R. & P.
L’immaginario popolare ci tramanda un quadro idilliaco dell’ “essere incinta”.
La madre ha accanto a se un marito e il bambino impara ad ascoltare già in grembo la dolce voce del padre.
Queste credenze non ci permettono di accettare la presenza di sentimenti diversi e soprattutto di situazioni diverse. Sembra che non possano esistere ambivalenza, frustrazione, errori, tristezza, rabbia, stanchezza… e questo non fa altro che aumentare il senso di inadeguatezza.
Per partorire serve il sostegno del proprio partner dicono, la nascita di un bambino, infatti, sembra essere obbligatoriamente connessa ad una felicità perfetta condivisa in coppia.
Non è vero.
Da neo mamma posso affermare che per partorire serve tanta fiducia in una brava ostetrica e un buon dottore.
Io non ho avuto una bella gravidanza, o almeno non tutta. Ma la fiducia, quella si, io ho avuto fiducia nel reparto di Ostetricia di Locri capitanato dal primario Dott. Giuseppe Macrì.
La mia testimonianza oggi, vuole essere una sorta di ringraziamento a tutti coloro che mi hanno aiutata, e un applauso a tutte le donne che “sole” ce l’hanno fatta.
Cara “Nancy”,
ho incrociato i tuoi occhi ad una lezione del corso pre-parto, non è stato facile farne parte, tutte parlavano dei mariti, io ero sola. Tutte parlavano di cosa facessero i futuri papà con la futura prole, io non potevo.
Nessuno comprendeva tutte le volte che sorridevo trattenendo le lacrime, o il mio spostare la mano sinistra quando gli occhi altrui cercavano la fede adagiata sul mio dito… la “fede”, beh una fede su un dito non è nulla se non hai fede nel cuore, e io nel cuore la fede l’avevo persa, avevo sola tanta delusione.
Ma quel giorno c’eri tu a dirigere quel gioco, e non permettesti a nessuno di parlare dei propri partner ma ci insegnasti a prenderci cura di noi stesse, sia fisicamente che mentalmente.
Dicesti che dobbiamo idratarci con olio d’oliva ma soprattutto respirare con calma tenendo forte in mente l’idea che quel viaggio di dolori si sarebbe concluso col regalo più bello del mondo.
Raccontasti la storia di una donna, che durante uno dei parti da te seguiti, decise di dar alla luce il suo bambino in piedi e una volta venuto fuori lo volle poggiato sul ventre, per dar lui la possibilità di sentirti ancora a “casa”.
A casa.
Quanto riflettei su questa ultima frase.
La casa è un luogo sicuro, un luogo protetto… per mio figlio io ero la sua casa, non aveva bisogno di altro, io potevo bastargli, fu quel giorno che iniziai a sentirmi meno in colpa nei confronti del mio bambino.
Fu quel giorno che la mia prospettiva di “famiglia” cambiò.
La famiglia è dove c’è casa, e io e il mio piccolino potevamo esserlo da soli.
Non ti nego che ogni tanto ho paura che possa farmi domande su suo padre, quesiti a cui io dovrò rispondere, e non so fino a quando la storia del “sai quando arriva un bambino insieme a lui arriva anche un pacco, all’interno di questo pacco c’è una cosa molto pesante, si chiama responsabilità. Non tutti amore di mamma sono in grado di aprirlo e reggerlo nello stesso tempo, sai è un pacco molto pesante, il tuo papà non appena lo aprì crollò. Non era abbastanza forte, così lasciò il pacco e tornò alla sua vita, ma la mamma lo scartò felice e da quel pacco si rese conto che oltre la responsabolità uscì l’amore vero, la felicità pura e la bellezza solenne, se solo quel “papà” non si fosse arreso e fosse stato più maturo anche lui avrebbe gioito di tutti questi doni”.
Non so quanto questa storia potrà bastargli e soprattutto fino a quando.
Ma quel giorno ho immaginato che se tu Nancy potessi trasmettermi tanto in sole due ore, io avrei trasmesso il mondo a mio figlio in tutta una vita.
Il mondo si, il mondo certo che gli sarebbe bastato.
Il mondo gli basterà.
Il mio parto non è stato molto sereno, è stato come un arcobaleno dopo una tempesta, una gravidanza vissuta non serenamente, finita con dei ricordi splendidi.
Era il 3 febbraio quando, dopo ore di dolori dovuti alle contrazioni, decisi di andare in ospedale.
Il reparto di Ostetricia di Locri non ha belle stanze o grandi lussi e agi, ma nonostante tutto possiede una equipe sanitaria di grande bravura.
Quel giorno il mio strano destino volle che mentre ero “piegata” (nel vero senso della parola) dai dolori e sconfortata dalle troppe ore di sopportazione, rincrociai nel corridoio i tuoi occhi cara Nancy.
Venivi verso di me, quasi come il mio angelo custode, e “finalmente” pensai, “ora si che andrà tutto bene”.
Con una dolcissima infermiera mi saliste in sala parto.
Quanta pazienza hai avuto con me, ma dopo meno di due ore e tanto aiuto da parte tua, sentii la tua voce dirmi ” dai Serena accogli tuo figlio”, con le braccia conserte mi invitasti a prendere il mio bambino dalla sua casa uterina e mi facesti tagliare il cordone ombelicale, sorrisi, dopo tanto finalmente sorridevo davvero.
Quel giorno, cara ostetrica Dott.ssa Annunziata Alati (Nancy ndr), hai fatto nascere mio figlio e hai fatto rinascere anche me.
Vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutata a diventare MAMMA, cambiando il senso del mio essere donna.
I ringraziamenti vanno al Dott. Bruno Salerno, per tutta la sua bravura e dedizione nel suo lavoro e per avermi seguita durante la gravidanza, non solo come medico, ma anche come persona sensibile, sempre pronta a versare una parola di sostegno nei miei momenti più brutti.
Al primario Dott. Macrì, per avermi seguita durante gli ultimi mesi della gravidanza e alla sua grandissima professionalità e caparbia nel dirigere un reparto in maniera esemplare, nonostante i pochi mezzi a disposizione.
Al reparto di Ostetricia di Locri, per avermi accompagnata nei giorni antecedenti alla mia nuova vita.
Essere madre è la cosa più bella del mondo.
Maria Chiara Mangiavillano