CAULONIA – Nuova importante operazione sul fronte della lotta alla coltivazione abusiva e commercializzazione di canapa indiana condotta dal personale del Corpo Forestale dello Stato in provincia di Reggio Calabria. «Nel corso dei continui servizi di controllo del territorio finalizzati alla prevenzione generale, personale dei Comandi Stazione di Caulonia e Mammola e del Nucleo investigativo di Polizia Ambientale e Forestale del Comando provinciale di Reggio Calabria, – si legge nella nota diffusa agli organi di stampa dal comandante provinciale Giorgio Maria Borrelli – nel pomeriggio di ieri 28 settembre, individuava in una zona impervia della zona montana di Caulonia, una piantagione di canapa indiana. La coltivazione illegale si estendeva su due terrazzamenti adiacenti per una superficie di circa 300 mq, in terreno risultato di proprietà demaniale. Le circa 100 piante presenti, di altezza variabile tra i due ed i tre metri, si presentavano in ottimo stato vegetativo grazie anche alla presenza di un ingegnoso sistema di irrigazione che attingeva l’acqua da una vicina sorgente. Il personale operante decideva di effettuare un appostamento, al fine di individuare gli autori di tale coltivazione. Dopo poco tempo, infatti, sul posto giungevano due soggetti che, entrati nell’appezzamento, si adoperavano immediatamente alla cura delle piante di canapa. Considerate le circostanze, gli agenti procedevano a bloccare i due uomini ed a dichiararli in arresto». Dopo l’accompagnamento presso gli uffici del Comando Stazione di Caulonia, i due venivano identificati in I. R., di 44 anni, ed in C. A., di 30 anni, entrambi operai idraulico-forestali dipendenti della Regione Calabria e residenti alla frazione Cassari di Nardodipace, in provincia di Vibo Valentia. Contestualmente, in collaborazione con il personale del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Vibo Valentia, venivano effettuate diverse perquisizioni domiciliari al fine di acquisire ulteriori elementi di prova. Dopo le formalità di rito e su disposizione del Magistrato di turno presso la competente Procura della Repubblica presso il Tribunale di Locri, i due venivano tradotti presso la Casa Circondariale di Locri e messi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Le piante di canapa, ad eccezione di alcuni esemplari destinati agli accertamenti tecnico-scientifici, venivano distrutte sul posto.
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