SIDERNO-“La criminalità non si sconfigge solo con i codici, ma anche con l’educazione, la cultura ed il dialogo con la società civile, soprattutto con i giovani. Il mio monologo è stato scritto proprio per questo”. Con queste parole il Procuratore capo f.f. di Locri, Salvatore Cosentino, spiega il significato de “Il giurista nell’arte”, l’accattivante monologo da lui stesso ideato e inscenato martedì scorso nell’aula magna del liceo artistico di Via Turati.
Un evento organizzato dal Comune di Siderno, rappresentato per l’occasione dal Commissario prefettizio Luca Rotondi e dalla dirigente Chiara Stalteri, con la collaborazione della professoressa del liceo ospitante Giovanna Panetta e dei suoi allievi. Molte le autorità presenti in sala, con una nutrita rappresentanza delle forze dell’ordine, tra cui si è notato il capitano della compagnia dei carabinieri di Locri, Nico Blanco, e il maresciallo della stazione di Siderno, Luigi Zeccardo. In un’ora e mezza di monologo Cosentino ha raccontato, con una ricostruzione davvero originale, intervallata dalla proiezione di spezzoni di film famosi, i mutamenti nel tempo della figura del giurista nell’arte, tra cinema, teatro, televisione e poesia, catturando l’attenzione di un pubblico mai annoiato, ma, al contrario, rapito dall’innata vena oratoria del magistrato, abile ad illustrare la figura del giudice, e del giurista in senso più ampio, tra paradosso, storia, ironia.E così, citando Roberto Vecchioni, Pirandello, De Filippo, Alberto Sordi, Platone, Trilussa, la Tv con i suoi programmi che spettacolarizzano la giustizia, come “Un giorno in Pretura”, o la mischiano a finzione, come Forum, il Procuratore capo di Locri ha spiegato come è cambiata negli anni, sotto la spinta dei fenomeni sociali e dei momenti storici, la figura del giurista, e non sempre in meglio. “La giustizia è bendata perché a volte colpisce a casaccio-ha detto in una delle sue riflessioni-. L’eccesso di rettitudine può portare a volte all’errore giudiziario. Bisogna rifuggire le false apparenze e svolgere con scrupolo e obiettività il mestiere di magistrato perché la forza del diritto prevalga sempre sul diritto della forza”.
ANTONELLA SCABELLONE