di Gianluca Albanese (foto e video di Enzo Lacopo)
CAULONIA – Il messaggio giunto dal convegno organizzato dall’associazione “Caulonia Civica” e che ha avuto luogo ieri sera sul lungomare è forte e chiaro: «E’ la ‘ndrangheta che uccide la democrazia insinuandosi nelle istituzioni, non lo scioglimento dei consigli comunali».
Giusto per chiarire bene – ove ce ne fosse bisogno – il pensiero delle personalità intervenute, diametralmente opposto a quello di chi ritiene che il ricorso alla legge sullo scioglimento dei civici consessi sia un vero e proprio esproprio di democrazia e, da molti sindaci della Locride, fino al movimento “lista Scopelliti Presidente” sta tenendo una serie di incontri nella provincia per esporre le proprie tesi. Davanti a una platea bipartisan in cui gli avversari interni al Pd e in seno al consiglio comunale hanno condiviso le stesse file, ha fatto gli onori di casa Bruno Grenci, leader dei dissidenti democrat e legato al movimento pro Renzi. Lui, che ha organizzato l’incontro, ha ricordato, tra l’altro, i molti casi di donne vittime di violenza da parte della ‘ndrangheta, solo per il fatto di essere mogli, compagne o familiari dei boss. Quindi, è stata la volta del consigliere comunale Attilio Tucci; lui, che qualche lustro fa, da sindaco di Caulonia ricevette la visita della commissione d’accesso agli atti «E ora – ha riferito al cronista – sono orgoglioso del fatto che nonostante il clamore mediatico iniziale, non trovarono nulla che fosse fuori dalla legalità e dalla buona amministrazione» ha concluso il suo intervento dicendo che «Va combattuto il sistema clientelare con la ‘ndrangheta, non solo nella vita delle istituzioni, ma anche e soprattutto nel quotidiano». Quindi, sullo scioglimento dei Consigli Tucci ha detto che «Gli elementi probatori non devono essere granitici e non sono paragonabili al processo penale a carico delle singole responsabilità, le quali devono essere contestate al di là di ogni ragionevole dubbio. La norma sullo scioglimento dei civici consessi – ha detto Tucci – vale come prevenzione sociale».
ANGELA NAPOLI
La parlamentare di Taurianova ha fatto della lotta alla ‘ndrangheta una ragione di vita, e sono solo dal punto di vista politico. Ieri sera ha esordito dicendo che «L’argomento viene usato da chi fa antimafia di facciata. Occorre invece colpire non solo la parte nera “criminale” della ‘ndrangheta ma sradicare quella subcultura che pervade molti amministratori. Poi quelli che vengono colpiti fanno incontri con proposte che li pongono non dalla parte dello Stato, ma dell’antistato perché vanno contro le norme che disciplinano la materia. Io – ha proseguito – sono di Taurianova, primo Comune d’Italia ad essere sciolto per mafia. Se si confrontano le tre relazioni e i tre decreti di scioglimento si nota la responsabilità della classe politica che mantiene le collusioni con la ‘ndrangheta. Sono accordi che nascono durante la campagna elettorale con la sottoscrizione delle liste di candidatura. È chiaro poi che i candidati devono sottostare agli impegni presi in campagna elettorale». Non manca qualche valutazione tecnica sulla normativa oggetto della discussione. «Sulla legge dello scioglimento dei Consigli – ha osservato Angela Napoli – va detto che è già stata modificata perché ora incide sulla parte amministrativa oltre che quella politica ed è un intervento di natura amministrativa e preventiva e non giudiziaria. Anche se per quello che è stato fatto in Calabria ha poco di preventivo. Bisogna fare prevenzione prima guardando alla propria coalizione politica e poi gli avversari mentre non ho mai visto un’amministrazione assumersi la responsabilità di quello che viene contestato». Quindi, la Napoli fa un esempio concreto, quello più eclatante. «Poi – ha dichiarato – la parte vicina a Scopelliti contesta lo scioglimento di palazzo San Giorgio dimenticando che la gente non è così stupida da non aver letto le carte delle inchieste sul Comune di Reggio. E’ priva di significato la caccia ai cavilli sulle leggi di scioglimento dei consigli. Al limite si può chiedere di avere commissari straordinari effettivamente efficienti sul campo con capacità di fare interventi straordinari che lascino il segno in modo che i cittadini capiscano che le svolte sono possibili. Gli scioglimenti non ledono la democrazia: è la ndrangheta che la nega. Così come i politici coinvolti nello scioglimento per alcuni anni dovrebbero allontanarsi dalla politica, senza ricandidarsi e una volta rieletto andare ad annullare gli atti di lotta alla ndrangheta fatti ai commissari straordinari. In ogni caso è assurdo chiedere l’annullamento della legge sui consigli comunali per mafia, così come è assurdo mettere fuori dai palazzi delle istituzioni le tabelle con su scritto “qui dentro la ndrangheta non entra”, al limite la ‘ndrangheta deve uscire dalle istituzioni: non diventiamo ridicoli. Prima di tutto – ha concluso – il rispetto delle leggi dello stato e di chi è chiamato ad applicarle».
DORIS LO MORO
Da una parlamentare con una storia politica nella destra a una senatrice del Pd. Doris Lo Moro, ex magistrato ed ex sindaco di Lamezia Terme ha premesso che «La discussione contro lo scioglimento dei Consigli un po’ mi preoccupa così come mi preoccupa il fatto che i veri artefici delle infiltrazioni spesso fanno carriera in parlamento. Qua si discute perfino l’applicazione di una sentenza della Cassazione che condanna Berlusconi e lo stesso Bondi minaccia la guerra civile. Bisogna capire – ha proseguito – se c’è un’etica pubblica che vada oltre la vita dei singoli comuni ma investa l’Intero Paese. Maroni si vantava dei tanti scioglimenti e poi non riuscì a sciogliere Fondi perché la politica non glielo permetteva». Anche lei non risparmia un riferimento alle vicende di palazzo San Giorgio: «Sia io che la Napoli firmammo due interrogazioni per chiedere lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria laddove la ndrangheta gestiva società pubbliche che curavano servizi pubblici. Lo stato deve essere presente anche dopo lo scioglimento e non solo durante. La mia idea di normalità va al di là delle denunce che sono imprescindibili ma ha bisogno di gente normale, persone che si assumono le loro responsabilità senza bandierine e simboli. Se chi prende i voti della ndrangheta viene sempre eletto c’è qualcosa che non va, anche gli amministratori che seguono le regole spesso non vengono ben visti e questo è preoccupante». L’appello che chiude il suo intervento è forte e chiaro: «Le leggi sullo scioglimento valgono ancora ma è la società civile che deve cambiare altrimenti la repressione non basta. Devono essere i cittadini a capire che la società si riflette nelle persone che elegge».
IL DIBATTITO
Definirlo “lungo e partecipato” non è un esercizio di retorica. Non per nulla l’incontro si è concluso intorno alla mezzanotte. Il primo intervento è stato quello dell’ex sindaco di Monasterace Maria Carmela Lanzetta. «I piccoli comuni – ha esordito la Lanzetta – sono due terzi dell’Italia e in questi anni i loro problemi si sono moltiplicati. Ciononostante sono orgogliosa di quello che ho fatto da sindaco. Il mio mandato è finito ma io conto di impegnarmi ancora per questo territorio insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà dai quali dovranno arrivare tante proposte buone per questo territorio. La mia scelta – ha concluso – è sempre stata quella di non chinare la testa».
Nicola Frammartino, in passato sindaco di Caulonia, ha compiuto la sua analisi storica dicendo che «dicono che a Caulonia la ‘ndrangheta non ci sia. In realtà le carte di Gratteri dicono altro. La mafia va combattuta soprattutto con una battaglia culturale». Quindi, l’attacco durissimo, il più duro della serata: «L’economia mafiosa – ha tuonato Frammartino – produce gli intellettuali mafiosi che ammantano di meridionalismo le loro tesi. Oggi il nemico del sud è la burocrazia parassitaria alleata della politica e con la mafia. Anche l’eccesso di garantismo non va bene».
Anna Ferraro ha invitato i relatori a non cogliere l’occasione per sfruttare il tema ai fini di propaganda politica chiedendosi anche se la diagnosi sul fenomeno ‘ndrangheta che molti considerano prettamente calabrese non sia, piuttosto, da considerarsi in una prospettiva quantomeno nazionale, mentre il consigliere provinciale Pierfrancesco Campisi ha invitato a non dividersi in due fazioni su un argomento così importante come lo scioglimento dei consigli comunali concludendo l’intervento con un sinistro presagio: «Su Caulonia – ha detto Campisi – è inutile parlare di Comune che sarà sciolto per ndrangheta ma dalla ndrangheta”. L’avvocato Rocco Femia ha manifestato la necessità di armonizzare le condanne per 416bis degli amministratori collusi o intranei alla ‘ndrangheta con lo scioglimento di Consigli sotto la loro amministrazione, mentre la leader del movimento pro Renzi della Locride Elisabetta Cannizzaro ha manifestato l’esigenza di estendere la legge Rognoni-Latorre (che prescrive il sequestro dei patrimoni ai condannati per mafia), anche ai politici collusi con la ‘ndrangheta. Angela Napoli le ha ricordato che «Mi feci promotrice di un emendamento che fu bocciato a maggioranza sotto l’allora governo tecnico, segno che purtroppo quasi tutti, quando diventano politici mirano alla propria autoconservazione».
LE CONCLUSIONI
Sono state affidate allo storico dirigente del Pci-Pds-Ds-Pd di Bianco Aldo Canturi, che ha detto che «Manca ancora un contrasto organico alla mafia e tutto si basa su singole iniziative, altro che la discussione sterile sullo scioglimento che vede analisi storiche discutibili perfino da giovani del mio partito come Castorina! La ‘ndrangheta – ha proseguito Canturi – si serve di figure simboliche per giustificare il proprio consenso sociale e storicamente si colloca in maniera trasversale agli schieramenti. Mi chiedo se la maggioranza silenziosa di questo Paese sia in grado di reagire anche contro la borghesia mafiosa». Canturi si è poi ricollegato alla recente sentenza del processo “Circolo Formato” per ricordare che «Quando ci fu l’accesso a Marina di Gioiosa Assocomuni espresse solidarietà al sindaco Femia che ora è stato condannato in primo grado a dieci anni di reclusione. Mi preoccupa – ha proseguito – che la lista Scopelliti stia facendo forzature per prendere in mano questo dibattito contro lo scioglimento anche serve dosi di giuristi di grande spessore che fanno anche essi le loro forzature, dopo che i sindaci locridei non seppero sfruttare l’occasione rappresentata dai superpoteri di cui era titolare l’allora prefetto di Reggio Calabria Luigi De Sena. La legge sullo scioglimento- ha concluso Aldo Canturi – ha dato dei frutti ma servono interventi duraturi di politica sociale oltre la repressione».
Questo è il video integrale della manifestazione:
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