di Gianluca Albanese
La vicenda giudiziaria del collega Agostino Pantano non riguarda “solo” lui, ma richiede un sussulto di dignità da parte di chi crede e ama la libertà di stampa, una mobilitazione di chi fa questo mestiere con passione civile ed onestà e una strenua difesa dell’articolo 21 della Costituzione Italiana, da Aosta a Trapani. Ecco perché la sua non è una vicenda ristretta in angusti confini territoriali e merita l’attenzione di tutta la stampa, di quella nazionale e di quella locale, che dopodomani sarà idealmente al suo fianco in questa che non è solo una battaglia giudiziaria, ma è soprattutto una difesa della dignità di questo mestiere.
Abbiamo lavorato con Agostino (al centro nella foto insieme ai suoi avvocati) e ne conosciamo le qualità. Lui, come noi, non ama nascondere la testa sotto la sabbia, non gira la testa dall’altra parte, non omette i fatti, non cerca “protezioni”, men che meno in certi ambienti politici.
Lui, come noi, vuole fare solo questo mestiere, con passione, rigore e onestà. Ecco perché siamo al suo fianco, e ci auguriamo che presto esca da questa assurda vicenda che oggi tocca lui, ma domani potrebbe riguardare ognuno di noi.
Pubblichiamo integralmente il comunicato stampa inviatoci da Agostino, che riassume la sua vicenda in vista dell’udienza fissata per dopodomani, giovedì 14 luglio.
“Giovedì 14 luglio si torna in aula nel processo al giornalista Agostino Pantano, imputato di “ricettazione di notizie” per la sua inchiesta sullo scioglimento per mafia del consiglio comunale di Taurianova, in Calabria.
Nell’udienza in programma al Tribunale di Palmi per la mattinata, si attendono le conclusioni del dibattimento iniziato il 16 aprile 2015, e, così come disposto dal Giudice Onorario Silvana Labate, si assisterà alla requisitoria del pubblico ministero e alle arringhe del collegio difensivo composto dagli avvocati Salvatore Costantino e Claudio Novella.
Non è escluso che già nel pomeriggio possa arrivare la sentenza di un procedimento che, come si ricorderà, ruota intorno alla presunta segretezza della Relazione della Commissione Prefettizia di Accesso, il documento richiamato dal giornalista nei suoi articoli sul quotidiano Calabria Ora.
La condotta di Pantano, la cui inchiesta lunga 28 articoli era stata pubblicata tra l’aprile e il maggio 2010 – ad 1 anno e 1 mese di distanza dallo scioglimento del civico consesso decretato dal Governo Berlusconi – viene valutata per la seconda volta in sede giudiziaria, dopo che un primo giudice, chiamato a esprimersi sulla presunta diffamazione denunciata dall’ex sindaco di Taurianova Rocco Biasi, aveva archiviato la posizione del cronista, dichiarando come egli abbia agito «nell’esercizio del diritto di cronaca» e riconoscendo nei suoi articoli l’esistenza di «presupposti di interesse pubblico, verità della notizia e continenza».
Ma il caso del giornalista Pantano è reso straordinario anche dal particolare capo di imputazione scelto dalla Procura di Palmi che considera oggetto ricettato le notizie scritte da Pantano e non la Relazione della Commissione Prefettizia d’Accesso che conterrebbe, secondo l’ipotesi accusatoria, informazioni coperte dal segreto d’ufficio dalla cui pubblicazione il giornalista avrebbe «tratto un profitto» avvantaggiandosi da un reato presupposto commesso da altri.
Viste le gravi caratteristiche del doppio processo per la stessa inchiesta giornalistica, e tenuto conto di una imputazione sui generis che fa rischiare a Pantano fino a 8 anni di carcere, questo caso limite è stato a più riprese denunciato dai vertici della Federazione Nazionale della Stampa, attraverso il presidente Beppe Giulietti e il segretario nazionale aggiunto Carlo Parisi, e due interrogazioni parlamentari sono state presentate dai senatori Francesco Molinari e Lucrezia Ricchiuti.
In entrambe le iniziative sindacali e politiche, è stata messa in evidenza la straordinaria gravità di un bavaglio alla stampa tentato nuovamente per via giudiziaria e la penalizzazione che il diritto di cronaca subisce nel doveroso racconto del connubio perverso in certi enti locali tra la mafia e la malapolitica.
Sostegno al giornalista è stato inoltre espresso attraverso una petizione on line in cui è stato chiesto alla Procura di rivedere la grave accusa formulata, tenuto conto che Pantano ha scritto in un tempo parecchio successivo alla stesura della Relazione, quando eventuali contenuti segreti del testo sarebbero apparsi considerevolmente sfumati.
Una mobilitazione che ha visto al fianco del giornalista anche gli attivisti dei presidi di Reggio Calabria e Foligno dell’associazione antimafia Libera, nonché i rappresentanti della start up sociale “Cosa Vostra””.
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