Provvedimenti presentati nel modo corretto rappresentano la politica dal volto umano e questa non lo fa per nulla. A volte sono tentativi maldestri di realizzare d’ufficio qualcosa che la pubblica opinione non può accettare. Il caso dei consiglieri regionali calabresi che trasversalmente cercano di assegnarsi un vitalizio ha trovato uno stop legittimo fuori dal palazzo e nei vertici dell’Istituzione Regionale.
Non si tratta di essere ingrati. Si deve ammettere che i risultati politici e sociali dell’Ente Regione sono indeterminati, a fronte di centinaia di provvedimenti adottati che non lasciano un segno tangibile nella società calabrese e non modificano il parere negativo sulle iniziative legislative che vengono varate dalla Regione.
A chi asserisce che il lavoro di consigliere è usurante dedichiamo uno sguardo benevolo. La periodica dissociazione dalla realtà, l’impossibilità – che si riconosce – di incidere efficacemente sulla realtà è un fatto. Non di meno i consiglieri regionali manifestano grande capacità di gestione del consenso, ma ciò non corrisponde al miglioramento delle condizioni di vita dei calabresi e provoca soddisfazione solo nei partiti di provenienza. Gioacchino Criaco così scrive: “Calabria Titanic 17- pensioni e provvigioni calabre: ma se Bellantoni non ne avesse dato notizia, Irto e Oliverio si sarebbero inalberati lo stesso?”
La legge 213 del 2012 che istituisce e consente un sistema previdenziale di tipo contributivo, ha fornito l’occasione. Qui però si chiede il valore dell’opportunità rispetto alle condizioni generali della Regione.
Non c’è alcun bisogno di farci ammalare di populismo. Ma se insistete, cari Consiglieri, ci mettiamo pochissimo tempo.
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