di Franco Crinò*
Splendori punto 2 : il Borgo Antico di Casignana ( fin’ora abbiamo parlato di più della Villa Romana di c.da Palazzi). Se ne sta completando il collaudo del Centro servizi ( e arriveremo a 36 posti letto) , nell’anfiteatro c’è stata domenica scorsa anche una visita dell’Epli, delle Pro loco di novanta comuni della provincia, totalmente “conquistate” dagli scorci, dalle ristrutturazioni, dal panorama.
“Leggiamolo” anche noi, il borgo: abitato di media grandezza, periferico, sostenuto da un’economia prevalentemente agricola. Era la porzione più povera del territorio.
Il borgo non è il centro storico che comunque rimane centrale rispetto alle nuove costruzioni che lo accerchiano, ma, appunto, una parte periferica spesso abbandonata dagli anni e dall’attenzione dei suoi abitanti che hanno cercato comfort negli appartamenti più nuovi e “cittadini”.
Le famiglie, ricche di figli, si accontentavano di poco per vivere. Le donne lavoravano poco a casa, senza vetri da lavare e lavatrici da stendere, molto fuori, assecondando le stagioni e il loro scorrere. Gli uomini lavoravano le terre, spesso dei padroni, per procurare il “poco per vivere”.
Il Borgo povero, spesso sporco, di giorno era popolato da anziani più vecchi del dovuto e bambini affamati che giocavano per non pensare, crescevano nella “ruga” dove si conoscevano tutti, litigavano, e in quello stare insieme ognuno cercava una sua di vita.
Le serate estive si popolavano di famiglie che uscivano fuori, davanti alla porta di casa, per chiacchierare e non evitando, di frequente, diverbi. “Iniziavano” amori vissuti nello stesso vicinato.
La vita del borgo era a conduzione familiare, una grande famiglia solidale che ti sosteneva nel bisogno, ma pronta anche a girarti le spalle se saltava il rispetto di una regola.
Oggi nel borgo cerchiamo le tracce di quel tempo, l’ordine di quelle costruzioni secondo bisogni più essenziali, i prodotti, i racconti. Cerchiamo le nostre radici non per tornare indietro, ma per capirci meglio. Perché ci sono state appannate da cambiamenti troppo repentini.
Riprendere il Borgo è un’opportunità da offrire all’ospite, ai giovani, a noi stessi che in qualche modo lo abbiamo vissuto.
Un metodo lo segnala la controcopertina di un libro di Celestina Siciliano “la narrazione di Ferruzzano, un Borgo… raccontando il privato che si immerge nel pubblico… per mescolare su più piani vicende, personali e collettive, per avere un quadro ampio di costume, sociale, di cultura, soprattutto di lavoro, del passato anche recente”. Che ci fa afferrare meglio il presente.
Scegliamo la stessa chiave di lettura, per i centri urbani e i borghi, suggerita per la discussione sui centri urbani e le periferie. “Le periferie sono fabbriche di desideri, di aspirazioni… Ci abita tanta gente… Sono definite lontane, tristi, abbandonate. Ma quando le scopri, ci lavori, le trovi piene di energia. E di bellezza”. Il Borgo deve riempirsi di vita. Dimostrare energia.
Possiamo così citare Battiato ” E ti vengo a cercare per capire la mia essenza”. I concetti di unione, di comunità, di intimità si prendono e si tengono forti – ci ricorda la canzone – solo se si fa una ricerca profonda. Se si parla dei borghi in maniera “scolastica” non si approda a nulla, non si fa il cammino partito da lontano, intenso, destinato a darci la civiltà che ci necessita.
*: Senatore della XIV Legislatura e vice sindaco di Casignana