di Gianluca Albanese
SIDERNO – «L’Italicum premia la lista espressione della coalizione e da solo il Pd non vince, come le ultime elezioni regionali hanno dimostrato, e ora la lezione dovrà essere ben compresa pensando alle prossime elezioni amministrative, specie nelle città più popolose. Non si possono perdere città importanti come Napoli e Milano e pensare di vincere le elezioni». Quello del leader nazionale del Centro Democratico Bruno Tabacci, a conclusione della festa nazionale del suo partito che ha avuto luogo a Siderno suona come un severo monito agli alleati renziani.
Intervistato da Maurizio Bertucci, ex volto del Tg1 ora responsabile organizzativo del Centro Democratico, Tabacci ha dapprima espresso un giudizio positivo sulle riforme volute da Renzi «E’ lui che ha dato una scossa alla politica nazionale – ha detto – e non i 5Stelle» definendole «Un’azione coraggiosa che merita un risultato politico», citando come esempio positivo gli 80 euro in busta paga «introdotti – ha detto – per rilanciare la domanda che era piatta e qualche effetto hanno ottenuto. Ora bisogna pensare agli esodati che non hanno più un lavoro me nemmeno la pensione e proseguire nella correzione della legge Fornero sulla previdenza che quando venne emanata era necessaria, guardando con particolare attenzione, alle donne».
Non manca un passaggio alla legge elettorale. «Le ultime – ha detto Tabacci – hanno introdotto elementi di presidenzialismo in un sistema parlamentare, ma senza i necessari contrappesi tipici dei sistemi presidenzialisti collaudati come quello americano e quello francese» e, dopo aver ribadito la necessità di fare liste espressione di una coalizione competitiva, ha spiegato come sia importante evitare il ballottaggio «Che premia le aggregazioni di tutto e il contrario di tutto contro il candidato considerato più forte, sulla scorta di una vera e propria conventio ad excludendum», lanciando qualche stoccata ad alcuni presidenti di Regione. In particolare al siciliano Crocetta «Anche se – ha detto – in Calabria non siete messi molto meglio, visto che certi presidenti eletti direttamente dal popolo si credono governatori e spesso peccano di immodestia e non riescono a tenere i piedi per terra».
Quindi, ha spiegato il senso del rapporto del Cd col Pd: «E’ un’alleanza strategica – ha detto Tabacci – che esclude a priori la politica dei due forni perché il centro non può essere il luogo geometrico della furbizia. Anzi, deve esprimere buona politica come faceva a suo tempo il Pri di Lamalfa che era immediatamente riconoscibile per la moralità dei suoi leader».
Sulle prospettive di liste comuni con Verdini e Alfano li ha definiti «Simboli dello sgretolamento dell’impero berlusconiano. Col patto del Nazareno Berlusconi ha creduto di essere più furbo di Renzi che, in quanto a furbizia, non è stato da meno, e col venir meno del patto del Nazareno, si sono aperti scenari nuovi, cosa che la sinistra del Pd non ha capito dimostrando scarsa intelligenza e lungimiranza».
Non manca un riferimento all’esperienza calabrese delle ultime regionali.
«Abbiamo preso il 3,5% e siamo rimasti fuori dalla giunta, ma ci aspettavamo maggiore considerazione dell’apporto che abbiamo dato per la vittoria del centrosinistra».
Sull’immigrazione, Tabacci è andato oltre ogni più ipotesi avanzata, quando ha detto che «Per mantenere un equilibrio di sviluppo, servono ogni anno 250.000 immigrati, anche se si guarda alla nostra crisi demografica nazionale, ed è indispensabile pensare e agire da cittadini del mondo».
Non manca, ovviamente, un plauso al sindaco Pietro Fuda (leader regionale del partito) citato come esempio di amministratore capace e onesto.
«Non accetto – ha aggiunto Tabacci – un popolo moralmente sano che elegge una classe dirigente di delinquenti» e, con una battuta sull’esperienza della festa nazionale a Siderno, definita assai positiva, ha detto «Potevamo portare due-tre ministri, ma non sarebbero serviti per accreditarci. Ci accredita la nostra storia politica e la voglia e la capacità di essere portatori di un messaggio di buona politica. Non sono geloso del simbolo, ma del nostro posizionamento sì, perché parla per noi la capacità di governo che altri non hanno saputo dimostrare».
Sul finire di serata, ha spiegato il suo concetto di militanza di partito.
«Non m’interessano – ha detto – i pacchetti di tessere e nemmeno i ras dei tesseramenti. Non vogliamo un partito di tessere, un pacco preconfezionato. Vogliamo un partito libero in cui c’è chi intende contribuire al suo finanziamento anche col 2 per mille nella dichiarazione dei redditi, e i 150.000 euro che abbiamo incassato quest’anno ci danno grosse soddisfazioni, specie se pensiamo che sono la stessa somma incassata dal Nuovo Centrodestra che esprime ben tre ministri nell’attuale governo».