di Redazione
Si torna a casa con l’amaro in bocca, con la sensazione di essere stati beffati. Stupore e incredulità che il presidente di articolo 32 Africo non vuole tacere, così dopo la chiusura della trasmissione “La vita in diretta” su Rai Uno, che ieri è andata in onda da Gioia Tauro, affida all’inchiostro la sua rabbia e la sua delusione.
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“Ci hanno contattato – si riferisce anche all’associazione fiume di Gioia Tauro – per intervistarci, facendoci credere di voler dare voce alla nostra battaglia, ma alla fine dei conti non è stato così. A loro non interessa nulla della nostra lotta, volevano solo parlare di ‘ndrangheta. Hanno posticipato il nostro servizio per più di due ore, ogni altro argomento sembrava essere più importante del nostro, dedicandogli alla fine solo una manciata di minuti. Nessuna spazio è stato lasciato per le testimonianze, volevano parlare dei fusti, loro, di ‘ndrangheta e di intercettazione, ma noi vogliamo parlare di tumori, vogliamo che chi di dovere indaghi, che si arrivi a capire il perché di tutte queste morti, ma probabilmente la nostra battaglia non coincide con i loro interessi. Noi speravamo che la Rai Uno, “La vita in diretta”, potesse aiutarci in questo, invece, probabilmente cercava lo scoop. Ma così facendo hanno calpestato la dignità dei malati, dei defunti e delle loro famiglie, oltre ad aver offeso la nostra intelligenza. Ma la delusione ancora più grande è arrivata da chi senza dimostrare alcun interesse ha deciso di seguire la stessa strada della Rai, e venendo meno alle richieste d’intervista fatte poco prima l’inizio della trasmissione, credendo di lasciare nel silenzio la nostra protesta è andato via senza neppure salutare. Nonostante l’indifferenza che abbiamo dovuto sopportare la nostra lotta non si arresta qui, anzi parleremo ancora più forte per farci ascoltare anche da chi non vuole”.