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CIMINA’-Venerdì 11 agosto 2017, alle ore 18:30, presso la biblioteca comunale di Ciminà, si è svolta, a cura dell’Associazione Pro Loco, la XII edizione del premio “Cumino d’oro”. L’importante riconoscimento, istituito per mantenere fede a quanto promesso l’11 agosto 2005, in occasione della presentazione del libro “Ciminà: una storia, una speranza”, ha come obiettivo quello di rendere pubblico l’operato di quei ciminesi che si sono distinti per il loro impegno in campo politico, sociale, artistico, religioso… diffondendo nel mondo la cultura della loro terra d’origine.
Quest’anno il riconoscimento è stato assegnato a due concittadini: il dott. Domenico Chianese e l’Ing. Bruno Spagnolo i quali, insieme, hanno realizzato il libro “Ai confini della memoria”. Un libro in linea con quelli già dedicati al percorso storico di Ciminà. Una memoria che illustra la sua attualità pulsante e operosa, e , al tempo stesso, ricorda personaggi e fatti delle generazioni che in essa hanno vissuto la loro vita. Parla di Ciminà com’era circa mezzo secolo fa, di un contesto sociale agricolo-pastorale semplice che ruotava intorno alla Chiesa anche se non mancavano episodi di superstizione, racconta degli aromi e dei profumi di quei tempi, delle scampagnate, della scuola, dei giochi, delle feste, dei mestieri e poi dell’avvento dei motori, del primo televisore, delle attività sportive. Tutte cose che servono a ricordare un paese, un territorio, che nell’ultimo mezzo secolo è mutato radicalmente sia nella trama del tessuto sociale che in quella delle diverse attività lavorative e produttive.
Alla manifestazione, moderata dalla prof.ssa Girolama Polifroni, sono intervenuti il presidente dell’Associazione Domenico Reale, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale il consigliere Domenico Cervonaro e il prof. Orlando Sculli, illustre cultore di storia locale, grande conoscitore del territorio, il quale ha relazionato sulla “valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale aspromontano con particolare riferimento a quello ciminese”. Dal suo intervento è emerso che i calabresi dovrebbero essere più orgogliosi della Calabria e conoscerla meglio, perché solo così si potrà invertire una triste storia fatta di scempi ambientali, abbandoni, incuria ed emigrazione. La consapevolezza potrebbe essere l’ antidoto al degrado e la leva del riscatto sociale, culturale ed economico.
Il patrimonio naturalistico, agricolo, ambientale e culturale aspromontano può sicuramente essere una risposta vincente a questa sfida a patto però che si utilizzino strumenti efficaci ed innovativi in grado di sviluppare e capitalizzare al meglio tutte le potenzialità di tale patrimonio evidenziandone i suoi valori di bellezza, di armonia e di capacità di fare recuperare equilibrio e dimensione umana alle nostre esistenze sempre più frenetiche e sempre meno felici. In passato, i nostri avi avevano imparato ad ottimizzare tutte le potenzialità del territorio, oggi, per progettare il domani dovremmo seguire quel modello di vita, come hanno fatto, per esempio, i giovani di Gerace che hanno ripreso a coltivare lo zafferano e stanno ottenendo un grande successo. Le radici del futuro potrebbero trovasi, quindi, nel nostro passato, un passato glorioso da conoscere, tutelare e trasmettere.
Ricordare il passato è un fatto importante – ha dichiarato il Dott. Chianese nel suo intervento- per tutto e per tutti; è un raccontare per raccontarsi e così riaccendere la speranza di cambiamenti possibili nell’umano e nel sociale, soprattutto se trattasi di un umano e di un sociale in cui ci si identifica e di cui ci si sente parte.