RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Il buon Luca Riccio, confidando sulla mia “onestà intellettuale”, mi sollecita a prendere posizione sulla vicenda dei minori immigrati-rifugiati ospitati nelle scuole di Ursini e a San Nicola. Pure altri amici mi hanno chiamato e sollecitato. Confesso che avrei preferito starmene zitto perchè mi sarei auspicato, e mi auspico, una soluzione pacifica e di compromesso. Tuttavia l’attacco all’amministrazione che sostengo e ho votato, e gli atteggiamenti vagamente arroganti, speculativi e di mala fede, mi suggeriscono di dire la mia.
Luca mi da la possibilità di ricordare bene la telefonata tempestosa e drammatica che mi fece una sera del lontano autunno caldo del 2008, quando mi avvertiva, allarmato e preoccupato, che il progetto dell’accoglienza ai rifugiati africani di Caulonia stava prendendo la piega della gestione familista e di regime monopolista. Io non ci credevo ma lui insistette e mi trasmise tutta la sua angoscia e disapprovazione. Così come appresi subito dopo a casa del fratello, futuro sindaco, anche lui contrario all’andazzo che si andava delineando.
Angoscia e disapprovazione che il giorno dopo di quella telefonata con Luca, mi trasmisero Mimmo Lucano, Giovanni Maiolo, Valentina Lo Iero figlia dell’allora presidente della Regione; in alcune riunioni segrete e preoccupate, da loro promosse, anch’essi mi esprimevano i pericoli che si delineavano. La venuta di un consorzio esterno, molto chiacchierato, holding dell’accoglienza-business, che con lo spirito umanitario e di fratellanza non aveva nulla a che fare. (per la cronaca: dopo alcuni anni quel consorzio fu sottoposto a processo per truffa e altri reati contro i rifugiati. Reati non perpetrati a Caulonia).
Mi preme precisare che nel 2008 sono stato chiamato e supplicato affinchè andassi a coordinare il progetto accoglienza di Caulonia. Non ci tenevo più di tanto. Avevo, e ho, abbastanza da fare, e avevo accettato per l’insistenza ricevuta, per spirito di servizio e per convinzione politica. Tutti sanno che quel mio incarico cessò dopo soli due mesi con una catena attorno al mio cinto nel salone del consiglio comunale; proprio per esprimere il mio dissenso “dall’andazzo”. Può anche darsi, per onore di verità, che il sottoscritto non fosse all’altezza del compito, come mi è stato rinfacciato da specialisti “cultori dell’amore africano”, ma la cura escogitata a sanare i miei difetti non fu migliore della malattia.
Torniamo ad Ursini-San Nicola. Io non sono un giurista, mezza laurea in giurisprudenza me la sono sudata. MA BASTA LA LICENZA MEDIA PER GUARDARE LE CARTE DIECI MINUTI E CAPIRE CHE HANNO COMBINATO UN PASTICCIO. Ma voglio soprattutto fidarmi di quello che hanno detto gli incaricati di studiare il caso. E quindi mi sento di dire che dal punto di vista giuridico-formale è acclarato che il “pasticciaccio” messo su da Riccio non stia in piedi. Per quanto lui dice che non è un imbroglio. Probabilmente ha pure ragione a dire questo, dato che l’imbroglio glie lo hanno messo in piedi “a sua insaputa”, non se ne è accorto; ormai, da Scaiola a Raggi, questo metodo è abbastanza diffuso. Il sindaco Riccio “ha dovuto” compiere più di uno strappo alle regole. Questo già il buon Luca Riccio me lo anticipava a denti stretti alcuni mesi fa, quando le sue distanze con Cagliuso erano più marcate di oggi e c’era più vicinanza verso Belcastro e Campisi. Possiamo pure dire senza ombra di smentita che Ursini-San Nicola non sono altro che la continuazione, nei metodi e nelle persone, del business iniziato nell’autunno del 2008. Business rispettabile e rispettabilissimo? Non sta a me dirlo. Lo sarà pure. Ma di stampo monopolista, familista e capitalista rimane. Gente per bene? Sicuramente! Per benissimo? Non abbiamo dubbi. Ma pur sempre di fede e pratica familista, capitalista e monopolista.
È pure vero quello che dice il buon Mimmo Lucano, che hanno fatto bene ad invitare alla riunione del lungomare di qualche sera fa. Il sindaco di Riace che è un vero socialista, credente e praticante, spesso ingenuo e credulone, qualche volta anche troppo, afferma che ci sono casi in cui la Prefettura mette fretta, ci sono emergenze, e qualche irregolarità la si può e si deve fare. A mio avviso pure qualche illegalità può essere giustificata. Ma ad Ursini l’emergenza non si configurava; e Caulonia comunque non è Riace. Per una cooperativa di giovani disoccupati e per una realtà “bisognosa” si possono giustificare tutte le illegalità. Una volta Bregantini fece venire il ministro dell’interno Del Turco apposta a Reggio Calabria per “commettere” un’illegalità. Quindi se al buon Lucano, missionario-visionario, rimasto povero e con tanta gloria, qualche strappo alle regole lo si può far passare, vista la sua abnegazione e sacrificio, la stessa cosa non la si può dire o fare a Caulonia, che, come abbiamo detto è una concentrazione di potere finanziario e monopolista da ormai dieci anni. Non per niente Lucano ha ricevuto tutti gli onori che conosciamo mentre gli altri sono rimasti a bocca asciutta, per prima Caulonia. A BOCCA ASCIUTTA!
Voglio quindi al di là dell’aspetto strettamente giuridico-legale, esprimere un parere politico e di sostanza.
Si sta facendo, non da parte dei diretti interessati ma da parte di demagoghi e speculatori, una strumentalizzazione moralista e pietista sui 40 posti di lavoro, che ogni tanto diventano 30, non è chiaro. Con tutto il rispetto per i ragazzi che erano stati assunti, a loro va tutta la Solidarietà e vicinanza. Ma per primi vorrei rivolgermi a loro: è molto evidente che su questa vicenda si stia facendo strumentalmente ammuina e proseguimento della campagna elettorale. In modo esagerato e disdicevole. E invito alla riflessione proprio quei lavoratori e persone in buona fede. I PRIMI CON CUI DOVETE PRENDERVELA SONO I DIRIGENTI DELL’ASSOCIAZIONE, COL TIM (!!!???) E CON LA GESTIONE AMMINISTRATIVA DEL CASO: RICCIO-CAGLIUSO.
Inoltre bisogna pure dire che ci sono due consiglieri comunali coinvolti direttamente. Cosa sarebbe accaduto se avessero vinto le elezioni e fossero andati all’amministrazione? C’erano o no evidenti conflitti di interessi? Ancora: è altrettanto evidente che un’unica “regìa” e di pochissimi gestisce dal 2008 tutta l’accoglienza compreso il progetto Ursini-San Nicola. Allora perché nessuno dice che a Riace ci sono almeno SETTE o OTTO associazioni ed enti che gestiscono i progetti dei rifugiati? Lucano lo ha marcato, e non a caso, nel suo intervento al lungomare. E perché non si poteva fare lo stesso a Caulonia? Quei 40 o 30 dipendenti di un solo unico ente gestore non potevano essere gruppi di 6 – 8 dipendenti e magari soci diretti, di 4 – 5 enti gestori differenti e distribuiti sul territorio e nelle fasce sociali?
La sinistra è socialismo; il socialismo, lo dice la parola stessa, è socializzazione, condivisione e democrazia, anche e prima di tutto economica. Ma con quale faccia si vorrebbe coinvolgere il popolo, la cittadinanza, i dipendenti, il Vescovo, a difendere un regime di stampo familista, capitalista e di monopolio per la gestione di milioni di euro, quando si poteva benissimo negli anni fagocitare e incentivare la creazione di tanti altri enti, cooperative, associazioni? Ma chi ci crede che la presidente dell’associazione che gestisce Ursini e San Nicola, DONNA DI INDUBBIA MORALITA’ E ABNEGAZIONE, abbia le spalle solide per gestire quel progetto da 2,5 milioni di euro? Altra cosa è se a gestire fossero state tante piccole realtà, responsabilizzando e distribuendo onori, oneri e guadagni tra i giovani e la popolazione. E apportando benefici reali e fama al paese, come avviene a Riace.
Colgo l’occasione della presente per chiedere alla neo amministrazione comunale affinchè renda disponibili e trasparenti, a chiunque ne facesse richiesta, tutti (TUTTI!) i documenti inerenti i progetti dell’accoglienza a partire dal 2008 in poi. Dato che in un recente passato tali richieste erano state avanzate e da parte dell’amministrazione Riccio vi fu chiusura totale.
Eccola servita, caro amico dottor Luca Riccio. Questo è come antipasto. Mi dia un cenno e potremo servire i primi, i secondi e via dicendo. Possediamo ottime cucine e abbiamo buone scuole. Un caro saluto.
24 luglio 2017 Bruno Grenci