di Francesco Tuccio (foto Giuseppe Lombardo)
CAULONIA – La notizia del Sindaco di Caulonia, Giovanni Riccio, data in anteprima dal quotidiano Lente Locale, e relativa alla costruzione del nuovo acquedotto che dalla sorgiva Stramerca porterà l’acqua potabile al centro storico, è di quelle lungamente attese perché ricca di considerazioni positive e di prospettive.
{loadposition articolointerno, rounded}
Innanzitutto, si potrà porre fine alle gravi difficoltà dettate dall’emergenza durata troppo a lungo dell’acqua contaminata dall’arsenico, notoriamente dannoso per la salute dei cittadini. L’aspettativa è che tornerà nelle abitazioni acqua sufficiente al fabbisogno e di qualità minerale.
In secondo luogo, si abbandonerà un sistema dispendioso e incompatibile dal punto di vista ambientale datato a mezzo secolo. Erano gli anni ’60 quando la Cassa per il Mezzogiorno trivellò il greto della fiumara Amusa per costruire un pozzo e sulla fragile ed erosa rupe del castello edificò un enorme e pericoloso serbatoio in cemento armato, un vero e proprio monumento all’insensibilità paesaggistica e naturale, all’insipienza di quella e delle successive classi dirigenti che mai vi posero riparo. Già allora era praticabile la soluzione che si sta realizzando adesso, ma si scelse la via più costosa e dello scempio. Più costosa non solo in termini di investimento strutturale, ma anche per quel che riguarda le spese di esercizio, e di conseguenza con ripercussione sulle tariffe per l’utente finale, dovendo l’acqua, attraverso potenti motori elettrici, compiere una elevazione spropositata fino al serbatoio. Successivamente la gestione dell’impianto fu affidata alla Sorical gravando il servizio nel bilancio comunale per circa 200.000 € all’anno.
Ora, l’acqua dovrà tornare al comune, alla gestione pubblica come la volontà popolare si era già espressa nei dimenticati referendum del 12 e 13 giugno 2011. Ma bisognerà andare oltre gli aspetti positivi auspicati e prevedibili. Il nuovo acquedotto si avvarrà della messa in funzione dei vecchi serbatoi di contrada Pittella, consentendo l’arrivo dell’acqua al centro per caduta naturale con un cospicuo risparmio di energia elettrica. Il serbatoio mostro del castello andrà in disuso e diverrà uno sfregio dannoso privo di giustificazione, aggravato dalla continuità di uno stato di pericolo dovuto al suo peso esercitato su una sommità elevata da contrafforti vorticosi. Bisognerà abbatterlo ed acquisire con equità la rimanente proprietà privata per farne una villa pubblica, una struttura museale (storia e civiltà contadina), una sala conferenze; insomma, una struttura permanente a carattere turistico culturale nell’attrattiva di un panorama a 360° di assoluto privilegio che soltanto i castelli antichi sapevano godere.
Certamente è un obiettivo ambizioso, ma per mantenere in vita il centro storico occorre sviluppare la sua vocazione turistica naturale anche con altre misure ed accorgimenti. E’ inconcepibile, ad esempio, che i tanti beni culturali e storici custoditi nelle chiese non siano accessibili ai visitatori occasionali e che accanto ai portali non vi siano dei cartelli in tre o quattro lingue che spieghino cosa hanno davanti agli occhi e cosa troveranno dentro. E’ inconcepibile che i nostri ritrovamenti archeologici vengano casualmente scoperti e poi ricoperti e abbandonati senza che vi sia un luogo in cui poter vedere le loro gigantografie. E’ inconcepibile che Roccella possa fregiarsi della bandiera blu e Caulonia no, come fossimo figli di un dio minore.
Parlo di frammenti per sottolineare la necessità di buoni programmi e pratiche ambientali, di un progetto per il turismo di cui il comune si dovrebbe dotare per tutto il territorio, le attività produttive e commerciali cauloniesi. Solo gli stolti possono credere che una settimana di tarantella possa essere la panacea di tutti i mali.