DALL’UFFICIO STAMPA CGIL RC- LOCRI RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Riace – Sentirsi accolti, ascoltati, seguiti ma, soprattutto, compresi. L’instaurarsi di un rapporto di reciproco rispetto, di solidarietà e di condivisione di lavori. È l’atmosfera che i ragazzi e i volontari dello Spi Cgil di Bologna hanno respirato e percepito nel corso dell’incontro avvenuto nella cooperativa “Valle del Marro – Libera Terra” e nella successiva visita al poliambulatorio di Emergency a Polistena.
Una giornata diversa e particolare, perché il gruppo dei partecipanti al Campo della Legalità di Riace 2013 (28 luglio-3 agosto 2013), organizzato da Cgil, Spi Cgil Rc-Locri e Arci Rc, è entrato direttamente in contatto con le problematiche e le bellezze di un territorio che si trasformando “per restare”. Infatti, Sergio Casadonte (socio della cooperativa) ha spiegato com’è nata, il suo iter di sviluppo e i futuri obiettivi da raggiungere.
“Valle Del Marro – Libera Terra” nasce nel 2004 da un progetto promosso da Libera e dal Ministero del Lavoro con lo scopo di creare un’impresa sociale a carattere agricolo che coltivasse i terreni confiscati, nella Piana di Gioia Tauro, alla ‘ndrangheta. Un progetto che, oggi, conta: undici soci che gestiscono la cooperativa; cinque dipendenti che hanno un lavoro pulito e sano. Una struttura che, in determinati periodi, “arruola” dei lavoratori stagionali regolarmente registrati.
La cooperativa crea così lavoro, seguendo il motto dei suoi membri: “cambiare per restare, restare per cambiare”. Un lavoro che si svolge sui terreni confiscati a Gioia Tauro, a Oppido Mamertina, a Rosarno, a Rizziconi e a Varapodio.
“Nonostante le difficoltà iniziali dovute sia al superamento di ostacoli derivanti da un clima culturale ‘ndranghetista esistente nel territorio – ha spiegato Casadonte – (ricordo che inizialmente avevamo una serie di attrezzature donateci dalla rete di Libera e subivamo e subiamo una serie di minacce sottoforma di incendi, furti…), noi abbiamo cercato di esprimere – con il nostro lavoro, con i frutti del nostro lavoro – un concetto: è possibile rimanere nella propria terra ed essere liberi. Inoltre, con i nostri prodotti che vanno dalle melenzane sott’olio al pesto di peroncino, dalle arance all’olio extra vergine di oliva, commercializziamo un messaggio: quello dell’imprenditorialità sana, della coltivazione agro-alimentare nel rispetto dell’ambiente”.
I giovani e i volontari, incusriositi dalla storia della Valle del Marro e di questo piccolo e coraggioso gruppo di imprenditori, hanno posto diversi quesiti, in riferimento alla produzione e alle vendita dei prodotti; al rapporto con il territorio e con la ‘ndrangheta; al futuro del progetto. Ed è così che hanno scoperto quanto “ogni merce venduta rappresenti non solo un fattore economico ma anche un valore”.
Altre domande, i ragazzi e i volontari del Campo le hanno poi rivolte nel corso della visita al Poliambulatorio di Polistena al personale medico e infermieristico che ha spiegato la nascita e il funzionamento della struttura, sorta il 15 luglio scorso, dopo l’assistenza gratuita prestata agli immigrati della Piana attraverso il pullman rosso targato Emergency. Dal 2011, infatti, questo ambulatorio mobile era una forma di aiuto nei confronti, soprattutto, dei braccianti agricoli emigrati in Calabria, di chi non può permettersi cure mediche sia di base sia specialistiche.
Un simbolo di speranza e un modo per apportare soccorso agli ultimi, a chi non ha più nulla da perdere. A chi, dopo i fatti di Rosarno, è diventato “un’emergenza nell’emergeza”. I ragazzi e i volontari del Campo sono riusciti ad incontrarli nella seconda parte della giornata, restando sensibilmente colpiti ed emotivamente coinvolti. I loro gesti, le loro parole e i loro occhi hanno raccontato e descritto una realtà difficile, resa ancor più complessa e difficoltosa ora, dove nelle tendopoli di Rosarno, manca ogni due giorni l’acqua e non c’è elettricità.
Un momento di condivisione, di ascolto. Uno scambio di esperienze, di emozioni e di riflessioni. Tra i giovani, i volontari dello Spi Cgil di Bologna, gli attivisti dell’Arci (che a Rosarno curano lo sportello “diritti di strada” a fianco dei lavoratori migranti), i rappresentanti dello Spi Cgil Rc-Locri e gli immigrati c’è stata, infatti, quasi “una mescolanza” di impressioni e di idee. Una fusione. Un’osmosi. Un incontro portatore di valori e divulgatore di un messaggio diretto a tutta l’Italia sul rapporto tra lavoro, immigrazione e integrazione.
Il rapporto con le diverse forme di immigrazione presenti nella Provincia è stato, quindi, scandagliato con molta attenzione e rispetto nella giornata di ieri proprio perché parte integrante di un percorso che i partecipanti stanno compiendo. Comprendere e riuscire a decifrare il mondo sfaccettato e particolareggiato delle Immigrazioni getta una luce su un mondo parallelo ma, quotidianemente, vissuto. Ed ecco che il video-documentario (di Emiliano Barbucci e Dominella Trunfio dell’Arci RC), un viaggio nella Provincia reggina per raccontare questo mondo, diventa uno strumento di riflessione.
Una riflessione che i partecipanti del Campo hanno fatto, confrontandosi sulla giornata vissuta, mettendosi in discussione e facendosi portavoce di un messaggio forte: la speranza di un cambiamento è possibile. Il seme della legalità è stato piantato.
Spi Cgil Rc-Locri Arci Comitato territoriale