di Gianluca Albanese (ph. Enzo Lacopo)
SIDERNO – “La collocazione politica deve andare di pari passo a una collocazione culturale, altrimenti e’ inutile dire quello che disse Prodi a Locri nel 2005 quando esclamò dal palco che non voleva i voti dei mafiosi e poi bastava guardare chi era con lui su quel palco. La maggioranza di centrosinistra che vinse le elezioni regionali nel 2006 non solo non sconfisse la mafia, ma ne fu pilotata. Esattamente come la maggioranza di centrodestra che vinse nel 2010. Ci vuole un sussulto di dignità e uno strumento di legge che combatte davvero la mafia e che non faccia antimafia da salotto. E questo è la legge Lazzati, che colpisce i sorvegliati speciali che fanno campagna elettorale e che previene lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose in quanto punisce solo i responsabili”.
Il giudice di Cassazione Romano De Grazia, presidente del Centro Studi Lazzati ed estensore della legge omonima, non ha tradito le aspettative, chiudendo il convegno che la sua associazione ha tenuto questa sera nel palazzo comunale di Siderno.
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De Grazia ha altresì anticipato che “Tra qualche giorno saremo a Oppido Mamertina, per stare accanto alla gente per bene che è vittima di quei quattro cialtroni che hanno fatto gettare fango sulla loro comunità. Non è giusto – ha aggiunto De Grazia – criminalizzare un intero paese e non è giusto che alcuni colleghi buttino schizzi di fango per guadagnare qualche applauso in più”.
Il convegno su politica, legalità e sviluppo degli enti locali e’ stato aperto dalla sua promotrice e referente del centro studi Lazzati per la provincia reggina Maria Grazia Messineo,
La giovane ha aperto con un appassionato ricordo di Paolo Piacente, militante del centro studi Lazzati, scomparso qualche giorno fa nel rogo di una fabbrica di materiale pirotecnico a Lamezia Terme. Ha ringraziato la delegazione di cittadini di Plati presenti e, a proposito della situazione politica sidernese ha detto che “I cittadini si possono risollevare da questo stato di cose solo se denunciano quello che non va, senza paura, nemmeno dell’isolamento. Non possiamo più sentire – ha proseguito – quello che ha detto un pentito in un’aula di tribunale, ovvero che i sindaci degli ultimi 50 anni sono stati eletti dalla ‘ndrangheta”. Il riferimento e’ a Giuseppe Costa che, a onor del vero, durante la deposizione al processo “Falsa Politica” ha escluso da questo novero Domenico Panetta.
La Messineo non ha risparmiato dure critiche ai partiti: “Hanno guardato – ha detto – ai voti e non ai volti e ai giovani hanno detto di non entrare nelle sezioni e, quando entrano, di non disturbare”.
Chiarissima l’allusione alle recenti vicende che hanno portato alla sua sospensione dall’attività del circolo del Pd sidernese, la Messineo ha incassato gli attestati di stima del sindaco di Rosarno Elisabetta Tripodi, intervenuta nel prosieguo del convegno che ha detto che “è giusto che i giovani facciano politica e, se necessario, sappiano sgomitare e alzare la voce” e del segretario regionale Ernesto Magorno, che l’ha definita “Una grande risorsa per il Pd calabrese, un quadro col quale ci confrontiamo spesso e volentieri”.
I leader di AssoComuni Giorgio Imperitura e Peppe Strangio hanno ribadito l’impegno dei sindaci locridei teso a proporre una radicale riforma delle legge che prevede lo scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose, mentre la responsabile per la provincia di Cosenza del Centro Studi Lazzati Natalia Branda, intervenuta così come l’altro dirigente del centro Damiano Vitteritti, ha compiuto un excursus storico sul fenomeno criminale della ndrangheta.
Molti i sindaci presenti, tra cui Rosario Rocca di Benestare e il suo omologo di Pizzo Calabro Gianluca Callipo che ha portato la propria testimonianza.
Poco prima delle venti ha fatto capolino anche Massimo Canale che ha affettuosamente salutato Magorno e alcuni militanti del Pd in sala.
Preceduto dall’intervento di Mario Congiusta, che ha fornito un nutrito incartamento necessario a inviare alla commissione parlamentare antimafia una proposta di legge tale da colmare quei vuoti legislativi che impediscono di avere giustizia “Perché io – ha spiegato – sono vittima della mafia e della mala politica che ha votato l’indulto ed è corresponsabile dell’omicidio di mio figlio”.
Congiusta ha strappato a Magorno la promessa che sia lui che fa parte della commissione antimafia, che gli altri parlamentari del Pd, con in testa il capogruppo alla Camera Speranza, valuteranno la proposta del padre coraggio sidernese.
Ma non solo. Nel suo intervento, caratterizzato da grande pragmatismo, il segretario regionale del Pd ha parlato più da sindaco di Diamante che da politico, invocando più volte l’osservanza dei principi di unità e rinnovamento contro chi tende sempre a dividere e a conservare posizioni di comodo.
Prima delle conclusioni di De Grazia, lo storico militante bianchese del Pci-Pds-Ds-Pd Aldo Canturi ha chiesto con insistenza la parola, nonostante non fosse stato aperto un vero e proprio dibattito. Ne è nato un breve battibecco con la Messineo che gli ha detto che aveva già detto ad altri che per questioni di tempo non era possibile dare la parola al pubblico e, provocatoriamente, gli ha detto di salutargli la segreteria provinciale del Pd con la quale i rapporti non sono, evidentemente, idilliaci.
Alla fine l’ha spuntata Canturi, che però ha tenuto a precisare di parlare a titolo personale e non in conto terzi, citando alcuni episodi chiave dei decenni passati, tra cui il ferimento del sindacalista sanluchese Giovanni Giorgi “Che si rifiutò di favorire un boss o di testimoniare al processo a suo favore” o la formazione di una lista civica a Siderno nel 1984 “Che vide – ha detto Canturi – l’ex sindaco Figliomeni primo degli eletti” o “l’interruzione di quel processo di rinascita civile e democratica a Plati’, paese nel quale fui candidato ed eletto”.
Insomma un bel tuffo nel passato quello di Canturi, che però è subito tornato sulla stretta attualità riprendendo un concetto espresso in precedenza da Giorgio Imperitura, ovvero quello dell’incandidabilita’ dei sindaci di consigli comunali sciolti per mafia “non come è successo – ha detto Canturi – a Sant’Ilario”.
Tra gli interventi, registriamo quelli del presidente della Commissione Straordinaria al vertice del Comune di Siderno Francesco Tarricone, che ha detto che «Sarebbe meglio evitare lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose e puntare sulla prevenzione, ma visto che ci sono occorrerebbero poteri e risorse straordinarie per i commissari, altrimenti senza i mezzi adeguati non si va da nessuna parte»; quello dei giovani Emanuele Sanci e Fabrizio Figliomeni della neonata consulta giovanile, che hanno anticipato che «A breve eleggeremo i nostri organi direttivi ma non un presidente, perché non è giusto accentare tutto su una persona. Ecco perchè – ha spiegato Figliomeni – eleggeremo tre portavoce, un segretario e un tesoriere, nulla più».
Il vice segretario regionale del Pd Nicola Irto ha prima parlato della sua esperienza di consigliere comunale a Reggio Calabria per spiegare che «Lo scioglimento dell’assemblea cittadina parte da molto lontano, dalla cattiva amministrazione ma anche dalle colpe dell’apparato burocratico», aggiungendo che «Nei comuni nei quali il consiglio è stato sciolto per mafia il Pd dovrà essere sempre presente con proprie liste e se non si trovano candidati in loco, dovranno mettere la faccia in prima persona in dirigenti del partito».