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Ne è passata tanta di acqua sotto i ponti per questo, isolato, episodio che ha visto il playboy dei playboy italiani, nonché personaggio televisivo ed imprenditore nella caliente terra di Calabria, essendo passati anche tanti anni, per il Nostro, tra aule di tribunale, fermo domiciliari e le patrie galere che lo hanno riportato, al fine, di nuovo tra i comuni mortali sia pur essendo sempre guardato a vista. Eh sì perché “il lupo perde il pelo e non il vizio” per uno come lui che di vizi – ed anche stravizi – se ne è concessi più di uno andando quasi sempre sopra le righe, non avendo la benché minima cognizione di ciò che voglia significare “il limite”, per lui che è, per l’appunto, senza limiti, non limitandosi neanche di fronte al nuovo terremoto che sta investendo il calcio italiano. Cui prodest? Cosa cela tutto ciò?
di Antonio Baldari
Narrano le cronache meno ufficiali e più ufficiose che Fabrizio Corona è passato nella Locride, e segnatamente in quel di Marina di Gioiosa Jonica, per una serata di quelle “da sballo” tra danze sfrenate, mojito, ammiccamenti, parole dolci ed occhiatine a go-go salvo poi arrivare ad essere coinvolto in una tremenda scazzottata che, come si suol dire in questi casi, fece finire il tutto a carte quarantotto.
Ne è passata tanta di acqua sotto i ponti per quest’isolato episodio che ha visto il playboy dei playboy italiani, nonché personaggio televisivo ed imprenditore nella caliente terra di Calabria, essendo passati anche tanti anni, per il Nostro, tra aule di tribunale, fermo domiciliari e le patrie galere che lo hanno riportato, al fine, di nuovo tra i comuni mortali sia pur essendo sempre guardato a vista. Eh sì perché “il lupo perde il pelo e non il vizio”, secondo un antico quanto rinomato adagio, per uno come lui che di vizi – ed anche stravizi – se ne è concessi più di uno andando quasi sempre sopra le righe, non avendo la benché minima cognizione di ciò che voglia significare “il limite”, per lui che è, per l’appunto, senza limiti, non limitandosi neanche di fronte al nuovo terremoto che sta investendo il calcio italiano, altrimenti appellato “Scommessopoli”, per quella gioiosa prolificità linguistica che appartiene all’italiano.
Che in un battibaleno ti dà la possibilità di configurare nuove realtà, belle o brutte che siano, che tanto poi piacciono agli Italiani in special modo quando essi possono beatamente farsi i catinazzi degli altri; e così si apprende di questi più o meno ingenui professionisti della pedata che pare abbiano infranto le regole andando a fare qualche puntatina di troppo laddove non avrebbero dovuto, essendo a conoscenza che, per l’appunto, non si poteva fare.
La magistratura sportiva dirà ma, in tutto ciò, chi sta sgomitando a pieni gomiti? Ma sì, proprio lui, che un giorno sì e l’altro pure fa nomi come se recitasse sui grani del rosario, lui che in chiesa probabilmente non ci entra dalla Prima Comunione o giù di lui, ma pontifica come e meglio di un prete dal sacro pulpito: oggi tocca a Tizio, domani a Caio e dopodomani ancora a Sempronio, con informazioni certosine, corredate di dettagli, informatori più o meno segreti e tanto altro ancora.
Ma la domanda nasce spontanea: cui prodest? A chi giova una siffatta posizione di condanna di Corona, che da condannato è passato a condannante in un nanosecondo? Cosa cela tutto ciò? Di certo non vorremmo che finisse a cazzotti come la famosa seratina calabrese posto che di cose ne sa tante, forse troppe, da urtare con ogni probabilità la suscettibilità di qualcuno. E più di qualcuno.