(foto di archivio)
R. & P.
La condizione difficile del momento con migliaia di medici, operatori sanitari che in prima linea rispondono all’emergenza della pandemia è senza dubbio, una crisi che ci cambierà la vita. Riconoscenza, ammirazione, da parte di tutti noi, per medici, operatori sanitari e sacerdoti morti, è il minimo che possiamo esprimere oggi, al loro straordinario generoso eroismo e per quanti ancora sono in trincea.
Davanti a questa giusta battaglia, la Locride, scopre ancora una volta la sua forte debolezza. Perché se da un lato il controesodo al Sud, comportamento imprudente di tanti giovani, presi dalla paura, crea un grande rischio per gli anziani, dall’altra parte è frustante vedere il vuoto, il “nulla” di una sanità, che arranca dopo un decennio di commissariamento con carenze strutturali e personale.
Nella Locride tutto è fermo, le aziende si sono definitivamente arrese, solo i settori commerciali di prima necessità, che non hanno nessuna filiera economica col territorio, sono aperte. Una boccata d’ossigeno arriva dal decreto “Cura Italia”. Fino al 31 maggio le tasse e i tributi sono bloccati ma è solo un piccolo respiro, un periodo molto breve, a mio parere. Speriamo che il decreto sia rivisto, perché per far ripartire un territorio, collassato come il nostro, occorre più tempo e molte risorse finanziarie a lunga scadenza su tutti i settori. Se non si fa questo, rischiamo tutti di entrare in un immenso “buco nero” con scompensi a famiglie e imprese in un sistema finanziario che supporterà solo chi sarà ben coperto. Il rischio è grande per la sopravvivenza di imprese e posti di lavoro. Le cancellazioni di tante prenotazioni dell’estate, sono solo l’anticipo di un sistema che inizia a scricchiolare e non solo.
Intanto, un grido da tutt’Italia, occorre una “task-force” di 300 medici e ancora una volta, la classe dei dottori, dimostra un grande altruismo, un forte senso civico. Si presentano in più di settemila.
Anche la sanità calabrese dovrà riorganizzarsi, è una opportunità che va colta ed è necessario che questo territorio lo faccia con servizi essenziali. Non si tratta di ampliare o rafforzare delle strutture, ma di creare un reparto strategico nella Locride di medicina intensiva e sub intensiva con la direzione di personale, medici e primari di spessore. Certo ci vorrà tempo. Se ci guardiamo attorno, mancano persino le mascherine ed è introvabile l’igienizzante ma, strategicamente bisogna fare un passo avanti e farlo al più presto. Il virus è stato detto più volte, da scienziati, non si ferma al confine, lo hanno ben capito Francia, Spagna, Germania e il mondo intero. Chiaramente fa impressione vedere ospedali da campo. Ma requisire campi da basket, alberghi, interi padiglioni di fiere per far fronte all’emergenza Coronavirus con file di camion dell’Esercito che portano via le bare, dei poveri defunti senza l’ultimo saluto dei propri cari, lascia una traccia indelebile nella storia del Paese.
Mi auguro, che la storia ci insegni e il nuovo “asset” regionale, in primis la governatrice Jole Santelli, consideri al più presto o almeno quando lo terrà opportuno di rivedere l’eventualità che gli ospedali di Siderno e Gerace possano riprendere a funzionare con una vera e giusta programmazione all’interno del sistema sanitario regionale, con sicure eccellenze nel settore di medicina intensiva. Una “scelta di coscienza”, di responsabilità perché non succeda mai più quello che viviamo e vediamo in questi giorni di sconforto, per la certezza di essere sempre ben curati, ma anche e soprattutto, per vedere applicato quell’articolo 32 della nostra Costituzione, anche qui, nella nostra Locride.
Marcello Attisano