di Antonio Baldari
Carolei e Caulonia.
La prima una cittadina di poco più di tremila anime in provincia di Cosenza, la seconda con una popolazione di oltre settemila abitanti situata in provincia di Reggio Calabria; cittadine calabresi evidentemente distanti dal punto di vista geografico ma entrambe, nei giorni scorsi, accomunate da due gravi episodi di cronaca che hanno visto nel primo caso, protagonista in negativo il sindaco, Francesco Iannucci, mentre nel secondo caso, è stata Serena Scuderi, responsabile dell’area di Vigilanza cauloniese, ad essere presa di mira.
Che non fa altro che confermare quanto sia dura, molto dura!, amministrare a queste latitudini, estate o inverno che sia non fa differenza la stagione, anzi, qui è sempre la “stagione delle intimidazioni”, in stato perenne in considerazione del fatto che se non fai le cose come la gente vuole, sei tu lo sbagliato e chi è stato eletto deve soccombere, punto e fine delle trasmissioni.
Senza “se” e senza “ma”, non c’è santo che tenga o a cui votarsi, le Istituzioni sono chiamate comunque a rispondere.
Come nel predetto caso del primo cittadino del Cosentino, Iannucci, aggredito da un cittadino di Carolei giacché considerato “reo” della revoca del cosiddetto “Reddito di Cittadinanza” allo stesso cittadino; com’è noto in lungo ed in largo tale sussidio è stato prima messo in discussione e successivamente rivisto e riformulato dal Governo centrale di Roma che lo ha diversamente appellato “Assegno di Inclusione”, ragion per cui il sindaco di Carolei e, per esso, tutti i sindaci degli ottomila Comuni italiani, non c’entrano per nulla in questa faccenda.
Altro discorso è per la responsabile dell’area di Vigilanza di Caulonia, vistasi tagliati gli pneumatici della propria autovettura chissà per quale motivo, che potrebbe avere inerenza alla propria attività di lavoro altrimenti non si spiegherebbe come, in ogni caso, non si spiega e non si giustifica affatto un gesto del genere, a prescindere dalla motivazione posta in essere, perché, vivaddio!, nel Ventunesimo secolo in cui viviamo, si sono moltiplicate le forme di comunicazione, talune anche molto vantaggiose perché ti fanno risparmiare del tempo prezioso, quindi che senso ha andare a commettere un’azione di tale vergogna?
A cui è corrisposta un’altrettanto forte azione di solidarietà alla signora, per come del resto questa Testata giornalistica ha documentato.
Insomma, nulla di nuovo sotto il sole di Calabria più o meno cocente, quella che di certo cuoce oltremodo è la delusione di tutti gli amministratori calabresi, con dirigenti, funzionari ed impiegati al seguito, a cui andrebbe dedicato un monumento ciascuno per il proprio, quotidiano, impegno, cosa che, ahinoi, i cittadini calabresi ancor’oggi non comprendono.