di Redazione
REGGIO CALABRIA – E’ terminata nel tardo pomeriggio di oggi la lunga giornata di arringhe difensive del processo di Appello “Circolo Formato” nel processo del filone con rito ordinario che si sta celebrando nell’aula bunker di Reggio Calabria. Un processo che vede coinvolte una quarantina di persone accusate di 416bis e altri reati, e considerate vicine al clan Mazzaferro di Marina di Gioiosa Jonica, tra le quali l’ex sindaco Rocco Femia, e gli ex assessori Francesco Marrapodi, Vincenzo Ieraci e Rocco Agostino.
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Per l’imputato Giuseppe Aquino ha parlato l’avvocato Francesco Mazzaferro, che più volte di è soffermato sull’estraneità ai fatti contestati del proprio imputato.
Grande spazio è stato occupato dall’attesissima arringa dell’avvocato Cosimo Albanese, nel difendere Vincenzo Agostino e l’ex assessore alle Politiche Sociali Rocco Agostino, entrambi agli arresti domiciliari.
Tre ore di intensa e toccante discussione, nel corso della quale il penalista sidernese ha evidenziato la totale estraneità dei propri imputati, rimarcando la criticità dell’attuale stato di salute di Vincenzo Agostino ( riconosciuto interdetto dal tribunale di Locri) e l’assoluta purezza della condotta di Rocco Agostino; secondo Albanese «E’ Impensabile considerarlo come una persona coinvolta in vicende criminose».
L’avvocato, inoltre, ha voluto sviscerare tutte le intercettazioni ed ha criticato aspramente la sentenza di primo grado , da parte del tribunale di Locri da lui ritenuta «Ingiusta e mortificante» , e crede fermamente in un cambio di rotta da parte della Corte d’appello di Reggio Calabria, per l’assoluzione alle accuse.
Ed è proprio l’ex assessore alle Politiche Sociali Rocco Agostino ( attualmente agli arresti domiciliari ) a intervenire nell’ultima udienza con un memoriale scritto di suo pugno.
Per circa venti minuti ha voluto rimarcare con decisione la sua posizione, specificando l’assoluta trasparenza amministrativa dimostrate sia prima delle elezioni del 2008 che dopo l’insediamento dell’amministrazione Femia, mostrando anche della documentazione comprovante il suo operato, si è soffermato sulle varie iniziative antimafia da lui stesso organizzate con la realizzazione di un murales sul lungomare di Marina di Gioiosa, e di un suo intervento pubblico poi pubblicato in un volume con tanto di foto, prodotto dall’associazione Libera di Don Ciotti.
Ha inoltre specificato come non è stato assolutamente dimostrato il suo coinvolgimento e la frequentazione con nessuno degli imputati poi coinvolti nel processo stesso. Ha voluto ricordare ai giudici della Corte d’appello di Reggio Calabria, agli avvocati ed al pubblico presente, la sua carriera universitaria e politica sviluppatasi a Roma presso la facoltà di Scienze delle Comunicazione della Sapienza con la tesi svolta all’interno del Senato della Repubblica, la collaborazione con numerose testate giornalistiche e televisive di Roma e la volontà di candidarsi alle elezioni Comunali di Marina di Gioiosa Jonica prima nel 2005 e poi nel 2008 entrambe le volte poi eletto con un ottimo consenso.
Si è dimostrato molto rattristato leggendo le motivazioni di sentenza di primo grado prodotte dai giudici del tribunale di Locri, due pagine su 1200 circa e della requisitoria del PG durata due ore e mezza circa e secondo lui stesso della sua posizione si è discusso solo 35 secondi. Infine ha citato Alcide De Gasperi e Jim Morrison per arrivare alle conclusioni, che sicuramente hanno portato dopo oltre quattro anni l’ex assessore alle Politiche Sociali di Marina di Gioiosa Jonica a dire la sua in un modo chiaro e deciso, in un processo che si avvia alle fasi conclusive.
Il calendario delle udienze è stato aggiornato al prossimo 11 giugno.