di Francesco Tuccio
(foto Antonio Piscioneri)
CAULONIA – Sulla Calabria si è abbattuta l’Apocalisse. I cavalieri che ci infliggono i flagelli sono più di quattro, ma basta ricordare quelli che in questo particolare momento occupano le prime pagine dei giornali web e quelli della carta stampata: le 37 navi dei veleni radioattive che si presume affondate al largo delle nostre coste, a cui rispondono le 699 discariche abusive pericolose censite sul territorio regionale che conta 409 comuni. Entrambi riconducono ad una alta probabilità di diffusione dei tumori a fonte di una assenza totale di una carta di rischio e di una azione concreta di bonifica.
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Proprio in queste ore è tornato virulento il carbonchio sulla piaga. I marosi stanno flagellando la costa ionica e la pioggia e le fiumare non sono da meno nelle aree interne. Cadono i lungomari, le strade e le frane. E’ l’ennesima medaglia all’insipienza ambientale dei nostri amministratori tutti, dalla Regione ai comuni passando per le province, e di tutti i tempi senza distinzione di colore politico. E in questo quadro non manca la nostra responsabilità di cittadini disattenti e acquiescenti, e a volte causa diretta come per le discariche.
Su tutto emerge a simbolo il crollo, speriamo, parziale dell’antico tempio di Kaulon, che infrangendo la nostra storia mette in evidenza l’insensibilità generale e l’incultura attraverso cui passa la distruzione delle nostre identità.
Abbiamo visto l’Allaro in piena straripante demolire in un baleno la strada che congiunge le frazioni di San Nicola e Calatria con Ursini, il Centro e la Marina di Caulonia. Nulla di anormale. Quando si costruisce una strada restringendo il letto naturale della fiumara, senza peraltro una protezione adeguata, il disastro è quello tipicamente annunciato. Come annunciato è quello che riguarderà, se la decideranno, la costruzione della centrale idroelettrica con le opere annesse quali l’opera di presa, la galleria, la condotta forzata e l’edificio che dovrebbe accogliere le turbine, previsto in pieno greto restringendolo. Sarebbe un fuscello in balia delle ire dell’Allaro, più di una strada defilata su una sua sponda.
Abbiamo inviato una petizione popolare e un ricorso sotto il profilo tecnico e legislativo per manifestare tutta la nostra contrarietà ai vari organi istituzionali. Sono passati due mesi e non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Anche qui nulla di anormale. Siamo abituati alla sordità di chi ci governa e della burocrazia, e da parte nostra non abbiamo dismesso la vigilanza e la mobilitazione.
Ci piacerebbe, tuttavia, che quella pratica sia decisa ora e subito, dopo un sopralluogo da Ragonà al Romitorio di Sant’Ilarione per misurare il grado di follia della Albe Sud e dei suoi progettisti, per guardare in faccia i responsabili regionali che dovranno decidere la concessione delle acque e l’approvazione del progetto.