LOCRI – Abbiamo contattato telefonicamente il presidente della Coop Service Lorenzo Delfino e, dopo aver ascoltato, nella serata di ieri, le proteste dei suoi dipendenti, anche lui ha esternato la sua preoccupazione. «Sono fortemente preoccupato per i dipendenti delle cooperative Nosside ed Omnia, di cui sono rispettivamente rappresentanti legali Sergio Piccolo e Luca Valenti, ( che non ricevono gli stipendi da tre mesi, non cinque, come erroneamente riportato ieri sera, ndr) perché il destino nostro è in mano alla burocrazia». «Noi- dice Delfino- siamo obbligati e con le mani legate, non possiamo effettuare i pagamenti perché l’Asp ancora non ha effettuato nessun mandato, e i debiti si cumulano. Non possiamo più anticipare gli stipendi, come è stato già fatto, e la situazione è sempre più drastica per noi che eroghiamo servizi agli Enti, non solo con l’ospedale, ma anche con il Comune di Locri, la situazione è difficile». Il cambio alla direzione sanitaria dell’Asp ha aggravato l’iter, perché, come ci riferisce Delfino: «era pronta una delibera, poi però bloccata. Adesso ne ha preso visione il direttore Carullo e sembrerebbe che sia alle viste una disposizione. L’impedimento burocratico sta nel fatto che, con l’allora direttore generale dell’Asp Squillacioti era stata effettuata una delibera contenente due procedure, una riguardante l’indizione di gara, l’altra il saldo delle fatture. Adesso con Carullo, la prassi sembrerebbe essere diversa perché si è disposto lo scorporo delle due procedure, dunque si attende un imminente mandato». «Pensavo, dice Delfino- che oggi potesse arrivare qualcosa ma sentendo l’Ufficio di Beni e Servizi dell’Asp, mi è stato riferito che non è ancora pervenuta la richiesta scritta, pertanto non si può andare avanti». Ma c’è la fiducia nell’Ente, intanto lunedì mattina la Coopservice si recherà a Reggio Calabria e farà una capatina in Prefettura, il Prefetto conosce la situazione e con lui si tenterà di mediare e accelerare i tempi. Le tasse, le bollette, la spesa giornaliera pesano molto sulle spalle dei lavoratori. A pagare a “caro prezzo”, anche senza stipendio, sono sempre loro.
DOMENICA BUMBACA