DI SEGUITO LA LETTERA DEL VESCOVO FRANCESCO OLIVA ALL’ARCICONFRATERNITA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA SS.MA E DELLA ANIME DEL PURGATORIO – CAULONIA E AL REV.MO DON FABRIZIO COTARDO, PARROCO E CAPPELLANO DELL’ARCICONFRATERNITA.
CAULONIA -Nel giorno liturgico della festa della Madonna del Carmine, un giorno tanto atteso dai devoti della Madonna, ho pensato di scrivervi con l’animo di chi per le responsabilità del ministero ricevuto avverte la delicatezza di certe situazioni, che creano disagi e turbamenti nella vita di una comunità.
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Vi scrivo, tenendo presente la vostra lettera del 6 luglio scorso e cogliendo le problematiche espostemi circa le difficoltà presenti in Caulonia da qualche tempo ed il clima pesante che si respira. Mi rivolgo particolarmente a Voi, fedeli dell’Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione di Maria SS.ma e della Anime del Purgatorio. Sapete come sin dall’inizio del mio ministero episcopale, che volge al compimento del primo anno, ho preso a cuore la situazione delle diverse confraternite ed ho iniziato un cammino condiviso di dialogo e di formazione. L’ho fatto, perché so della vostra storia e del vostro impegno per la Chiesa. E proprio pensando alla storia passata, in sintonia col vostro cappellano, don Fabrizio, parroco e coordinatore dell’Unione delle Confraternite, ho cercato di avviare un cammino di rinnovamento spirituale, volendo dare slancio e dinamismo verso un’attività fraternale in chiave più solidale, nello spirito indicato da papa Francesco. Un invito al rinnovamento che rende la vostra presenza nella Chiesa significativa ed evangelica. La scelta tiene conto delle “novità” che ci vengono dagli orientamenti del Concilio Vaticano II, che ha riconosciuto nella comunione l’essenza stessa della Chiesa ed ha affermato il ruolo dei laici, nella differenza dei ruoli, delle missioni, dei compiti e delle vocazioni.
Più volte ho riconosciuto che questa Arciconfraternita, come ogni altra, è una realtà “ecclesiale”, una risorsa per la Chiesa e non un “corpo estraneo”. Ho richiamato al senso della liturgia, alla riscoperta del valore della vita spirituale, all’attenzione ai bisogni degli ultimi, e soprattutto alla necessaria e fondamentale relazione con la parrocchia. Ho ripetuto, e lo sottolineo: la Arciconfraternita è “una realtà ecclesiale”, chiamata a portare avanti attività proprie in collaborazione con la parrocchia, evitando in ogni modo di percepirsi o farsi percepire come “una parrocchia nella parrocchia”. Questo impone la necessità di concertare col parroco tutte le attività che concernono la vita liturgico-sacramentale e pastorale. E pertanto a camminare in piena sintonia con la Comunità Parrocchiale ed il suo pastore, che è anche guida spirituale o cappellano della Arciconfraternita. Il parroco in questa duplice veste rappresenta un necessario e insostituibile riferimento per l’Arciconfraternita stessa, essendo responsabile di tutta la vita liturgico-sacramentale della parrocchia. Per questo, l’Arciconfraternita non può organizzare alcuna di queste attività che non siano avvalorate dalla sua presenza.
Sono molto rattristato per le dimissioni del cappellano. Ne colgo il grave disagio, la sofferenza e le preoccupazioni pastorali. Dietro il suo gesto esistono valide ragioni che toccano la comunità parrocchiale, le relazioni dei fedeli tra loro, la pace della comunità, la vita ecclesiale. Si tratta di ragioni gravi sulle quali invito a riflettere e a pregare. Le dimissioni nascono dalla preoccupazione di chi vuole creare unità, di chi sente che non possono avviarsi nella parrocchia attività parallele, che possono minare la comunità parrocchiale, provocare scandali e dare adito a percorsi alternativi.
Sento di dovere intervenire per richiamare le gravi conseguenze dell’assenza del cappellano, che si riflettono necessariamente sulla vita dell’Arciconfraternita, che, non potendo fare riferimento a lui, non può organizzare attività liturgico-sacramentali. In tale situazione avverto lo stato di disagio della confraternita, come anche di tanti fedeli estranei alla vicenda che hanno diritto a vivere la propria vita di fede senza turbamenti esterni. Ma il recupero della concordia degli animi vale più di tutte le manifestazioni esteriori, anche religiose.
All’Arciconfraternita, rivolgo l’invito caloroso a non dimenticare la sua natura di “ente ecclesiastico”, che ne fa una realtà propriamente ecclesiale, che la pone in un ambito di testimonianza cristiana e di partecipazione e condivisione delle finalità proprie della Chiesa. E come ho avuto modo di ricordare più volte, non essendo un “ente privato”, è chiamata ad operare “nella” e “con” la Chiesa.
Esorto tutti a pregare unitamente al parroco, in modo da recuperare la pace e la serenità dei rapporti, cogliendo questo momento come un’occasione di crescita spirituale. Sarebbe opportuno organizzare qualche momento di preghiera condiviso da tutta la comunità parrocchiale. Ci vuole coraggio, il coraggio del Vangelo, che è Gesù stesso, che chiama alla conversione ed al perdono. Da parte mia sosterrò ogni iniziativa volta al dialogo, al recupero della stima e del rispetto reciproci, al bene della comunità.
Sono certo della vostra comprensione e saprete fare tesoro di questo momento critico, guardando al Dio della pace, Creatore e Padre.
La Vergine del Carmelo ci accompagni tutti e sarebbe a Lei tanto gradito fare di questa mia oggetto di lettura e di riflessione nella comunità parrocchiale.
A tutti dò la mia benedizione e chiedo una preghiera per me.