in Ucraina ma non le tante guerre del mondo che hanno vissuto molte delle persone che sono qui questa sera. Dobbiamo imparare ad ascoltarci di più. Solo così possiamo davvero dare corpo a una società migliore, a un’idea alta di solidarietà tra i popoli»; il consigliere della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Giuseppe Marino, ha ribadito il sostegno dell’ente per tutto ciò che necessita l’accoglienza: «Camini rappresenta l’eccellenza nel campo dell’integrazione, della creazione di una società in cui persone da luoghi distanti si incontrano per dare vita a un mondo nuovo. Questo è un esempio mirabile di ciò che può e deve essere fatto in Calabria e che per la Città Metropolitana è un impegno prioritario»; infine, il senatore della Repubblica Nicola Irto, dopo aver invitato la giovane autrice a presentare il suo libro in Senato, ha concluso che, per una Calabria “diversa e migliore”, dal titolo di un suo interessante saggio, «la dimensione multiculturale è la strada da seguire, con determinazione, per uscire dall’impoverimento sociale e culturale cui la nostra regione sembra storicamente condannata; Camini è in controtendenza rispetto ai dati catastrofici sullo spopolamento, quindi dobbiamo percorrere questa via e, personalmente, porterò tutto questo all’attenzione del Parlamento». Dall’assessorato regionale alle Politiche per il lavoro e formazione professionale, guidato da Giovanni Calabrese, la cui struttura doveva essere rappresentata da Domenica Bumbaca, assente per motivi di famiglia, un messaggio di saluto e di impegno nella direzione dell’accoglienza, in cui è stato brevemente illustrato il progetto Oikos per il lavoro e l’inclusione, attraverso corsi di formazione finalizzati a creare figure specializzate e, perciò, con maggiori possibilità di inserimento.
«Ho realizzato tanti desideri, qui a Camini, e tanti ancora spero di realizzare. Sono grata per tutto questo alla mia famiglia, che mi sostiene sempre, in ogni cosa, al sindaco, a Rosario, a Giusy e a tutti gli operatori della Eurocoop, che sin dall’inizio ci hanno fatto sentire al sicuro e, oggi, ci fanno sentire a casa. Per questo ho scelto come titolo del mio libro “Damasco è dove sono”, perché Damasco è la mia terra e ora la mia terra è anche qui, è anche Camini, con la Siria sempre nel cuore. E quello che spero con tutto il cuore è che la parola guerra scompaia subito da tutti i vocabolari. Non dobbiamo parlare di pace, pace è una parola vuota perché non c’è pace, dobbiamo farla, dobbiamo costruirla. Questo è il mio desiderio più grande» ha concluso Douaa.