Nel comune dell’hinterland milanese vi è stato il dirigente scolastico di un istituto che ha deciso di chiudere la scuola in coincidenza della fine del Ramadan, anche perché, egli sostiene, “una buona fetta di studenti, rapportabile al 40 per cento, è iscritta nella nostra scuola”; in Emilia-Romagna, invece, una preside ha negato la benedizione pasquale ad un sacerdote in occasione delle ormai prossime festività pasquali asserendo che “Essa vìola la laicità”. Situazioni che si commentano da sole, figlie di un cambiamento socio-religioso sempre più solido, contro cui nulla pare esserci per poterle contrastare. O che non si voglia fare per contrastarle.
di Antonio Baldari
In ossequio ad una celeberrima affermazione in Italia “Non c’è più religione”. Eh già, il BelPaese si imbruttisce ogni giorno che passa considerando il “credo” di Stato da secoli professato, che alimenta le sue, inequivocabili, radici così come quelle, in senso più esteso, del Vecchio Continente ossia l’Europa: episodi a iosa ne intaccano sempre di più l’immagine seminando confusione mista a smarrimento per qualcosa che molto velocemente sta cambiando, ed a fronte del quale pare esserci nulla da fare.
In estrema sintesi, a Pioltello, comune dell’hinterland milanese di poco meno di 40mila abitanti, vi è stato il dirigente scolastico di un istituto che ha deciso di chiudere la scuola in coincidenza della fine del Ramadan, il periodo di digiuno e preghiere riconducibile all’Islam ed ai musulmani, anche perché, egli sostiene, “una buona fetta di studenti, rapportabile al 40 per cento, è iscritta nella nostra scuola”; in provincia di Forlì-Cesena, invece, una preside ha negato la benedizione pasquale ad un sacerdote in occasione delle ormai prossime festività pasquali asserendo che “Essa vìola la laicità” – ha motivato la propria scelta la preside.
Insomma, situazioni che si commentano da sole, provenienti da due entità piuttosto autorevoli quali sono per l’appunto due dirigenti scolastici, situazioni che vanno ad aggiungersi ad altre che sono state cronaca nei mesi scorsi per il periodo del Santo Natale, con presepi non realizzati o, al contrario, bellini e carucci salvo poi deturparli con il…cucù al posto di Gesù per non offendere alcuna confessione religiosa o credo religioso che dir si voglia.
Di certo, sono delle situazioni non più episodiche, di quelle che “una mattina mi son svegliato e mi son sentito di fare così”, no, non è così, non più, in considerazione del fatto che esse vanno a saldarsi con altre precedentemente verificatesi e, quindi, parte di un atteggiamento, un modo di essere in netta contrapposizione con quello che da secoli viene professato, forse ancora a maggioranza.
Un cambiamento di status-symbol, oseremmo dire, per il quale è sempre più pervasiva ed invasiva, non più in maniera strisciante bensì oltremodo palese, “disobbedienza” che peraltro si accompagna ad una certa “noncuranza”, chiamiamola così, rispetto a ciò che si è tenuti a fare come nel caso di Pioltello, nel senso che il calendario scolastico è bloccato sulle festività e sui giorni da dedicare allo studio ed alla frequenza scolastica, ed altro non è ammesso se non previa autorizzazione.
La sensazione è che si percorrerà in maniera più convinta su questo solco, anche perché non sono sufficienti le arrabbiature del Salvini di turno posto che, se non fai adeguata formazione e prevenzione per determinate figure istituzionali, poi devi soltanto che tenerti questi risultati, il resto sono chiacchiere da bar come purtroppo, ahinoi, troppe se ne fanno da un po’ di tempo a questa parte in Italia. Per cose serie, per giunta!