di ufficio stampa “Crescere al Sud”
Investire sull’infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno per tutelare e promuovere i diritti di bambini/e e ragazzi/e e per creare le precondizioni utili allo sviluppo delle regioni meridionali. E’ questo il tema principale del dibattito “Bambini e ragazzi al centro: la comunità educante come volano per il Mezzogiorno”, promosso da Crescere al Sud nell’ambito dell’Assemblea Nazionale del 4-5 novembre a Cosenza.
L’incontro intende accendere i riflettori sulla necessità di immaginare un forte investimento, a livello nazionale e locale, su quelli che rappresentano i punti nevralgici per lo sviluppo sociale e culturale delle regioni del sud Italia. Mettere al centro i bisogni delle giovani generazioni significa oggi, per il Mezzogiorno, coltivare l’idea di un futuro diverso.
Ma da dove partire? Sicuramente da dati e fatti già noti, ma ancora di cui poco si parla.
Sono 1.647.965 i minori (0-17 anni) che si trovano a rischio povertà nelle cinque regioni meno sviluppate del Paese (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Basilicata), di questi ben 717.215 sono i minori che vivono in condizione di grave deprivazione materiale (Fonte: Istat, indicatori territoriali per le politiche di sviluppo). Secondo Save the Children, nel Mezzogiorno la povertà assoluta è pari al 9,3% contro l’8,3% del Nord. A fronte di ciò, l’organizzazione per i diritti dei minori evidenzia che la spesa sociale nell’area famiglia e minori è molto più bassa della media europea, con 313 euro pro-capite, a fronte di 506 euro in media in Europa e dei 952 euro pro-capite della Germania.
Anche a livello territoriale emergono enormi differenze: si va dai 242 euro pro-capite di spesa per l’area famiglia e minori in Trentino ai 20 euro pro-capite della Calabria, a fronte di una media nazionale di 113 euro. A livello provinciale, colpiscono le disparità tra i 393 euro pro-capite di Trieste e i 350 di Bologna e gli 8 euro a testa di Vibo Valentia, i 18 di Crotone, i 20 di Cosenza e Avellino. (fonte: 6° Atlante dell’infanzia a Rischio di Save The Chidren)
I dati si traducono, sui territori del Mezzogiorno, in elevata dispersione scolastica, mancanza di asili nido, di luoghi di aggregazione giovanile , diffusione di fenomeni di illegalità e violenza di genere anche tra i più giovani, esclusione sociale dei minori migranti non accompagnati e, in definitiva, in un evidente aumento delle disuguaglianze e delle aspettative di vita tra le/i bambine/i e ragazze/i del sud rispetto ai coetanei e alle coetanee che vivono nel resto della penisola.
Crescere al Sud, rete promossa da 56 organizzazioni locali e nazionali che operano nelle regioni del sud Italia con il sostegno della Fondazione con il Sud, chiede al governo nazionale e alle istituzioni regionali un chiaro impegno per le politiche dell’infanzia e dell’adolescenza nell’ambito del “Masterplan per il Mezzogiorno”, piano lanciato dal governo Renzi che mette a disposizione ingenti risorse per opere pubbliche per lo sviluppo delle regioni meridionali, ma che non tiene conto della necessità di investire chiaramente nella valorizzazione del capitale sociale di territori tanto complessi quanto ricchi di risorse umane.
“ Se vogliamo parlare di opere pubbliche fondamentali per il Mezzogiorno non possiamo non includere un intervento strutturale, a favore dei più giovani, che investa sull’infrastrutturazione sociale, cioè su una serie di attività che puntano a mettere in connessione privato sociale, istituzioni e cittadini al fine di favorire la coesione sociale”, dichiarano i rappresentanti di Crescere al Sud.
L’importanza di puntare sul rafforzamento del capitale sociale nel Mezzogiorno non è certo una novità. Lo ha ribadito, nel corso degli anni, anche l’attuale presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, sottolineando la necessità di combattere, in particolar modo, la povertà educativa nelle regioni del sud, puntando su politiche regionali più lungimiranti e su una gestione delle risorse più trasparente.
Crescere al Sud rivolge un appello al governo, alle istituzioni nazionali e locali e chiede un “patto
per i minori del sud” che :
– garantisca un piano strutturale basato su fondi ordinari e comunitari che promuova l’inclusione sociale dei più giovani, in particolare nelle periferie e nelle aree a maggiore presenza criminale del mezzogiorno attraverso “presidi ad alta densità educativa” che siano spazi di formazione, sana aggregazione e di innovazione nelle aree di forte deprivazione sociale.
– assicuri l’accesso agli asili nido intesi come presidi fondamentali non solo dal punto di vista educativo, ma anche di sostegno alla genitorialità. Usufruire del nido significa per molte donne non rinunciare alla possibilità di lavorare
– sostenga, attraverso la comunità educante, azioni concrete di supporto, presa in carico e programmazione individualizzata dei minori che abbandonano la scuola dopo i 16 anni
L’auspicio della rete è che questi temi non solo diventino prioritari nell’agenda della politica per il Mezzogiorno, ma vengano anche declinati interpellando i diretti interlocutori: i giovani del sud Italia.
Di seguito una dichiarazione del portavoce di “Crescere al Sud” Francesco Mollace:
“Sono ben 1.647.965 i minori (0-17) che si trovano a rischio di povertà nelle cinque regioni meno sviluppate del paese (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Basilicata), di questi ben 717.215 minori vivono in condizione di grave deprivazione materiale (fonte Istat, indicatori territoriali per le politiche di sviluppo, http://www.istat.it/it/archivio/16777). Sono i dati dell’emergenza minori al sud che è possibile estrapolare dagli indicatori appena pubblicati (16 ottobre) nella “Banca dati indicatori territoriali per le politiche di sviluppo” (iniziativa nata nel quadro del disciplinare stipulato tra Istat e Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica) dall’Istat che riporta gli indicatori dell’Accordo di partenariato 2014-2020, suddivisi per Obiettivo tematico e per Risultato atteso.
Per sottolineare la drammaticità della condizione di vita di molti minori che vivono nelle regioni del meridione considerate dalle politiche di coesione dell’Unione Europea come meno sviluppate, l’alleanza Crescere al Sud, ha organizzato la sua assemblea nazionale a Cosenza il prossimo 4 e 5 novembre sul tema «Bambini e ragazzi al centro». L’evento intende porre all’attenzione del paese la necessità di immaginare un forte investimento sull’ infrastrutturazione sociale delle regioni meridionali con riguardo alle esigenze delle generazioni più giovane che vive un forte rischio di esclusione sociale. Il tal senso la rete promossa da 56 organizzazioni locali e nazionali che operano nelle regioni del mezzogiorno, rete che si avvale del sostegno della Fondazione con il Sud, chiede alle istituzioni regionali e al governo nazionale un impegno per una progettazione partecipata di uno specifico patto per i bambini e i ragazzi delle aree più degradate del sud da inserire e sostenere nel quadro del cosiddetto «masterplan per il mezzogiorno». Masterplan tutto basato su opere pubbliche ritenute dal governo e dalle regioni strategiche.
«Per quanto ci riguarda» dichiara Francesco Mollace, portavoce di Crescere al Sud, «l’opera pubblica maggiormente strategica per uno sviluppo sistemico del meridione è la sua infrastrutturazione sociale dalla parte dei più giovani, con un investimento sul capitale sociale, sulla formazione, sulle comunità educanti in particolare nelle aree a maggiore densità criminale. Non siamo i soli a dirlo. Con maggiore autorevolezza lo ha detto nel corso degli anni l’attuale presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, che ha ripetutamente messo in risalto la necessità di investire prioritariamente sul rafforzamento del capitale sociale nelle regioni del sud colmando il gap che risulta nel campo dell’istruzione, dell’assistenza sociale, degli asili e della formazione per i giovani. Io sono d’accordo con Draghi anche sul fatto che le politiche regionali hanno ottenuto sin ora scarsi o nulli risultati e sul fatto che servono rilevazioni indipendenti, sistematiche e frequenti, su cui misurare i progressi delle amministrazioni indirizzando al meglio l’uso delle risorse pubbliche che spesso al sud finiscono in mani criminali. Unitamente a tutte le organizzazioni che fanno parte di Crescere al Sud, e d’intesa con ampi strati di società civile, ha concluso Mollace, chiediamo che questo tema diventi prioritario nell’agenda della politica per il sud, ed in tal senso siamo disponibili a contribuire alla costruzione partecipata di una programmazione che abbia un orizzonte decennale»”.