di Gianluca Albanese
LOCRI – “Il distanziamento sociale da solo non basta: il virus resta sospeso e viene veicolato a seguito degli spostamenti dell’aria. Ecco perché non basta stare a distanza ma bisogna sempre indossare la mascherina in presenza di altre persone”.
Il medico locrese Nicola Rulli tratta il tema della prevenzione da CoVid-19 fin dallo scorso mese di gennaio, quando gli effetti del contagio sembravano circoscritti alla sola regione cinese di Whuan. Avendo sempre sottolineato l’importanza della profilassi e della vaccinazione, il professionista locrideo parla con cognizione di causa e prosegue, oggi più che mai, la sua opera di sensibilizzazione sul tema, senza generare allarmismi gratuiti ma mettendo in guardia i nostri lettori da alcuni fattori che in questi giorni stanno facendo alzare la cosiddetta “curva dei contagi” anche in territori come il nostro considerati, fino a poco tempo fa, delle vere e proprie isole felici.
Il primo di tutti è la stagionalità, definita da Rulli “Il catalizzatore delle infezioni respiratorie. Le infezioni da virus di tipo influenzale e parainfluenzale – spiega a Lente Locale – impegneranno molto la sanità territoriale, creando problemi anche di diagnosi differenziale con la pandemia in atto”. Insomma, in autunno e in inverno ci si ammala di più alle vie respiratorie, e oggi più che mai è utile distinguere una semplice influenza dal CoVid-19.
E poi c’è la scuola.
Il dottore Rulli ritiene sia indispensabile e urgente “Rivedere l’accesso a scuola, specialmente al Sud, perché la scuola non può essere sconnessa dalle realtà sanitarie territoriali”.
Per chiarire meglio quest’ultimo concetto, spiega che “Lo scenario delle malattie si realizza tra due poli principali: la prevenzione e la cura. In mezzo a queste si svolge la progressione e il destino delle malattie. E’ utile ricordare a chi governa – spiega Rulli – che in Italia la sanità è diseguale e che ci sono regioni dove non sono garantiti i livelli essenziali di assistenza e la vita media, come succede in Calabria, è di 4-5 anni inferiore rispetto a certe regioni del Nord”.
Dunque, soprattutto in Calabria (e nella Locride in particolare) “Dove i mezzi e l’efficacia delle cure non sono adeguati agli standard, è necessario agire al massimo sui meccanismi di prevenzione, che per i virus a trasmissione aerea sono imperniati sull’evitare gli assembramenti e garantire la compresenza di distanziamento sociale, dispositivi di protezione individuale come le mascherine, i test e i tracciamenti. Il livello di guardia deve essere alto al Sud – insiste il medico – perché è alta la suscettibilità all’infezione rispetto al Nord, laddove esiste già un’immunità di gregge”,
E il punto dolente, secondo la dettagliata analisi del medico Rulli, è proprio la scuola “Che muove ogni giorno – ricorda – 10 milioni di persone, tra alunni e personale. Quello che ruota oggi attorno alla scuola (assembramenti, mezzi pubblici affollati) è il contrario della prevenzione, non per colpa degli operatori del settore che stanno dimostrando abnegazione e spirito di sacrificio, ma è giusto che anche loro debbano essere tutelati. A oggi in classe non c’è l’obbligo di indossare le mascherine, però esiste il portatore asintomatico. Ma sulla base di quale fondamento scientifico – si chiede il dottore Rulli – un fanciullo deve smettere la mascherina a scuola? Tocca a noi adulti spiegare a giovani e giovanissimi quelli che sono i comportamenti giusti da adottare, perché un bimbo soffrirebbe tanto se scoprisse di essere stato lui a infettare la mamma o il nonno. E allora voglio ricordarlo per l’ennesima volta: le mascherine sono il mezzo più efficace di prevenzione, perché il virus si trasmette principalmente per via aerea, attraverso naso e bocca, raramente con le mani. La stessa conformazione delle aule scolastiche evidenzia un aspetto infrastrutturale costruito per avvicinare i ragazzi e non per distanziarli, come invece occorrerebbe e allora, se i governi non possono fare a meno delle lezioni in presenza, intervengano subito perché le prospettive non sono rosee e la salute è il bene fondamentale da salvaguardare”.
Fin qui il monito. Ma come sempre, il medico Rulli va oltre la semplice sottolineatura di quello che non va e propone anche delle possibili soluzioni.
“Innanzitutto – chiarisce a Lente Locale – bisogna rimodulare l’accesso a scuola, favorendo solo le prime classi. La riduzione degli accessi nelle aule è una misura sensata per un periodo sicuramente breve, perché quanto prima avremo vaccini e terapie mirate, come dimostrato con i grandi della terra, ma ora quelle terapie non ci sono per tutti. E’ altresì importante implementare i test e il tracciamento dei contatti, agevolando il passaggio tra richiesta e offerta sanitaria, rendendolo semplice e rapido. Bisogna, ovviamente, evitare ogni tipo di assembramento perché il rischio è che la sanità territoriale andrà in tilt, così come la sanità ospedaliera”.
E poi, come sempre sostenuto da Nicola Rulli e da fonti autorevoli dell’OMS “Bisogna procedere alla vaccinazione influenzale per tutti, anche ai ragazzi, purché il vaccino sia quello tetravalente. Quello trivalente che viene attualmente proposto dalla Regione Calabria lascia scoperto un buon 20% di rischi d’infezioni e per me non è sufficientemente sicuro. Voglio ricordare – conclude – che i moltiplicatori delle infezioni virali sono i ragazzi a scuola. Perché non vaccinarli, visto che ci sono esperienza in altre nazioni in cui, agendo in tal modo, sono crollate le assenze per malattia, con notevole risparmio anche in termini economici?”.