di Maria Grazia Gulluni
CANOLO – La vigilia di Natale nel nostro piccolo paesino di Canolo, si è tenuto il primo presepe vivente della comunità canolese.
{loadposition articolointerno, rounded}
Tale rappresentazione nasce dall’impegno e dalla caparbietà delle nostre suore missionarie del catechismo, la cui presenza ci ha benedetto da circa cinque anni, e non finiremo mai di ringraziare chi ha permesso tale dono, su tutti la madre generale che ci ha mandato queste ostie viventi per guidarci e sostenerci nella fede. Suor Leonida e suor Anna, hanno saputo coinvolgere e organizzare la comunità, affinché, grazie alla partecipazione di tanti, si riuscisse a concretizzare un progetto spiritualmente ed umanamente importante. Infatti per la comunità di Canolo Nuovo il presepe vivente non è stato solo un modo per rivivere e riflettere sul grande dono che Dio ci ha fatto mandandoci il Suo Figlio, ma il collaborare insieme per realizzarlo, ci ha dato la possibilità di uscire fuori dai nostri silenzi, dai nostri egoismi, dai nostri pregiudizi, che ci portavano a custodire gelosamente noi stessi, e a rompere il nostro guscio per darci agli altri, dialogando, confrontandoci, a volte anche scontrandoci, ma alla fine trovando l’accordo e l’armonia necessaria per realizzare un evento di tale importanza. Collaborando insieme abbiamo scoperto qualità che non conoscevamo del nostro vicino, ci siamo trasformati da conoscenti a compaesani che si mostrano gli uni agli altri con pregi e difetti e si accettano come figli di un unico Padre.
Per il 24 dicembre era prevista pioggia, ed ha piovigginato tutta la mattinata, ma il Signore ha voluto donarci una notte stellata per rivivere la nascita del nostro Salvatore. Verso le 21.30 qualche gocciolina timidamente è scesa dal cielo facendoci pensare al peggio, ma subito il cielo si è rasserenato e i preparativi si sono svolti senza intoppi. Arrivando in piazza abbiamo trovato una mucca e un asinello che aspettavano di prendere posto nella scena, assieme a pecore ed agnellini.
Davanti alla nostra canonica adibita a chiesetta, la stalla sovrastata dalla stella cometa, e dall’altro lato un grande fuoco che illuminava il buio della notte, uno spettacolo da togliere il fiato.
Alle 22 la gente è affluita con entusiasmo e curiosità, nonostante il freddo. L’atmosfera era incantevole, le luminarie di natale illuminavano la scena, il fuoco acceso scaldava il corpo e i cuori di chi attendeva, i bimbi vestiti da pastori e da angioletti correvano da una parte all’altra in attesa che le pecore, il bue e l’asinello prendessero posto nella stalla. Ad un certo punto, dopo l’invito ai presenti da parte del sacerdote al raccoglimento e al silenzio, le luci si sono spente, ed è cominciata la narrazione. Scena dopo scena venivano illuminati i vari personaggi che portavano sui loro visi il peso della responsabilità di rendere al meglio il racconto dei fatti soprannaturali accaduti 2013 anni fa: l’annunciazione dell’angelo; il viaggio verso Betlemme; il rifiuto delle locande; la nascita nella stalla; l’adorazione dei pastori e dei magi.
La magia di quella notte rivissuta nei volti e nei gesti di chi impersonava gli artefici della nostra salvezza: l’angelo che legge i timori nei cuori di Maria e Giuseppe e li rassicura, li guida; Maria che sfida le convenzioni, la gente che le avrebbe dimostrato tutto il suo biasimo e il suo disprezzo, ma si fa coraggio perché ama Dio e dona la sua vita affinché avvenga la sua volontà; Giuseppe uomo di Dio, rispettoso delle leggi, ma buono, egli non vuole che accada nulla a Maria anche se dubita delle sue parole, ma udito l’angelo crede e accetta il compito di custode e padre adottivo di Gesù, loro obbediscono, accettano e affrontano le mille difficoltà che tutto ciò avrebbe comportato. Ogni scena ha toccato il nostro cuore costringendoci a riflettere su cosa avremmo fatto noi al loro posto, chi di noi lo avrebbe fatto? Mille volte Dio ci chiama, ma noi siamo troppo deboli o pigri per ascoltare e fingiamo di non sentire la sua voce.
Abbiamo visto come la storia si fa strumento della parola e del progetto di Dio, il censimento infatti porta la sacra famiglia a Betlemme, dove era stato profetizzato che il Salvatore sarebbe nato, quante volte non vediamo che se le cose avvengono è perché Dio ha progetti più grandi che noi al momento non comprendiamo e ci ribelliamo a lui non accettando la sua volontà.
Abbiamo rivissuto Maria e Giuseppe alla ricerca di un posto dove dormire e il rifiuto e l’indifferenza delle persone che fingono di non vedere chi ha bisogno di aiuto, quante volte, anche noi, giriamo il viso di fronte alla sofferenza, al bisogno, pensando che non ci riguardi, non riconoscendo nel volto dell’altro Maria e Giuseppe che chiedono aiuto, Gesù che bussa alle nostre porte.
Poi abbiamo visto un gesto d’amore, la misericordia di una donna che non si mostra indifferente ma offre il poco che ha, una stalla, e gli umili pastori a cui l’angelo annuncia il lieto evento, essi accorrono, credono, lodano Dio, ma questo non significa che solo gli ignoranti possono comprendere il messaggio di Dio, anche i Magi, gli eruditi filosofi si mettono in viaggio dall’oriente vedendo la stella che annunciava loro la nascita del Salvatore, dunque Dio si rivolge a tutti, ma solo chi si dimostra umile nel cuore può accogliere il Suo messaggio, sia che egli sia ricco o povero, ignorante o erudito, l’importante è ciò che ha nel suo cuore, quanto aperto lo lascia per fare entrare Dio.
E ancora la figura di Erode, il potente re che non gioisce per la nascita del Salvatore, ma teme, teme per se stesso, teme di perdere il suo potere, la sua ricchezza, e si sporca le mani col crimine più ignobile, fa strage dei bambini. Erode sceglie di non seguire Dio, sommo bene, ma sceglie di seguire il male; come lui quanti potenti della terra agiscono seguendo il proprio interesse, operando per mantenere la propria ricchezza e il proprio potere, ignorando il messaggio di Gesù che è venuto nel mondo per ricordarci due cose fondamentali: che Dio ci ama e ci vuole con se in paradiso per questo manda Gesù per salvarci dal peccato, e che per arrivare al paradiso dobbiamo amare, Lui che è il nostro creatore, e i nostri fratelli perché egli ci ha creati tutti uguali, tutti figli suoi.
Così arriviamo alla fine del nostro viaggio, commossi e riverenti, grati per il dono ricevuto. La nostra rappresentazione si conclude con l’ingresso in chiesa degli attori con in mano le candele che rappresentano Gesù, luce del mondo che entra nella storia e nelle nostre vite ancora una volta per ricordarci l’immenso amore di Dio per ognuno di noi.
La nostra festa è continuata poi con la santa messa celebrata da Don Cosimo Castanò, che gentilmente collabora col nostro parroco Don Stefano Fernando, con canti di Natale, e dopo in piazza fuochi d’artificio, dolci e spumante per festeggiare insieme la nascita del nostro Salvatore Gesù.
E’ stata una festa magnifica, un momento di unione e di condivisione per tutta la comunità; la gente ha partecipato numerosa, e questa partecipazione ha fatto riemergere una ferita al cuore dell’intera comunità: non per tutti c’è stato posto nella stanzetta che ormai da dieci anni è stata adibita a chiesa, molti sono rimasti in piedi e quel che è peggio qualcuno è rimasto fuori; la nostra gioia è stata intaccata da questa cosa, piangeva il cuore a tutti noi, perché noi abbiamo una magnifica, grande chiesa con un altare in marmo sovrastato da un Cristo in croce, un opera scultorea del celebre scultore sidernese Giuseppe Correale, ma da dieci anni a questa parte ci è impedito di accedervi, di dire messa, perché è stata dichiarata inagibile, la curia o chi di dovere non ha ascoltato le nostre richieste d’aiuto, nessuno ha voluto aiutarci, forse perché siamo una piccola comunità non abbiamo diritto ad avere la nostra chiesa? Non ne vogliamo un’altra costruita ex novo, vogliamo ripristinare la nostra AMATISSIMA chiesa, dove ci aspetta il nostro Gesù crocifisso, che qualcuno aveva tentato di toglierci, ma Gesù rimarrà con noi.
Questa è stata la nostra preghiera a Gesù bambino la notte di Natale, che mandi un buon pastore, disposto ad ascoltare e ad aiutare ciascuna delle sue pecorelle, perché Gesù ci ha insegnato che il buon pastore ha lasciato le 99 pecore per occuparsi dell’unica che si era smarrita, dunque anche se siamo una piccola comunità anche noi abbiamo il diritto a riavere la nostra chiesa e celebrare la santa messa e le festività in un luogo più consono a lodare e ringraziare Dio, così abbiamo fiducia che Gesù bambino accoglierà la nostra supplica, nella speranza che il Natale 2014, ci veda rappresentare nuovamente il presepe vivente e celebrare la santa messa nella nostra amatissima chiesa ai piedi del nostro Gesù che ci attende lì, sopra l’altare, da dieci anni.