di Adelina B. Scorda
LOCRI – Proseguono le arringhe difensive al processo “Circolo Formato” in corso davanti al collegio presieduto dal giudice Amelia Monteleone. In programma per oggi le arringhe dell’avvocato Tripodi, difensore di Agostino Fabio per il quale il Pm Sirleo ha richiesto una condanna a 30 anni di reclusione e dell’avvocato Antonino Nocera.
Secondo l’avvocato Maria Tripodi le intercettazioni non sarebbero utilizzabili e materialmente insufficienti a dimostrare il coinvolgimento del proprio assistito, affermazioni che puntano sulla contestualizzazione delle conversazioni registrate agli atti. Linea difensiva intrapresa anche dall’avvocato Antonino Nocera (per conto dei propri assistiti Agostino Cosimo condanna richiesta 15 anni, Agostino Domenico condanna richiesta 30 anni, Agostino Fabio condanna richiesta 30 anni, Agostino Francesco condanna richiesta 9 anni, Agostino Giuseppe condanna richiesta 8 anni, Agostino Massimiliano condanna richiesta 8 anni, Mazzaferro Vincenzo condanna richiesta 8 anni, Sfara Giuseppe condanna richiesta 10 anni, Tassone Daniele condanna richiesta 6 anni e Pignatelli Nicola condanna richiesta 15 anni), che ha mirato anche a dimostrare l’insussistenza del vincolo associativo delle consorterie oggetto dell’inchiesta. In alcuni passaggi significativi l’avvocato Nocera ha spiegato alla corte che “Se non ci fosse stata una tale mediaticità sul processo sicuramente, posizioni marginali come quelle di Pignaltelli Nicola, una persona che da anni fa assunzione di droghe, non avrebbero sicuramente avuto un trattamento così sfavorevole”. Secondo Nucera, infatti la posizione di Pignatelli, sarebbe completamente da rivedere, “Una persona – ha detto – non può ritenersi associata solo per una frase ascoltata nell’ambito di una intercettazione. Si capisce perfettamente – ha proseguito che l’annuire del Pignatelli in riferimento all’acquisto di un quantitativo di droga è da intendersi senza ombra di dubbio a un quantitativo minimo per uso personale. Per questo ne richiedo l’assoluzione per insufficienza di prove e perché il fatto non sussiste”. Stessa richiesta inoltrata per gli altri assistiti in particolare è risultato interessante il riferimento all’assenza di collegamenti pratici sulle presunte attività illecite degli imputati, attività che “Non hanno fruttato alcuna entità d’incasso o di profitto. Voglio far presente come ben cinque perizie hanno dimostrato come il quantitativo di droga più volte menzionato rimanesse incerto, la parola mezzo chilo, non è mai stata pronunciata da nessuno, abbiamo indagini lunghissime e una persona ( il riferimento è a Agostino Cosimo) ritenuto un personaggio di spicco che però non ha accumulato ricchezze, ma che vive ai marini della povertà”. Insufficienza di prove, il cavallo di battaglia dell’avvocato Nocera, che ha richiesto l’assoluzione per i propri assistiti anche perché il fatto non sussisterebbe. Giunti, dunque, quasi alla fase conclusiva del processo per il quale la sentenza è prevista per la fine del mese, domani si ritorna in aula per le ultime arringhe, dopo le quali ci sarà spazio per eventuali repliche del Pubblico Ministero.