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E’ stato presentato, giovedì 20 scorso, nell’ aula magna dell’istituto comprensivo di Caulonia M.na alla presenza di autorità politiche, civili e religiose e di un numeroso pubblico, il libro di Armando Scuteri, penna esperta e competente del giornalismo calabrese per Gazzetta del Sud, dal titolo “La Repubblica di Caulonia tra omissioni, menzogne e contraddizioni”.
Un’opera apprezzabile per la genuinità della scrittura, ma anche per un lavoro certosino di ricerca di testimonianze e di esperienze di chi ha vissuto quell’ avvenimento. Pasquale Cavallaro, insegnante e, all’epoca, sindaco comunista è il protagonista di quella vicenda che dal 5 al 9 marzo del 1945 alla testa di un gruppo di rivoltosi,capeggiò una insurrezione di popolo culminata con la proclamazione della repubblica rossa di Caulonia. Quell’evento divenne presto oggetto di un vigoroso e animato dibattito tra le diverse forze politiche locali e nazionali. Tutti gli organi di stampa sul territorio nazionale, legati o meno alle varie correnti politiche del paese, cominciarono ad occuparsene fin da subito attraverso analisi,osservazioni e verifiche,molte volte profondamente contrastanti,dimostrando come ‘i fatti’ di Caulonia avessero assunto una importanza nazionale attraendo l’attenzione di tutti i gruppi e partiti politici e superando le forme caratteristiche di una storia locale. La rivolta dei contadini di Caulonia, tra le pur mille interpretazioni circa il movente che la fece accendere e le ragioni che la alimentarono, fu, in ogni caso, l’effetto di decenni di sopraffazioni e angherie perpetrati da parte dei grandi proprietari terrieri che utilizzavano metodi barbari di sfruttamento e degli apparati del regime fascista che erano legati intrinsecamente con i latifondisti. Si organizzarono le milizie popolari e si instaurò un ‘azzardato’ tribunale del popolo deputato a fare giustizia di decenni di oppressione e servitù. Anche se in un primo tempo disordinata e impulsiva, quella lotta,insieme a tante altre in Calabria,come la rivolta di Melissa nel 1949, in cui morirono alcuni contadini uccisi perché protestavano per avere delle terre da coltivare e per poter vivere con dignità, furono uno spartiacque nella storia calabrese perché segnarono la rottura con un passato di asservimento e schiavitù. Il grande dubbio che caratterizzò la discussione in tutta Italia,per quanto riguarda Caulonia, fu il ruolo un po’ ambiguo che assunse il PCI. Appoggiò fin dall’inizio la lotta dei contadini cauloniesi, anche perché pare che addirittura Stalin in persona, durante una trasmissione a Radio Praga, disse: “ci vorrebbe un Cavallaro per ogni città”,oppure, come hanno lasciato intendere i vertici di allora del partito in Italia,bisognava ridimensionare il tutto perché non c’erano le condizioni necessarie per una rivoluzione visto che il PCI stava cercando di adottare una linea politica della distensione e abbandonare l’opzione della lotta armata?
Il destino della giovane repubblica,dunque, era già segnato, ma la breve e significativa esperienza della Repubblica di Caulonia s’inserisce in una vasta e irripetibile stagione di lotte per la terra che ha travolto la Calabria e l’intera Italia meridionale. Da allora la discussione è ancora aperta con libri, saggi e interrogativi dei più illustri scrittori e intellettuali soprattutto meridionalisti come Pasquino Crupi, Vito Teti e altri. “Il progetto di scrivere sui fatti accaduti a Caulonia nel marzo del 1945 che ha portato alla realizzazione di questo lavoro”,- ha spiegato Scuteri a conclusione degli interventi dei relatori, la dott.ssa Maria Celi Campisi e il professore Giuseppe Giarmoleo, moderati dalla giornalista Maria Teresa D’agostino – “è nato dalla voglia di scongiurare che andassero disperse le testimonianze ancora reperibili attraverso la voce di chi, protagonista o semplice spettatore aveva vissuto fisicamente quelle vicende”. Altri tasselli,dunque,questi di Scuteri che potrebbero contribuire a far emergere la verità di un momento storico che ancora,dopo tanto tempo lascia dietro di sé luci e ombre. Forse, in quei pochissimi giorni a Caulonia, tanti avevano accarezzato il sogno della rivoluzione. Un sogno spezzato sul nascere per non aver saputo organizzarsi, studiare e coltivare la rivoluzione donando il giusto risalto alla lotta di classe o perché nessuno,compreso il PCI ha voluto cogliere veramente l’importanza e la portata di tale sogno in un periodo in cui si cercava di ripristinare pace e stabilità dopo una dittatura fascista durata venti anni.
Pasquale Aiello