R. & P.
L’accesso alle cure sanitarie come modello di inclusione e del vivere in armonia. Una comunità multietnica porta con sé problematiche la cui risoluzione rappresenta spesso una sfida e, al tempo stesso, un passo in avanti verso una società che abbia nella solidarietà la propria ricchezza. Su questo percorso, una nuova importante tappa per Camini e per la Eurocoop servizi “Jungi Mundu”, che gestisce il progetto di accoglienza SIPROIMI: l’antico borgo calabrese è stato scelto per lo svolgimento di un dottorato di ricerca su Scienze Infermieristiche e Sanità Pubblica dell’Università Tor Vergata di Roma, nell’ambito del progetto “La promozione della salute in un territorio multiculturale”.
Il territorio del Comune di Camini, infatti, risulta inserito nel programma Sviluppo Nazionale delle Aree Interne e, quindi, quale area con basso numero di residenti, caratterizzata dalla presenza di diverse etnie e dalla difficoltà di accesso alla sanità di base a causa della distanza dai centri urbani più grandi, ritenuto idoneo alla realizzazione del progetto stesso.
L’obiettivo è quello di sviluppare un modello di riferimento utilizzabile in tutte le comunità che presentano problematiche multietniche e progettare, quindi, servizi socio-assistenziali integrati, in grado di tener conto dei valori della singola persona e dell’intera comunità, incrementando anche la ricchezza culturale e impattando positivamente sullo sviluppo economico della comunità stessa.
La dottoranda, che nei prossimi mesi sarà a Camini, è Maria Chiara Figura, che sarà affiancata nel percorso dalla dottoressa Paola Arcadi, direttrice di corso di laurea in infermieristica a Milano.
Da uno studio preliminare condotto a Camini dall’Università di Tor Vergata si sono evidenziati dei bisogni sanitari. Come attenzionato anche dalla SNAI, sono necessari dei collegamenti tra la popolazione e i servizi sanitari e degli interventi educativi e preventivi specifici. Il progetto sottolinea come la presenza, a Camini, di un progetto SIPROIMI abbia, infatti, modificato la configurazione socio-demografica del paese, invertendo la tendenza allo spopolamento e trovando una nuova vocazione socio-culturale ed economica attraverso l’accoglienza agli immigrati.
Curarsi della salute dei cittadini presenti sul territorio è, quindi, una sfida, vista la carenza strutturale a livello sanitario. Persone di diverse origini, lingue, religioni, richiedono risposte sanitarie coerenti con i valori etici, religiosi e culturali della persona. I migranti che arrivano a Camini spesso hanno una salute compromessa, necessitano di cure specialistiche, di trattamenti riabilitativi e psicologici. Le patologie più frequenti sono quelle cardiocircolatorie, quelle connesse alla gravidanza, quelle derivati da traumi dovuti a torture, abusi, violenze e malattie genetiche degenerative e psicomotorie. Risulta quindi importante superare la logica emergenziale, cogliendo un’opportunità di crescita e sviluppo dell’offerta sanitaria, predisponendo una modalità strutturata e sistematica di accoglienza, di assistenza sanitaria, di promozione della salute e di integrazione, permettendo così il raggiungimento del più alto standard di salute possibile per tutti gli individui presenti sul territorio.
Il lavoro di ricerca, per i prossimi tre anni, vedrà protagonisti Camini e il centro di accoglienza SIPROIMI: i dottorandi raccoglieranno dati empirici per poi proporre un modello di presa in carico infermieristico in un luogo particolare come Camini. Un progetto realizzato grazie all’Università di Tor Vergata e alla professoressa Rosaria Alvaro, con il coordinamento sul posto di Rosario Zurzolo, presidente Eurocoop “Jungi Mundu” e Giusy Carnà e il tutoraggio a cura dell’etnopsicologa Serena Tallarico.
«Si tratta certamente di un grande passo in avanti in ambito medico e infermieristico, un passo rilevante per l’intera Comunità – dice Rosario Zurzolo –. Ma è anche una risorsa che risponde perfettamente ai bisogni sanitari e sociali di un intero territorio fortemente disagiato a livello sanitario, per il raggiungimento di una migliore qualità di vita, qualunque sia lo stato di salute delle persone. Per questo vogliamo ringraziare la professoressa Alvaro e quanti hanno contribuito alla realizzazione del progetto».