RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
I primi 100 giorni costituiscono, per ogni Amministrazione Comunale, l’occasione per fare il punto sull’eredità raccolta e per dettare le linee programmatiche, le impostazioni di metodo e i risultati prioritari che si vogliono conseguire.
Guardando dall’esterno quanto accade mi pare di poter dire che alcune azioni, e soprattutto non-azioni, stanno destando una certa delusione tra i cittadini perché appaiono come espressione del perpetuarsi della mala politica dei tempi più recenti e il solito agire scoordinato che da sempre caratterizza chi amministra Caulonia.
L’epilogo del progetto di accoglienza per minori non accompagnati, gestito dall’Associazione Caulonia 2.0, che, a detta dei suoi protagonisti, ha causato la perdita di molti posti di lavoro, con lo sfondo di un atteggiamento eccessivamente rigido della maggioranza e di un palese conflitto d’interessi della minoranza, ha scavato un solco ancora più profondo nel paese, lacerandolo ancora di più.
Eppure, soltanto pochi mesi addietro, tutti i politici auspicavano l’unità del paese all’insegna della responsabilità e del primario interesse di Caulonia, rispetto alla cura del proprio orticello. Mi chiedo, dove sono finiti adesso?
Mai proposito risultò così effimero.
La violenza verbale esplosa nella vicenda del progetto accoglienza non solo scredita chi ne fa uso, ma, rende notevolmente più debole e più fragile tutta la comunità cauloniese, la quale, invece, vorrebbe assistere a confronti pacati e sereni per la ricerca di soluzioni di crescita, sviluppo e libertà.
Non voglio entrare nel merito della vicenda, ma le ragioni di quel progetto, erano importanti e bisognava agire tutti insieme, di comune accordo, per trovare la soluzione migliore per il paese, contemperando il bisogno di sicurezza con la solidarietà umana e il sacrosanto diritto al lavoro.
E su questo valeva la pena riflettere.
Più in generale, la cosa preoccupante che salta agli occhi in questi primi mesi, è che ancora non si è creato un afflato, un sentire comune tra gli amministratori, gli uffici e i cittadini.
A mio modo di vedere, l’amministrazione avrebbe dovuto continuare a soffiare su quella piccola fiamma di partecipazione collaborativa che si era accesa nei dibattiti pre-elettorali e, invece, speriamo in maniera inconsapevole, ha agito in senso contrario, buttando acqua per spegnerla.
Non sono trascorsi che pochi mesi dall’insediamento della nuova giunta e la sala del consiglio comunale è di nuovo deserta.
A mio modo di vedere, questo è un segnale preoccupante perché è la conferma che la gente vede il corpo amministrativo come qualcosa di distante e distaccato e si comporta di conseguenza.
È chiaro che i problemi ci sono e sono anche tanti, troppi, e sono aggravati anche dalla conformazione del territorio comunale e dalla sua estensione, e nessuno può credere che si possano risolvere con immediatezza e facilità.
È necessario, però, affrontarli, aggredirli e superarli e per fare ciò è necessario prima di tutto, instaurare un clima disteso e collaborativo tra tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione.
E’ indispensabile riprendere quel filo che si è interrotto con le elezioni!
Solo così si potrà vedere la crescita economica e, soprattutto, sociale del paese, e tutti ne avremo giovamento.
Continuando diversamente, si proseguirà sulla strada della chiusura che, per definizione, è senza uscita, per tutti.
L’invito, quindi, rivolto alle forze politiche del paese, è quello di usare toni pacati e di essere collaborativi nella ricerca delle cause e delle soluzioni dei problemi e di abbandonare motivi di vendette personali o di mera speculazione politica che arrecano solo danni alla comunità.
Rocco Femia