R. & P.
Riace ha subìto un duro colpo ma non si arrende. Il suo modello di accoglienza, il messaggio di umanità e di pace che la sua esperienza hanno trasmesso al mondo intero vivono nella lotta di migliaia e migliaia di cittadini, di tante associazioni, comuni e realtà di base. E’ stato costituito anche un comitato per dare vita ad una fondazione che si occuperà del rilancio dell’esperienza che ha visto protagonista, insieme ai suoi concittadini, il sindaco Mimmo Lucano in questi anni. Si chiamerà “E’ Stato il Vento”, come il vento che, sul finire degli anni novanta, “spinse un veliero carico di curdi sulla spiaggia di Riace”.
Un’onda inarrestabile, il segno che, nonostante tutto, sia possibile credere in “un’altra umanità”, per usare le parole dello stesso Lucano.
In questo quadro si inserisce l’iniziativa di candidare il piccolo borgo calabrese al premio Nobel per la pace 2019. Sono state raccolte oltre 90 mila firme, grande è stata la mobilitazione in tutto il Paese. Un appello al quale hanno aderito, tra gli altri, anche 2700 professori universitari, decine di parlamentari, tante associazioni.
Ora, a sostegno di questa campagna, c’è anche una “ciclostaffetta”, organizzata da un gruppo di cicliste e di ciclisti provenienti da ogni angolo d’Italia, totalmente autofinanziata.
Partita da Roma lo scorso 16 febbraio da Piazzale Maslax, dove ha sede l’associazione Baobab Experience, si concluderà a Riace domenica 24 febbraio. Nove tappe, passando per Napoli, Agropoli, Policastro Bussentino, Diamante, Paola, Lamezia Terme, Catanzaro, Soverato.
Come spiegano gli organizzatori, l’iniziativa è stata concepita per supportare la campagna del Comitato promotore “Premio Nobel per la pace a Riace”, ma soprattutto “per continuare a sostenere questa esperienza, come un seme da proteggere e coltivare”. Perché, sottolineano, “stiamo assistendo ad una violenta e capillare strategia di attacco, non solo a tutte le realtà che cercano giorno dopo giorno di costruire alternative possibili per le persone migranti, ma anche verso sentimenti di solidarietà e fratellanza che ci appartengono in quanto esseri umani”.
Mentre si respira ancora l’odore acre dell’ultimo incendio nella tendopoli di San Ferdinando, dove ha perso la vita un’altro giovane immigrato, un lavoratore, questa iniziativa è un’altra occasione per sollecitare una riflessione pubblica sul tema delle migrazioni che spezzi la narrazione tossica e fuorviante del governo, di Salvini e dei suoi alleati.
Non solo. Proprio nel momento in cui incombe il rischio di una rottura dell’unità del Paese e di una secessione di fatto delle sue regioni più ricche, la “ciclostaffetta” rappresenta simbolicamente la volontà di unire, di unire uomini e territori, storie e culture, ciò che il pregiudizio e leggi ingiuste tendono a dividere.
Un’iniziativa che parla anche ai territori marginali, alle aree interne del Paese e del Mezzogiorno, nello spirito di quella che, un po’ di anni fa, la Sinistra EuroMediterranea, chiamava la “dorsale della solidarietà”. Un idea di rivitalizzazione dei comuni montani e collinari, soggetti a spopolamento, che poggiava sull’apporto costruttivo dei migranti, in armonia con le popolazioni locali.
Comitato “Riace Premio Nobel per la Pace”
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