RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Nel corso delle prime ore della giornata i Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria hanno dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta di questa Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 5 esponenti della ‘ndrangheta di Giffone e Grotteria.
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Sono ritenuti responsabili delle ipotesi delittuose di cui agli artt. 416 bis commi 1, 2, 3, 4, 5 e 6 cod. pen. e 3 Legge n. 146/2006, per aver fatto parte, con altre persone allo stato non ancora individuate, dell’associazione mafiosa denominata ’ndrangheta, operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria, del territorio nazionale ed estero. Gli arrestati sono:
– LAROSA Giuseppe, nato a Polistena il 20.7.1965;
– VALENTE Pasquale, nato a Taurianova il 20.2.1962;
– BRUZZESE Salvatore, nato a Grotteria il 6.11.1952;
– MANDAGLIO Antonio, nato a Giffone il 24.9.1947;
– CARLINO Vincenzo, nato a Grotteria il 26.6.1954.
Il GIP di Reggio Calabria, dott.ssa Adriana Trapani, ha emesso la misura cautelare in carcere, ai sensi dell’art. 27 C.P.P., a seguito del provvedimento di fermo di indiziato di delitto a cui è stata data esecuzione il 18 novembre u.s. e disposto da questa Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti dei primi 3 destinatari sopra elencati, ritenuti inseriti, con cariche importanti, alle Locali di ‘ndrangheta di Giffone e a quella di Grotteria. Per i primi due indagati, il GIP del Tribunale di Palmi ha convalidato il fermo e rimesso gli atti a quello di Reggio Calabria, avendo rilevato – come di rito – la propria incompetenza funzionale; mentre, sul conto di BRUZZESE Salvatore, il GIP del Tribunale di Locri aveva ordinato la immediata liberazione, non ritenendo sufficientemente grave il quadro indiziario a suo carico raccolto.
Le indagini, come si ricorderà, sono state basate su attività di intercettazione, riprese video effettuate nel corso di servizi di osservazione e pedinamento, nonché sulle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e sono scaturite dalle risultanze investigative acquisite nel corso di altra attività di indagine svolta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Milano e dal ROS di Milano; indagine denominata “INSUBRIA” che ha portato, sempre il 18 novembre u.s., all’esecuzione di una misura cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di 40 indagati, ritenuti affiliati alla ‘ndrangheta esistente ed operativa in Lombardia.
Dalle complessive attività investigative, come in pregresso già evidenziato, è in special modo emersa la figura di LAROSA Giuseppe, anche inteso Peppe la mucca, in possesso della dote di Mammasantissima, con ruolo di vertice della ‘ndrangheta e, in particolare, dell’articolazione territoriale riferibile alla Locale di Giffone, alla quale sono subordinate le Locali individuate nella Brianza comasca di Cermenate e Fino Mornasco, e quella di Calolziocorte nel lecchese, nonché altre Locali ancora non meglio individuate.
Inoltre, l’organizzazione mafiosa di Giffone capeggiata dal LAROSA, così come documentato nel corso delle attività investigative condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria nell’ambito dell’indagine denominata “HELVETIA” dell’agosto scorso, è collegata con altre strutture ‘ndranghetistiche calabresi, quali la Locale di Fabrizia della provincia di Vibo Valentia e con la dipendente Società di Frauenfeld (Svizzera).
Le attività investigative hanno altresì consentito di documentare, come anche il panettiere incensurato VALENTE Pasquale, già arrestato a novembre, in possesso della dote della Santa, ricoprisse un ruolo di rilievo nell’ambito della Locale di Giffone e fosse in stretto contatto con LAROSA Giuseppe, al pari di MANDAGLIO Antonio, macellaio giffonese, avente un ruolo di vertice nello stesso sodalizio, tanto da essere ritenuto fedele espressione sul territorio del LAROSA e autorevole interfaccia per risolvere problemi inerenti allo svolgimento di attività economiche, specie del settore boschivo, nell’ambito del taglio e della vendita della legna; attività, come noto, molto diffusa nella catena collinare pre-aspromontana di quel versante della provincia reggina. Il materiale probatorio a suo carico ha consentito di rivalutare elementi già emersi in pregresse attività investigative nel corso delle quali lo stesso è risultato avere contatti con i più autorevoli referenti della ‘ndrangheta reggina, nonché di essere in possesso almeno della dote del “trequartino”.
Dalle indagini, è inoltre emersa, nel contesto della Locale di Grotteria, la figura di BRUZZESE Salvatore, inteso Salineri, già coinvolto in indagini in materia di associazione di stampo mafioso, ritenuto essere l’attuale reggente della struttura criminale grotterese operante nel Mandamento Jonico. Le conclusioni del GIP di Locri non sono state condivise dal GIP di Reggio Calabria anche alla luce degli ulteriori approfondimenti eseguiti dal ROS dopo la sua scarcerazione, che hanno consentito di rafforzare ulteriormente il quadro probatorio a suo carico, confermando la fondatezza della tesi accusatoria già delineata nel precedente provvedimento di fermo. Ed è proprio il fratello Raffaele, da anni in Lombardia, a indicarlo con un ruolo di primo piano nella ‘ndrangheta di Grotteria, con ampie disponibilità economiche.
Infine, sempre a quest’ultima organizzazione grotterese, è risultato appartenere anche Carlino Vincenzo, già condannato per omicidio e armi, commerciante, con il compito di curare i rapporti con i referenti di altre articolazioni dell’associazione mafiosa stanziali in Lombardia, prendendo anche parte attiva a riti di affiliazione e a cerimonie di conferimento di “cariche” e “doti” di ‘ndrangheta.