LOCRI – «Il sindaco Rocco Femia fu collaborativo con noi e nel momento in cui rischiavamo di stare senza i locali della caserma a Marina di Gioiosa Ionica la sua amministrazione mise a disposizione dell’Arma due locali sopra la stazione ferroviaria».
Sono le parole del maresciallo dei Carabinieri Aldo Monaco che all’epoca dei fatti era a capo della stazione di Gioiosa Marina, rese durante l’udienza di stamattina al processo “Circolo formato” che vede alla sbarra ex amministratori comunali e presunti appartenenti al clan Mazzaferro. Alla fine del precedente decennio, infatti, problemi di staticità dell’immobile in cui era ubicata la locale stazione dei militari dell’Arma, resero necessari dei lavori di consolidamento dello stabile, col rischio che, dovendo trasferire i carabinieri nell’edificio della Compagnia di Roccella Jonica, il paese rimanesse privo di un presidio nel territorio cittadino. Il maresciallo Monaco, interrogato dagli avvocati della difesa come testimone, ha aggiunto che «L’amministrazione Femia venne investita del problema, si mise subito a disposizione per trovarci una sistemazione provvisoria, e dopo aver scartato una prima soluzione, ci sistemò pro tempore sopra la stazione ferroviaria», aggiungendo, al termine della sua deposizione che «Ero in buoni rapporti con l’allora sindaco e con l’amministrazione e non ho mai notato il primo cittadino in rapporti assidui con pregiudicati» e che «in quel periodo vennero organizzate alcune manifestazioni antimafia, specie dopo l’incendio dello stabilimento balneare Bikini Beach e dopo il rogo del’automobile dell’allora vicesindaco Femia». Dopo di che è stata la volta dell’ex assessore all’Ambiente Vincenzo Ieraci, fedelissimo di Rocco Femia fin dai tempi della comune militanza nella DC e poi in tutte le articolazioni dell’ex “balena bianca” dopo il ’92. Ieraci ha ricordato di aver rivestito più volte l’incarico di consigliere comunale e anche quelli di assessore e vicesindaco, prima di fare parte del gruppo di opposizione all’allora giunta guidata dal compianto ingegnere Giulio Commisso, eletto nel 2005. Fu proprio tra i banchi dell’allora opposizione che la compagine con a capo il medico Romeo, Rocco Femia e lo stesso Ieraci, avviò un dialogo con l’altro gruppo di opposizione (quello di centrosinistra con a capo la De Masi) che gettò le basi per la costruzione di un gruppo capace di proporsi per il governo cittadino alle elezioni del 2008. Fu proprio durante le riunioni che precedettero la composizione della lista frutto del dialogo tra i due ex gruppi di opposizione che Ieraci non nascose l’ambizione di candidarsi a sindaco «ma poi – ha dichiarato in aula questa mattina – rinunciai perché nel frattempo aprii un’agenzia di viaggi e non avrei avuto il tempo per dedicarmi in maniera assidua all’amministrazione comunale» spianando la strada alla candidatura a sindaco di Rocco Femia che, come ha detto Ieraci «Essendo un dipendente statale avrebbe potuto collocarsi in aspettativa e dedicarsi a tempo pieno al Comune». Nel rispondere alle domande del pubblico ministero che gli chiedeva se Rocco Mazzaferro fosse interessato alla sua candidatura, Ieraci ha risposto che «Non credo. Ci fu soltanto un breve contatto telefonico ma finì lì, anche perchè non credo – ha aggiunto Ieraci – di avere bisogno di ulteriori aiuti elettorali visto che appartengo a una famiglia assai numerosa e faccio politica da quasi trent’anni». Quindi, il PM gli ha chiesto come mai avesse accettato l’incarico di assessore. «Entrai in giunta – ha detto – consapevole dell’importanza di assicurare il ricambio della classe dirigente e favorire l’ingresso dei giovani nell’amministrazione ma non potendo fare un esecutivo di soli giovani perché sarebbe stato carente della necessaria esperienza, sono entrato come assessore esperto in questa fase di transizione verso un cambiamento generazionale». L’ultima domanda della pubblica accusa a Ieraci è stata la seguente: «Lei ha un soprannome?», alla quale l’ex assessore ha risposto «Sì, mi chiamamo ‘u menzognaru». L’avvocato Geppo Femia ha esibito, poi, una pubblicazione del movimento antimafia dei “Ragazzi di Locri”, che ritrae in una foto il figlio dell’ex sindaco Femia nel corso di una manifestazione, per come riconosciuto dallo stesso Ieraci. Quindi, è stato interrogato il testimone Giuseppe Mazzaferro, direttore editoriale dell’emittente televisiva Telemia che dopo aver chiarito di non avere rapporti di parentela con gli imputati ha ricostruito la serata dello spoglio elettorale delle Comunali del 2008, con la sua emittente che seguì da vicino, prima con tribune elettorali precedenti la data del voto e poi con una diretta dalla sede municipale per avere in tempo reale i risultati del voto. Mazzaferro, che insieme ai tecnici dell’emittente aveva allestito una regia mobile nei pressi del palazzo municipale e che era in collegamento diretto con un proprio giornalista al momento dello spoglio ha ricordato che «I due candidati sindaci Femia e Carbone risposero con tranquillità alle domande da studio e dal nostro collaboratore, specie dopo l’esito finale del voto che è stato per lunghe ore in bilico, e c’era parecchia gente al seggio». Prima della conclusione dell’udienza è stato interrogato l’imprenditore edile dell’hinterland torinese Giuseppe Rinaldo, che ha lavorato con Rocco Piero Mazzaferro in Piemonte, ospitandolo nel periodo un cui non aveva trovato alloggio al Nord. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 13 febbraio, mentre entro il 21 dovrebbe concludersi l’escussione dei testimoni della difesa.
GIANLUCA ALBANESE