DAL SEGRETARIO REGIONALE DELLA FILT-CGIL PINO DE FELICE RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA SEGUENTE NOTA STAMPA:
La FILT-CGIL della Calabria scrive a Lei e al suo giornale per portare alla sua attenzione e a quella di tutti i suoi lettori, la vicenda lavorativa di alcuni lavoratori a progetto che riflette la politica del lavoro applicata dall’ANAS, sui cantieri di ammodernamento dell’autostrada A3 SA-RC nel territorio calabrese.
Come Lei certamente saprà, l’ANAS è una società per azioni il cui unico socio è il Ministero dell’Economia ed è sottoposta al controllo e alla vigilanza tecnica e operativa del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Quindi, è una società controllata dallo Stato o, meglio, è uno strumento dello Stato.
Per la realizzazione dei propri compiti di Alta Vigilanza sui lavori della SA-RC, l’ANAS ha impiegato, oltre a personale del proprio organico, lavoratori a progetto (altamente specializzati), selezionati da apposita commissione interna prima dell’inizio di ogni cantiere o macrolotto, rinnovando i loro contratti di volta in volta, in funzione della durata dei lavori.
I numerosi rinnovi contrattuali, l’inserimento dei lavoratori a progetto nell’organigramma aziendale, lo svolgimento di compiti ripetitivi e condivisi con personale interno all’azienda, la subordinazione ai vari responsabili di settore, l’orario a tempo pieno, l’uso di strumenti aziendali, la postazione fissa, l’assenza di rischi, l’assenza di risultato e altro ancora, hanno indotto alcuni di questi lavoratori a impugnare i contratti ritenendoli ILLEGGITTIMI.
Ebbene, l’ANAS, a scadenza contrattuale, solo ed esclusivamente a quei lavoratori che hanno intentato azioni legali contro l’Azienda, non ha rinnovato i contratti nonostante i lavori non siano ad oggi completati e i progetti interamente finanziati con soldi pubblici.
Vogliamo anche precisare che l’ANAS è una società per azioni che, in quanto equiparata a pubblica amministrazione (terribile equivoco giuridico), applica il blocco delle assunzioni e, nel contempo, opera come ente autonomo, ovvero in maniera fiduciaria, relativamente alla selezione e alla gestione del personale.
Ed è proprio nella perdita di questo rapporto di fiducia con il lavoratore, unico dato fornito a questo sindacato, che sarebbe da ricercare la motivazione dell’azienda circa i mancati rinnovi contrattuali, nonostante i progetti siano ancora in via di completamento.
Se si potesse rendere noto il numero di controversie in essere all’interno dell’ANAS che il personale, già assunto a tempo indeterminato, ha contro l’azienda stessa, si scoprirebbe che il ricorso all’azione legale è più frequente di quanto si voglia far credere.
La regola tuttavia non vale per tutti, a quanto pare, e la motivazione è da ricercare nelle differenti tipologie contrattuali; un contratto forte tutela il lavoratore da qualsiasi azione o comportamento discriminatorio da parte dell’azienda, lo stesso non avviene per un lavoratore che, a parità di lavoro e di dignità, non ha gli stessi diritti perché non ha lo stesso contratto.
Ecco perché, si può facilmente dare il benservito, con un’asettica ipocrisia in quanto, nelle lettere di licenziamento, l’ANAS ringrazia sia per l’impegno, le capacità e la professionalità ma anche per la disponibilità dimostrata da tutti questi soggetti; il tutto si completa con la sostituzione di questi lavoratori a progetto con altri lavoratori esterni (forse più malleabili) per ricoprire le stesse mansioni, per lo stesso progetto.
La riflessione che nasce da queste considerazioni è, a parere della FILT-CGIL, ancora più amara degli eventi stessi; se la politica del lavoro dell’ANAS è Questa e l’ANAS è uno strumento dello STATO, allora, sicuramente, le politiche del lavoro di questo STATO non funzionano perché non tutelano né il lavoro né i lavoratori o, perlomeno non tutti allo stesso modo.