R. & P.
La festa del primo maggio quest’anno risente delle restrizioni a tutela dal contagio da Covid-19. Conseguenze che sono davanti agli occhi di tutti e che portano a dire che “nulla sarà più come prima”. Nulla sarà come primaper il mondo del lavoro, per le imprese e i settori economici che sono andati in sofferenza, per le realtà del Terzo settore.
In questo difficile momento urge una grande alleanza in tema di lavoro. “Lavoro, lavoro, lavoro” è il grido di aiuto che viene soprattutto dalle aree più depresse del paese. Serve un’alleanza per il lavoro da parte di tutte le forze sociali, che desiderano il bene della comunità e che vogliono impegnarsi a combattere ogni forma di discriminazione tra chi ha un lavoro e chi non ce l’ha.
“Nessuno deve perdere lavoro per il coronavirus” rischia di trasformarsi da proposito ed impegno condiviso in un irraggiungibile ideale. Sappiamo bene che il lavoro è un bene pubblico, oltre che un diritto. Un bene di tutti e per tutti, non solo di pochi privilegiati. La disuguaglianza sociale di fronte al lavoro è fonte di scarto, di ingiustizie ed espressione di una società malata, che, negando i diritti fondamentali, rischia una crisi inesorabile. La mancanza del lavoro è un virus non meno pericoloso del covid-19, che ci rende più vulnerabili ed interdipendenti l’uno dall’altro.
Che tutti abbiamo un lavoro! E chi ce l’ha lo svolga con responsabilità e senso del dovere. Spesso, anche quando il lavoro c’è, è precario, povero, temporaneo, lontano dall’essere un lavoro libero, creativo, partecipativo, solidale (EG 192). I Vescovi italiani nel loro Messaggio al mondo del lavoro auspicano “un’economia che metta al centro la persona, la dignità del lavoratore e sappia mettersi in sintonia con l’ambiente naturale senza violentarlo, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile”.
In questo tempo di emergenza c’è stata possibilità di apprezzare tanti settori lavorativi essenziali, che hanno visto impegnati gli operatori nella manifattura, nel settore alimentare e della logistica in modo da assicurare anche nei giorni della crisi beni e servizi necessari, lavorando in condizioni difficili e non sempre di sicurezza.
La gratitudine di tutti va agli “eroi di questa emergenza”: il personale medico e sanitario, professionale e volontario, che, mettendo a rischio la propria vita, non ha mancato di garantire le cure alle vittime dell’epidemia.
San Giuseppe Lavoratore sia per tutti icona di speranza!
Il Signore benedica il lavoro di ogni uomo ed aiuti tutti ad essere sempre più operosi nel servizio della comunità. Pronti a sostenere i valori della giustizia e della solidarietà e abitare quel meraviglioso giardino, che Dio ha affidato alle nostre mani.
X Francesco Oliva