di Gianluca Albanese
LOCRI – “La vaccinazione è un atto medico. Va eseguito al momento giusto e dopo un’adeguata valutazione delle condizioni del paziente. Ecco perché ribadisco che i medici di famiglia sono le figure professionali più indicate a somministrarli, perché conoscono i pazienti, la loro storia clinica e capiscono se e quando è il momento di inoculare la dose”.
Il medico locrese Nicola Rulli interviene di nuovo sulle problematiche connesse alla campagna vaccinale, dopo aver affrontato fin dall’inizio le tematiche relative alla prevenzione del contagio da CoVid-19.
A oggi, infatti, le problematiche sono note: sono ancora poche le dosi pervenute e il vaccino viene iniettato nei centri vaccinali in base a criteri che, secondo il dottore Rulli “Lasciano ancora indietro gli ultimi: i pazienti fragili, ultrafragili e – aggiunge – anche i 90enni ne sono esclusi. Ne sono prive le persone con difficoltà a deambulare, quelle allettate e quelle con patologie gravi; quelle che, per intenderci, non possono permettersi lunghi spostamenti per vaccinarsi e lunghe file in veri e propri assembramenti”.
Dunque, a tutt’oggi, il sistema prevede centri vaccinali e un sistema di prenotazione on line che, allo stato, destina i pazienti in centri lontani anche più di cento chilometri con tutti i disagi del caso.
E i pazienti chiedono i vaccini.
Li chiedono ai medici di famiglia, in primis, bombardati da una raffica di informazioni apprese dai Tg nazionali che, a loro volta, riportano le ottimistiche dichiarazioni di governanti, politici e commissari, secondo cui ci si potrà vaccinare anche in farmacia, in fabbrica o in altri posti tradizionalmente non predisposti a quella che è e rimane una pratica medica.
Secondo Nicola Rulli “Nonostante la stragrande maggioranza dei medici di medicina generale abbia dato la disponibilità a somministrare i vaccini anti Covid e nonostante le intese tra Governo e associazioni di categoria dei medici, al momento non disponiamo nemmeno di una dose di vaccino anti Covid: siamo un esercito senza munizioni nella prevenzione dei contagi, nonostante siamo le uniche figure professionali capaci di assicurare la libera scelta del paziente, garantire una migliore “compliance” anche per il rapporto medico paziente basato sulla fiducia. Il medico, infatti, conosce il paziente e le sue eventuali co-morbilità e sa quando è il momento di vaccinare una persona o rimandarla, se non idonea, a una seduta successiva”.
Il dottore Rulli ritiene che si stia andando verso quella che definisce “La centralizzazione periferica della sanità, una metodologia che penalizza la prossimità delle cure e alimenta la colonizzazione politica della sanità.
Sarebbe il momento di rendere più umano il rapporto con il paziente che è portatore della malattia e del suo vissuto.
Lavorare alla rimozione delle barriere interposte tra il cittadino e le strutture sanitarie (liste d’attesa, visite negate, ricoveri impossibili, giornate d’attesa ai pronti soccorso) e impedire che altre barriere vengano create.
Un medico che conosce uno per uno i propri assistiti, che giornalmente è in contatto con i propri pazienti eviterebbe disagi, attese, e darebbe – conclude – un contributo sostanziale alla vaccinazione anti Covid, senza fare rumore”.