<<Ci sono molti elementi oscuri sulle modalità di cattura e di abbattimento>> Rivoluzione Ecologista Animalista- Rea
di Rivoluzione Ecologista Animalista
TARQUINIA – Rispondiamo al Quotidiano Etruria news e alle intimidazioni di denunce per calunnia a tutti coloro che hanno pubblicato un comunicato al riguardo del caso dei quattro cavalli fuggiti a Tarquinia e abbattuti. Il quotidiano ha attaccato le associazioni animaliste, la novella candidata sindaca a Tarquinia Emanuela Poleggi e al nostro comunicato nel quale abbiamo espresso chiarezza sul caso ha replicato inviandoci l’articolo con il quale sono state prese le difese dell’operato del Sindaco di Tarquinia Alessandro Giulivi e delle autorità coinvolte nella cattura del branco di cavalli finita con l’abbattimento di quattro equini, confondendo addirittura l’opinione pubblica parlando di un altro incidente verificatosi in tutt’altro luogo, con un cavallo deceduto sulla Pontina.
Premettendo che, come Partito Politico, Rivoluzione Ecologista Animalista inoltrerà una formale richiesta di accesso agli atti sulle modalità con le quali sono state condotte le operazioni di cattura. Anche se è giunto il via libera del giudice che ha autorizzato l’abbattimento preventivo degli equini per questioni di pubblica sicurezza e sicuramente accelerando i tempi in prossimità della Pasqua, ci sono numerosi elementi che devono essere portati alla luce in tema di violazione del benessere dell’animale e maltrattamenti. Dichiara Gabriella Caramanica, Segretario Nazionale Rea.
Il quotidiano Etrurianews ha ricostruito la vicenda evidenziando la prodezza di chi ha collaborato nel recupero dei cavalli, specificando che si trattava di un branco di dieci equini dei quali sei sarebbero stati recuperati e i restanti quattro abbattuti. E che nelle operazioni sono intervenuti sia le autorità Asl Veterinari, polizia stradale e Carabinieri con anche l’utilizzo dei droni e i “cavallari” di Monte Romano. Ovvero, presumiamo butteri ormai dediti agli spettacoli? Non ci venite a parlare di “cavallari”, in tal caso erano necessari allevatori o cavalieri. Quale allevatore si fa perdere i suoi prodotti? In tutto il territorio dove vengono allevati questi cavalli tolfetani non c’è stato un allevatore in grado di arginare il branco? Lo stesso Cavallo Magazine ha titolato la “Maremma si è imbastardita” se non sono stati capaci di recuperarli.
Possibile che i cavalli non si siano avvicinati al proprietario, iscritto alla Asl in quanto erano microchippati? In Italia, i cavalli possono essere allevati bradi ma non possono essere abbandonati per lungo periodo al pascolo e dovrebbero essere soggetti ad un controllo giornaliero. Inoltre, i cavalli bradi e semibradi, in qualsiasi momento devono poter essere soggetti ad ispezioni sanitarie, pertanto devono essere abituati al rientro in stalla e in caso all’incapezzamento. Non è possibile lasciare cavalli liberi senza custodia. Per cui come primo elemento è evidente valutare il tipo di allevamento e sicuramente monitorare o implementare controlli da parte delle autorità Asl veterinarie. Prosegue la Segretaria Nazionale.
In secondo luogo, per quanto riguarda le modalità di cattura è evidente che il branco non è stato ben gestito. Separandolo hanno spaccato la gerarchia, venendo a mancare il pilota che in genere è la fattrice capobranco. Dalla ricostruzione, viene indicato che sono stati utilizzati i droni, elementi di disturbo artificiale per l’animale, che possono solo aver alimentato la paura e lo smarrimento negli esemplari sbrancati. Ricordiamo che il cavallo è una preda naturale e scappa di fronte al pericolo. Possibile che non vi fossero delle aree dove indirizzare gli equini per metterli in sicurezza, tranquillizzarli e recuperarli? Stiamo parlando del Tolfettano che non è di certo una razza ad elevate prestazioni atletiche e di conseguenza di fronte ad uno sforzo prolungato, rallenterebbe la sua andatura. Dobbiamo verificare se le modalità di cattura hanno rispettato le caratteristiche etologiche dell’animale.
Infine, vogliamo capire se i cavalli sono morti o no al primo colpo. Le carcasse sono state immediatamente smaltite. Dove sono finite? All’inceneritore? In tal caso non è più possibile condurre dei rilievi per un’autopsia e accertare i tempi di decesso dell’animale.
Ci chiediamo perché questi incidenti accadono soprattutto nel Centro Sud? Cosa manca perché ciò non accada? Il Sindaco di Tarquinia si merita l’attacco. Denunciasse chi vuole ma dovrà dare spiegazioni su tutta la vicenda. Conclude Caramanica.