di Agata Mazzitelli*
“Ognuno fa la sua parte” cinguettava il colibrì, che nella favola africana dell’incendio nella foresta, trasportava dal fiume, poche gocce d’acqua dentro al becco, con l’illusione di partecipare allo spegnimento delle fiamme.
E questo tra lo stupore, l’ironia e la rassegnazione di chi assisteva inerme, all’enorme danno creato all’habitat di tantissimi animali, un luogo che stava lentamente scomparendo, divorato dal fuoco.
E’ il fuoco di una sorta di avvilimento, che rischia di ridurre in cenere tante iniziative nei piccoli centri.
Tutti carpiamo l’intreccio tra la calma tipica che li caratterizza e gli entusiasmi che purtroppo rischiano voli bassi, quasi radenti al suolo.
Un po’ come il senso di appartenenza dei luoghi, una sensazione che rimane dentro, che ci avvinghia quando li si lascia e che tarpa un po’ le ali guardando “altrove”.
Un “senso” che non basta, perché se non si trova l’occasione per indossarlo, è un po’ come avere un abito bellissimo ma appeso nell’armadio.
Allora ,“ognuno fa la sua parte”, diventa il Mantra di un gruppo di Amministratori, che legge le carte del futuro e lavora concretamente sul presente.
C’è chi punta al mezzo di trasporto per collegare i siti e che diventa servizio reale; chi grazie ad un contributo per il sostegno all’editoria, progetta il recupero di una Biblioteca assopita.
C’è chi è figlio di una lunga esperienza amministrativa e crea sinergie tra Ente ed Associazioni del luogo, per la nascita di strumenti che valorizzino e creino attrattiva per il paese.
Salire su un pulmino, lasciandosi alle spalle la costa Jonica, con addosso la meraviglia della visita ai mosaici di una Villa romana del I secolo d.c., non è poca cosa.
Ma anche avviarsi verso un paesino dell’entroterra reggino per “assaporarne” i luoghi e durante il percorso, capire e pregustare il viaggio, diventa un mix tra l’aspettativa e la realtà.
Il paesaggio è semplice e curioso al tempo stesso, l’arrivo al Borgo antico lascia senza fiato.
A portata di sguardo, fa capolino la tappa appena lasciata, quasi la si possa sfiorare tra le dita.
Immersi nella storia, si rimane ammaliati dal racconto di un Cicerone del luogo, che dei “Fatti di Casignana”, narrati da Mario Lacava conosce ogni respiro.
Così come il respiro di chi sente l’odore dei libri, della carta, del sapere e quasi diventa protagonista dello scritto di Domenico Dara, che in un‘abile fusione di morte e vita, vecchio e nuovo, tra biblioteca, cartiera, macero e fogli di romanzi che il vento spazza in ogni dove, fa della lettura una ragione di esistenza ma anche e soprattutto di sopravvivenza.
E se a questo effluvio si coniuga quello dei sapori enogastronomici e dei saperi di un Museo delle arti, dei mestieri e della civiltà contadina, di sicuro l’aroma di un “Caffè Letterario” in un salotto culturale del bellissimo e suggestivo Palazzo Moscatello, lascerà nel visitatore la struggente voglia del ritorno.
E’ Il sensus locorum, che da peregrinare introspettivo diventa viaggio reale, nel tempo e nella sinuosa bellezza di Casignana tra archeologia, cultura, memoria e tradizione.
*: consigliere con delega alla cultura, istruzione e pari opportunità