R. & P.
Siamo alle solite. Le commissioni d’accesso bussano alle porte dei consigli comunali democraticamente eletti mietendo vittime innocenti, spesso innocenti e in ogni caso innocenti sino a prova contraria.
Anche per Stilo è suonata la campana sinistra di una procedura che, nella quasi totalità dei casi, rappresenta il preludio dello scioglimento di quel consiglio comunale.
Se si dovesse verificare (il se ipotetico è d’obbligo prevalentemente per questioni linguistiche) si abbatterebbe l’ennesima tegola sulla Calabria, divenuta ormai ricettacolo di ogni nefandezza (vedi come è stata cavalcata da taluni la recente notizia scandalo delle fratture agli arti curate col cartone) che non da tregua ad una Regione stremata da mali cronici cui si aggiunge quello ancor più grave di uno Stato autoritario e repressivo.
Su Stilo non possiamo tirarci indietro dall’offrire alcuni spunti di riflessione che hanno caratterizzato il recente percorso amministrativo della città che diede i natali a Tommaso Campanella.
In primis va evidenziato che solo nel 2014, meno di 4 anni fa, lo stesso sindaco Giancarlo Miriello aveva subìto il controllo speciale della Commissione d’Accesso Prefettizia, risultando fra gli isolati casi usciti indenni. Per tanto sorge spontaneo l’interrogativo se gli stessi amministratori che hanno già guidato la medesima comunità per molti anni, senza mai farsi infiltrare dalla mafia, siano stati nel frattempo morsi dalla tarantola. Il secondo punto che insinua ancora più dubbi e che appare anche molto contraddittorio è rappresentato dall’episodio in cui, solamente 44 giorni addietro, è stata distrutta con incendio doloso una casa del primo cittadino. In quell’occasione la “Squadra Stato”, nell’ambito di un Comitato di Ordine e Sicurezza tenutosi proprio a Stilo, ha studiato nel dettaglio l’episodio e lo stato criminale della cittadina e, stando alle dichiarazioni sulla stampa del Prefetto di Reggio Calabria in cui veniva evidenziata un’analisi “abbastanza precisa” relativa al’area di Stilo, veniva asserito che “la delittuosità è davvero ai minimi storici” e riguardanti “situazioni isolate”.
A questo punto, mentre esprimiamo sentimenti di vicinanza all’Amministrazione Comunale a guida Miriello, dopo tali premesse in cui gli amministratori risultano vittime di crimini sporadici ed ordinari e non succubi ed assoggettati alla ‘ndrangheta, chiediamo ancora una volta agli organi dello Stato ed alla politica, grande assente, di correggere le storture di un sistema di prevenzione rivelatosi inefficace e dannoso.