di Gianluca Albanese
LOCRI – Seconda giornata di arringhe dei difensori al processo “Circolo Formato”, che vede imputati una trentina di soggetti ritenuti a vario titolo contigui alle consorterie di ‘ndrangheta operanti a Marina di Gioiosa Ionica. Stamani, davanti al collegio presieduto dal giudice Amelia Monteleone, è stato il turno dell’avvocato Guido Contestabile, difensore di Agostino Domenico (per lui il PM Sirleo ha chiesto una condanna a trent’anni di reclusione) e di Mario Mazza, avvocato dell’ex assessore comunale alle Politiche Sociali Rocco Agostino (otto gli anni di reclusione chiesti dal pubblico ministero).
E’ durata ben tre ore l’arringa dell’avvocato Contestabile, tutta tesa a dimostrare l’estraneità del proprio assistito ai fatti a lui ascritti, oltre che la sussistenza della consorteria criminale dei Mazzaferro che, secondo il PM ha uno stretto legame con la famiglia Agostino, specie in ordine alla gestione dei grossi appalti nell’edilizia e nella costruzione di grandi infrastrutture come la nuova strada statale 106. Due ore e passa, invece, è durata l’arringa dell’ex sindaco di Gioiosa Ionica Mario Mazza, che ha puntato molto sull’indipendenza dell’ex amministrazione comunale di Marina di Gioiosa Ionica rispetto ai presunti condizionamenti subiti dalla cosca Mazzaferro e da chi viene indicato come il suo leader, ovvero il presunto boss Rocco Mazzaferro. Secondo Mazza, infatti, «Rocco Agostino, un giovane laureato e sempre incline alla tutela della condizione dei più bisognosi, perpetrata attraverso l’attenzione alle Politiche Sociali per le quali aveva ricevuto apposita delega in giunta, non ha mai avuto contatti con Rocco Mazzaferro, eccezion fatta per una telefonata in cui si discuteva della candidatura a sindaco di Rocco Femia alle elezioni del 2008 e nella quale Rocco Agostino, non ha assolutamente mostrato alcuna acquiescenza; semmai – ha proseguito l’avvocato Mazza – si è riservato il diritto di verificare la notizia. Peraltro – ha detto Mazza in aula – la compagine amministrativa con a capo il sindaco Femia era composta per 10/16 da persone che già si erano candidate alle elezioni precedenti e che comunque da tempo erano impegnate in politica». Insomma, la lista che ha sostenuto Femia, secondo quanto dichiarato da Mazza durante l’arringa, ha scelto da sola il proprio percorso elettorale, e non ha subito alcuna ingerenza da parte di Rocco Mazzaferro, tanto che nemmeno i desiderata di quest’ultimo riguardo la costituzione della giunta dopo le elezioni sono stati minimamente soddisfatti, visto che, ammesso che abbia fatto dei nomi per includere o escludere qualcuno dal costituendo esecutivo, non è stato assecondato. Ma non solo. A corroborare la tesi della mancata contiguità con la cosca Mazzaferro da parte di Rocco Agostino, Mazza ha aggiunto alcuni particolari della vita privata del proprio assistito, come il ricevimento in occasione delle proprie nozze, che ha seguito di qualche mese la sua elezione in Consiglio «Al quale – ha detto Mazza – nessun esponente dei Mazzaferro è stato invitato e che si è svolto in una struttura alberghiera di Roccella Ionica e il cui servizio fotografico è stato affidato ad un congiunto degli esponenti della cosca storicamente avversa ai Mazzaferro, ovvero quella degli Aquino». Tornando all’attività amministrativa dell’ex assessore alle Politiche Sociali, l’avvocato Mazza ha ricordato alcuni passaggi fondamentali già richiamati da diverse testimonianze e dalla deposizione dell’imputato Rocco Femia, come la sottoposizione di tutti gli appalti, anche quelli sotto soglia, alla Suap, la lotta all’abusivismo edilizio, l’organizzazione di manifestazioni antimafia che hanno visto la presenza di personalità di livello nazionale della lotta alla ‘ndrangheta e le denunce per degli ammanchi nelle casse dell’Ente. «Chi denuncia – ha detto Mazza – nei costumi mafiosi viene visto come delatore e loro denunciarono alla magistratura quello che ritennero contrario a quei principi di legalità ai quali l’azione dell’amministrazione Femia si ispirò fin dal suo insediamento, dopo elezioni che si svolsero in un clima assolutamente corretto e tranquillo, come dimostrano le riprese televisive effettuate in diretta da Telemia, per quanto riguarda lo spoglio». In conclusione, l’avvocato Mazza ha detto che «L’impianto accusatorio del processo non è supportato da prove tangibili e la stessa requisitoria del PM ha svalutato l’importanza di alcune testimonianze assai rilevanti, quali quelle di leader di associazioni antimafia e marescialli dei Carabinieri, tra gli altri». Domani e dopodomani sarà il turno di altri difensori. Quindi, si tornerà in aula per le ultime arringhe il 17 e il 18, con la sentenza che potrebbe arrivare dal 19 in poi.