di Gianluca Albanese
CAULONIA – Un pasticciaccio brutto fatto di inadempienze, rimpalli di responsabilità, carte bollate, decreti ingiuntivi e opposizione agli stessi. E’ quello che riguarda gli operati che hanno realizzato i lavori di restauro di alcune chiese del centro storico, e che nel primo pomeriggio di oggi hanno dato vita a un sit in di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla loro condizione.
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Questa la nota diffusa dai lavoratori:
«I sottoscritti lavoratori (ex operai della Polis S.r.l., società consorziata della KAIROS Soc. Consortile a Resp. Lim.) hanno lavorato, circa tre anni orsono, nei cantieri relativi alla ristrutturazione della Chiesa dell’Immacolata, della Chiesa di San Leo e della Chiesa di S.M. dei Minniti, eseguiti dal suddetto consorzio, per conto del Comune di Caulonia.
L’attività lavorativa prestata negli ultimi mesi, vale a dire nel periodo gennaio-luglio 2010 non è stata retribuita, tanto da indurre i sottoscritti lavoratori prima a licenziarsi per giusta causa, quindi a intraprendere azioni legali nei confronti del datore di lavoro, della società appaltatrice e del committente Comune di Caulonia.
Nel mese di giugno di quest’anno i soldi per i suddetti lavori sono arrivati nelle casse comunali e quindi nella materiale disponibilità del Comune di Caulonia, che ha pagato – in parte – l’appaltatore ma non ha provveduto a pagare i sottoscritti lavoratori che si trovano in stato di estrema difficoltà economica.
Come se ciò non bastasse, il Comune di Caulonia non solo non ha pagato, ma ha proposto opposizione davanti al tribunale di Locri sostenendo che i sottoscritti non hanno mai prestato attività lavorativa presso i cantieri sopra citati!
L’affermazione del Comune di Caulonia è gravissima, gratuita e inaccettabile.
Per questi motivi i lavoratori hanno organizzato un presidio simbolico dei cantieri nei quali hanno lavorato per mesi senza ricevere ancora i loro legittimi compensi».
Una storia, la loro, che con tutta probabilità avrà un seguito nelle aule di tribunale, laddove sarà un giudice terzo a decidere sul riconoscimento del diritto alla retribuzione che, alla luce dei contenuti esposti nella conferenza stampa, appare sacrosanto.